“Una grande consolazione per l’Africa, un’occasione unica per far sentire la propria voce”. Così mons. Andrew Nkea Fuanya, arcivescovo di Bamenda (Camerun), membro del Consiglio Ordinario, ha definito il Sinodo sulla sinodalità, in corso in Aula Paolo VI fino al 29 ottobre . “In Africa – ha detto – abbiamo tanti problemi e a volte ci sentiamo abbandonati, isolati. Unirci alla Chiesa universale, sederci allo stesso tavolo, pregare per i problemi che devastano l’Africa, soprattutto nei Paesi colpiti dalla guerra, è per noi una grande consolazione: il Sinodo è una possibilità, per l’Africa, di far sentire la propria voce. Sentiamo l’unità che tiene insieme la Chiesa e possiamo esprimerci liberamente e con gioia”. “Abbiamo appreso da quello che avviene negli altri continenti, dobbiamo essere tutti per la pace”, ha concluso il vescovo: “la guerra non può mai essere una soluzione. Siamo figli di Dio uniti che credono nella pace e operano per la pace. La sinodalità fa parte della comunità africana: facciamo sempre le cose come una famiglia e consultiamo tutti nell’ambito della famiglia. Crediamo molto nelle comunità di base, perché lì ognuno è in grado di esprimersi”. Ai Circoli Minori di stamattina, ha riferito Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede e presidente della Commissione per l’informazione, hanno partecipato 343 persone. Oggi pomeriggio il pellegrinaggio a San Sebastiano, per visitare le catacombe dove secondo la tradizione sono custodite le spoglie di San Pietro e San Paolo e fare tappa anche nelle catacombe di San Callisto e Santa Domitilla. Alle 18.30 la preghiera comune. Domattina, dopo la Messa nella basilica di San Pietro presieduta dal cardinale Ambongo, inizierà la terza parte dei lavori del Sinodo, dedicata alla parte B2 dell’Instrumentum laboris.
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