Due “uomini simili e diversi” come li definì il futuro Benedetto XVI. Due santi Pontefici che – ha sottolineato Papa Francesco – “hanno saputo guidare la Chiesa in tempi di grandi entusiasmi e però altrettanto di grandi domande e sfide”. Due sacerdoti prima chiamati a responsabilità diverse e poi allo stesso destino: pontefici dopo due conclavi consecutivi. Legati da un’amicizia discreta ma intensa, hanno avuto vite a tratti parallele, a tratti intrecciate, pronte a dare concretezza al vangelo servendo, specie nelle drammatiche vicende del loro tempo, non solo i cattolici. Un legame davvero singolare quello che unì Angelo Giuseppe Roncalli, poi Giovanni XXIII, e Giovanni Battista Montini, poi Paolo VI – bergamasco il primo, bresciano il secondo. Un legame stretto da tanti impegni del loro servizio, ma pure rafforzato da una sintonia sempre maggiore nella loro visione della Chiesa e della società. A documentarlo nel nuovo libro “Giovanni XXIII e Paolo VI. Due vite intrecciate” (Morcelliana) del saggista Marco Roncalli è una ricostruzione densa e accurata che poggia sui documenti e le voci degli ultimi testimoni. E cioè la corrispondenza tra i due (oltre duecento lettere ufficiali o private), i loro diari, appunti, taccuini, le memorie dei loro collaboratori più vicini, le tante tracce disseminate nelle tappe biografiche costellate di incontri, qui narrate e interpretate insieme per la prima volta. A partire dalle radici e dagli anni vissuti nelle terre d’origine, lungo i periodi della formazione, del lavoro diplomatico di Roncalli in Bulgaria, Turchia e Grecia, Francia, e di Montini in Segreteria di Stato. Quindi scandagliando l’impegno pastorale dell’uno a Venezia e dell’altro a Milano, sino all’elezione di Giovanni XXIII e all’avvio del Concilio Vaticano II. Di grande interesse anche l’analisi delle loro posizioni davanti al fascismo, poi, regnante Pio XII, delle loro azioni congiunte a favore della pace e in soccorso agli ebrei in fuga dalla persecuzione durante la seconda guerra mondiale, ma pure nel dopoguerra per scongiurare l’esecuzione di condannati a morte dal regime franchista. Altrettanto rilevanti le parti riguardanti il mondo del lavoro, la guerra fredda e l’avvio dell’ostpolitik, il loro contributo alla cultura, il rapporto con i collaboratori, il segretario Loris Francesco Capovilla, il confessore Alfredo Cavagna, mons. Angelo Dell’Acqua, le relazioni con altri amici comuni. Insomma –conclude la nota di presentazione – la vera storia dei due uomini che hanno dato vita ai due pontificati centrali del “secolo breve”, fondamentali per capire la Chiesa di oggi e l’operato dei loro successori.

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