Di Pietro Pompei
Il programma della Festa di San Benedetto Martire
Giovedì 12 Ottobre
Ore 18,00 Santa Messa
Ore 21,00 Concerto di Musica Classica con la m° Maria Gabriella Castiglione, pianista solista che mescola repertori classici e contemporanei
Venerdì 13 Ottobre
Ore 08,00 Santa Messa
Ore 10,00 Santa Messa e festa Nonni e nipoti
Ore 10,45 Caccia al tesoro coi nonni
Ore 15.45 Processione partendo dalla Basilica Cattedrale “Santa Maria della Marina” passando per le seguenti vie: Via Pizzi, Via Gramsci, Viale Secondo Moretti, Via XX Settembre, Via Fileni , Via Voltattorni, Piazza Sacconi e giungerà alla Chiesa Abaziale di San Benedetto Martire.
Ore 17,00 Piazza B. Piacentini: Solenne Concelebrazione presieduta dal Vescovo Mons. Carlo Bresciani Riconsegna della chiave della città al Santo Patrono da parte del Sindaco al termine: Benedizione della Città presso piazza G. Sacconi sotto il Torrione
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Mentre ci accingiamo a celebrare la festa del nostro Santo Patrono Benedetto Martire in questo anno così caotico e turbolento, sia per le inusuali condizioni atmosferiche che stanno mettendo in pericolo il nostro habitat, sia per la violenza dei rapporti sociali che stanno rovinando tutti i valori faticosamente difesi in passato e sia il comportamento religioso conseguente una radicale crisi delle istituzioni connaturali all’esistenza umana come la famiglia, non lasciamo cadere nel dimenticatoio “l’esortazione Apostolica: Laudate Deum” di Papa Francesco come cosa che non ci riguardi. Da tali comportamenti c’è da vergognarsi di presentarsi con il nome di un Santo e celebrare manifestazioni di affidamento per ottenerne la protezione.
“Nel nostro mondo, la fede e la saggezza bibliche ed evangeliche sono veramente poco conosciute e ancora poco vissute. L’arroganza dello scientismo e la logica del profitto, con il loro impatto disastroso sulla relazione con l’ambiente e con le persone, le hanno eclissate”. La lettura dell’Esortazione “ permette di affrontare la sfida ecologica con un altro sguardo; di percepire il combattimento spirituale sottostante; di scoprire le armi adatte per combattere. In questo modo il disegno di Dio sulla Creazione potrà realizzarsi, infine, non malgrado l’uomo, ma grazie alla sua cooperazione amorosa e filiale”. ( Davide Sali)
Sembra di essere tornati ad un paganesimo devastante. Il filosofo Seneca, nonché precettore dell’imperatore Nerone, nel suo “De ira,II, 8” così scriveva: “Tutto è pieno di delitti e di vizi, se ne commettono tanti che è impossibile frenarli. Si lotta in una strana e ingente guerra di iniquità: ogni giorno è più grande il desiderio di peccare, e ogni giorno diventa minore la verecondia. Scacciato il rispetto del meglio, ognuno fa come la passione gli suggerisce; né i delitti si compiono più di nascosto, ma sono palesi a tutti…L’innocenza non solo è rara, ma è nulla”. Basta ascoltare uno dei tanti TG giornalieri, per ritrovare situazioni similari.
C’è da chiedersi come mai nel corso di tre secoli, nonostante le feroci opposizioni e persecuzioni il numero dei cristiani è stato in continuo aumento, mentre oggi si assiste ad un risucchio disarmante?
Ma siamo sicuri di conoscere bene la Chiesa se continuiamo a preoccuparci del numero dei frequentatori dei nostri edifici religiosi?
Il cattolico che desidera conoscere sempre meglio il valore della sua appartenenza alla Chiesa, carattere specifico della sua vita religiosa, giunge naturalmente a porsi il problema di cosa rappresenti la Chiesa nel corso attuale della storia. È un’opera divina oppure frutto dell’intuizione di un uomo, sia pure Santo o geniale? È un fenomeno che supera le civiltà di tutti i tempi, oppure qualcosa di transeunte, legato a una data civiltà o ad una data cultura? È una realtà casuale, una delle tante realtà transitorie della storia del mondo, oppure è la realizzazione di un disegno eterno di Dio? In una parola è una società umana soltanto o e anche una società divina?
Sono domande che ci poniamo e che esigono una risposta. E la risposta verrà luminosa come la luce del sole: La Chiesa è divina come è divino il suo Fondatore. Ce lo testimonia la sua stessa esistenza e operosità nella storia. Essa è Cristo diffuso e comunicato nel mondo. Allora, come diceva Romano Guardini. “Facciamo ridestare la Chiesa nelle nostre anime! (dall’Enciclica Moderna del Cristianesimo-1959-Edizioni Paoline)
Questa certezza avevano i Cristiani dei primi tre secoli, la stessa che ebbe il nostro Benedetto per rifiutare tutte le offerte che gli avrebbero fatta salva la vita. Ed un uomo come questo di cui noi celebriamo il “dies natalis” cioè la nascita nell’eternità, è attento e sicuramente protegge quanti chiedono il suo aiuto.
Negli anni 303-305 si abbatté sull’impero romano l’ultima grande ondata di persecuzioni. Diocleziano che aveva impostato tutta la sua politica sulla restaurazione dell’impero pagano, vedeva nei cristiani un grandissimo ostacolo. I primi ad essere in pericolo furono i soldati cristiani, poiché di fronte alle minacce che l’impero riceveva ai confini, si vide nel Cristianesimo, una religione che disgregava l’efficienza degli eserciti.
La morte del soldato Benedetto va datata in questi anni e stante la parziale epigrafe posta sulla tomba e ricostruita dall’esperto sacerdote Michettoni, avvenne il 13 ottobre 304 d.C. Da immemorabile tempo la festa del Santo Patrono della città di S.Benedetto del Tronto, si è celebrata in questa data. Solo dopo la traslazione delle reliquie, avvenuta il 12 giugno 1679, le feste furono due; poi furono unite nel sabato precedente l’ultima domenica di maggio. Da alcuni anni è stata riportata al 13 ottobre.
Una tradizione che ha origine da quei secoli violenti, ci dice che Benedetto, soldato romano di stanza nell’antichissima, vicina, città di Cupra, non volendo fare sacrifici al “dio imperatore”, accettò il martirio. ( Nel martirio cristiano si tratta della volenterosa accettazione per fede della morte stessa e non semplicemente subire. R. Rahner). Fu decapitato sul ponte posto sul torrente Menocchia e il suo corpo e il capo furono gettati con disprezzo nelle acque sottostanti che, fattesi improvvisamente agitate, li riversarono nel vicino mare Adriatico. Da qui furono sospinti verso riva nei pressi di un promontorio, dove furono pietosamente ricomposti e sepolti. Sulla tomba , dopo l’editto di Costantino del 313, fu costruito un Oratorio. Il florilegio di fatti straordinari che furono aggiunti a questa morte, fu raffigurato in sei dipinti e questi, a loro volta, conservati nella primitiva Pieve, costruita vicino all’Oratorio del Santo e già esistente prima dell’anno Mille.. Di queste raffigurazioni abbiamo una minuziosa descrizione da parte del pievano Polidori vissuto tra il XVII e il XVIII secolo, in un cartolario d’archivio non più ritrovato. Oggi possono essere visitate nel cortile parrocchiale, riprodotte in maioliche ed esposte presso l’Oratorio,:opera del pittore Francesco Pompei.
Talvolta il nostro Santo è stato confuso con il S.Benedetto da Norcia, riproponendo una superata teoria dell’esistenza di un monastero benedettino sul nostro promontorio. Nulla di più errato. Non vi è traccia di questo possesso nel “Chronicon Farfense”.
Purtroppo l’alone della leggenda stava prendendo il sopravvento, anche per un intervento della Sacra Congregazione dei Riti che per mettere un certo ordine nel calendario della Chiesa, proibiva il culto di quei Santi non documentati nel Martirologio romano; il nome di Benedetto non risultava. Se andiamo in cerca di miracoli, fu provvidenziale quel rifiuto per rinverdire un culto che si espresse anche in testimonianze e in ricerche documentarie tali da indurre le Autorità a ripristinare l’antica venerazione. Le reliquie del Santo, messe in una pregiata urna, furono poste alla venerazione del popolo.
Anche la scienza, nelle celebrazioni dei 1700 anni dal “dies natalis” ci è venuta in soccorso, affermando che quelle ossa andavano datate a circa 1700 anni prima. Lo studio è stato portato avanti dall’équipe del Centro di Radiodatazione dell’Università di Lecce, guidata dal professore Lucio Calcagnile, e composta dall’ingegnere dottor Gianluca Quarta, dalla biologa dottoressa Marisa d’Elia e dall’archeologa dottoressa Ida Tiberi. La Radiodatazione al Carbonio 14 è stata esposta in un Convegno storico-scientifico.
E’ stata premiata la fede millenaria di un popolo che si è sempre ritrovato intorno a quel sepolcro e che ha visto nell’esempio del Martire, un invito a seguire Gesù nelle sofferenze della vita. In questo anno il nostro Santo, protettore ed eponimo, ci invita “a far ridestare la Chiesa nelle nostre anime”.
Occorre aggiungere che la devozione verso il nostro Santo Martire ha seguito i nostri emigrati in Argentina e grazie a loro, nella città di Mar del Plata è stata costruita una chiesa a Lui intitolata e dove è stata posta una statua, copia dell’originale, donata dalla Comunità Sambenedettese.
Tornando all’esortazione Apostolica [Laudate Deum] va detto che è scritta in modo semplice e piano e si rivolge a tutti. E questo è un pregio.
Di questo parere è il Nobel per la Fisica, professor Giorgio Parisi, intervenuto in apertura della presentazione, il quale ha espresso il suo apprezzamento per un documento che considera quanto mai “necessario”. Convinto, come il Pontefice, che siano i più deboli a soffrire molto di più di altri degli effetti del cambiamento climatico, l’accademico si compiace di come il Papa sottolinei l’urgenza di un coinvolgimento globale e di procedere in maniera equa e solidale: “Bloccare il fenomeno con successo richiede uno sforzo mostruoso da parte di tutti”, afferma Parisi. Insiste sull’importanza che si attui un “trasferimento massiccio di risorse dai Paesi più avanzati a quelli meno ricchi”. A questo proposito, porta ad esempio quello dell’Africa: “Non ci possiamo aspettare che abbiano le popolazioni africane le risorse per costruire i pannelli fotovoltaici. Ci vuole un piano mondiale per poter portare fonti di energia rinnovabile in quelle regioni”. Inoltre, pone l’accento sul bisogno di migliorare l’ambito educativo, specie la formazione femminile, in queste latitudini. Da lì, del resto, si crea la consapevolezza che la tutela ambientale è una questione collettiva imprescindibile. Il “punto di rottura” a cui, secondo il Papa ci stiamo inesorabilmente avvicinando, il professore lo individua nel “conflitto armato con la Russia, e in quello economico con la Cina”. Il concetto rimarcato dal Nobel è che “una umanità solidale è difficile se ci sono le guerre“.