DIOCESI – Quale sia il rapporto tra democrazia e povertà, quanto contino i comportamenti dei singoli e quanto le politiche comunitarie, quale sia l’attuale situazione di riscaldamento globale, cosa si intenda per transizione ecologica, cosa significhi l’espressione ecologia integrale, come ricostruire un’alleanza intergenerazionale e tra fasce diverse della società, come sviluppare una consapevolezza collettiva, cosa significhi concretamente creare legami per un’amicizia sociale, quanto una corretta comunicazione aiuti la presa in carico di responsabilità e impegno, quanto siano profetiche l’enciclica “Laudato si’” e l’esortazione apostolica “Laudate Deum” di papa Francesco e come possa essere utile la loro lettura per costruire tutti insieme – cittadini e amministratori – un presente dignitoso e un futuro di pace attraverso lo sviluppo di una economia sostenibile, che faccia vivere l’uomo in armonia con se stesso, con gli altri e con l’ambiente. Sono queste solo alcune delle riflessioni più importanti emerse durante il quarto incontro del progetto “Lavoriamo insieme per il bene comune” organizzato dalla Scuola di Formazione Socio-Politica delle Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e di Ascoli Piceno, guidate rispettivamente dai vescovi Mons. Carlo Bresciani e Mons. Giampiero Palmieri.
L’evento, che si è tenuto sabato 14 ottobre, dalle ore 15:30 alle ore 18:30, presso il Teatro San Filippo Neri di San Benedetto del Tronto, ha registrato la partecipazione di due illustri relatori: il dott. Massimo Pallottino, referente Area Internazionale di Caritas italiana e il prof. Roberto Mancini, docente di Filosofia presso l’Università di Macerata. Presenti anche Fernando Palestini, direttore dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali, che ha moderato l’incontro, e Franco Veccia, direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale, del Lavoro e della Cura del Creato, che ha coordinato i tavoli sinodali. Tra gli uditori presenti anche il vescovo diocesano Mons. Carlo Bresciani ed alcuni amministratori del Comune di San Benedetto del Tronto: il vicesindaco Tonino Capriotti, l’assessore Domenico Pellei e la consigliera Sabrina Merli.
La prima parte dell’incontro è stata affidata alle riflessioni del dott. Pallottino, il quale ha dichiarato: “La prima cosa da cui partire è l’osservazione della realtà, per poter così governare il cambiamento. Se lo facciamo, ci rendiamo conto che il vero problema non è mai l’emergenza in sé, anche perché molti fenomeni che vengono definiti come tali, tali non lo sono. Pensiamo, ad esempio, ai migranti: si parla di emergenza, ma ormai dura da anni! Il problema vero dunque è la gestione dei cambiamenti. C’è una pressoché diffusa incapacità delle nostre società di risolvere i problemi. Questo avviene perché non si prendono in considerazione le ragioni di alcuni fenomeni e non si riesce quindi a contrastarli né tantomeno a governarli”.
Il prof. Pallottino ha poi proseguito, facendo una breve sintesi dei fatti principali riportati da papa Francesco nella “Laudate Deum”: “prima di tutto il fatto che aumenti costantemente la concentrazione di CO2 nell’atmosfera e che di questo aumento sia responsabile primariamente l’attività umana; questo aumento inoltre è correlato direttamente all’aumento della temperatura terrestre e dunque alle sue conseguenze per il genere umano; gli scienziati, nel rivalutare la situazione ecologica, tendono a pensare che i processi di riscaldamento globale siano più veloci di quanto previsto nelle precedenti valutazioni; i paesi stanno prendendo consapevolezza di quanto avviene e stanno prendendo anche qualche misura, che però non è ancora sufficiente, in quanto si fa molta fatica soprattutto a mettere in discussione alcuni fondamentali del nostro sistema. In altre parole la transizione ecologica si dimostra politicamente difficile e i costi maggiori di questo transizione sono pagati dalle fasce sociali più fragili e vulnerabili, sia perché la transizione non è accompagnata, sia perché alcune politiche sono sbilanciate proprio in questa direzione”.
“La chiamata di papa Francesco dunque – ha concluso il dott. Pallottino – è una chiamata alla carità, a farsi prossimo. Un fatto questo che ha implicazioni concrete! Papa Francesco ha voluto trattare questo tema per ravvivare l’attenzione sull’argomento, sottolineando come il cambiamento – se avverrà – non giungerà dalla tecnica, bensì attraverso la fraternità concreta, che cammina con i passi di questo mondo“.
È stata poi la volta del prof. Mancini che ha affermato: “Siamo chiamati ad imparare un altro modo di abitare il mondo e a pensare che questo non solo è possibile, ma anche necessario. Certamente questo cambiamento non avverrà da solo. Dovremo sostenerlo noi attraverso le istituzioni civili, come le Scuole e i Comuni, e quelle religiose, come le Diocesi. Se non faremo questo, andremo verso l’autodistruzione. Perché le società del passato si sono autodistrutte? Per due motivi: o hanno risposto con soluzioni vecchie a problemi nuovi oppure hanno avuto un distacco dalla natura. Noi dobbiamo evitare entrambe le situazioni, se non vogliamo giungere all’autodistruzione”.
Il docente ha poi proseguito il suo intervento esaminando una serie di termini utilizzati impropriamente, come crisi, crescita o inclusione, che ci danno un’erronea rappresentazione della realtà; ha quindi invitato i presenti a sostituirli con parole più adatte, come trappola, armonia e reciprocità, termini che rendono meglio l’idea che si vuole trasmettere e che stimolano chi le ascolta ad una presa di coscienza maggiore.
“Negli anni – ha concluso il prof. Mancini – tra la vita e il potere, abbiamo scelto il potere. Lo ha fatto anche il Cristianesimo con l’inquisizione e le crociate e ci siamo quindi affidati ad un Dio onnipotente, che avesse il potere di fare ogni cosa. Abbiamo alterato anche l’immagine di Dio! In questo momento storico, allora, siamo chiamati ad una conversione di civiltà, ovvero a tornare a quel bivio, provando a scegliere la vita anziché il potere, provando a scegliere la relazione. Dobbiamo avere il coraggio di dire che il capitalismo è un sistema di potere che uccide, è un’economia che uccide e, come tale, è inconciliabile con il Cristianesimo. Va dunque superato! E dobbiamo trovare un altro cammino da fare”.
Dopo aver ascoltato gli interventi degli illustri ed illuminati relatori, gli uditori sono stati divisi in due gruppi, così da formare due tavoli di lavoro secondo lo stile sinodale, nei quali si è discusso delle buone pratiche da seguire per poter concretamente iniziare questa conversione di civiltà. Al termine dei lavori i due facilitatori, che hanno guidato e moderato il dialogo all’interno dei gruppi di lavoro, Franco Veccia e Benedetta Capriotti, hanno fatto una sintesi di quanto emerso durante la discussione e hanno affidato ai due relatori la conclusione di lavori.
“Nell’epoca in cui siamo – ha detto il dott. Pallottino –, che papa Francesco ha definito un cambiamento di epoca e non un’epoca di cambiamento, la vera sfida è porsi domande nuove. In questo senso sono molto significative le due parole d’ordine che avete individuato, ovvero responsabilità e comunicazione che sono profondamente legate fra loro. Per quanto riguarda la prima, siamo chiamati a concepire il fatto che questo mondo è roba nostra, di tutti! Siamo quindi stimolati ad avere comportamenti coerenti con questa presa di coscienza. Per quanto riguarda il secondo aspetto, spesso i temi sono trattati con narrazioni stereotipate e con termini errati: in particolare trattiamo come problemi o variabili, fenomeni che sono lì già da tempo. Siamo allora sollecitati ad utilizzare una comunicazione corretta che favorisca la responsabilità, la presa in carico delle cose. Questa è la sfida: come la comunicazione possa aiutare a costruire una consapevolezza comune“.
Dello stesso avviso anche il prof. Mancini, il quale ha concluso: “Se questo è un cammino, si richiede il riconoscimento di una direzione, in un momento in cui nessuno vede la strada. È chiaro che oggi salva il mondo chi riapre una direzione. E noi più che un problema di sostenibilità abbiamo un problema di salvezza. Quando nella storia l’umanità è andata avanti, è avvenuto sempre perché qualcuno ha aperto una strada nuova dove nessuno la vedeva. Pensiamo a Francesco d’Assisi o a Ghandi, che hanno aperto strade inesplorate che poi sono state percorse da tanti altri. Quando ci troviamo in situazioni difficili, chiediamoci: ‘È davvero impossibile perseguire la giustizia o forse siamo noi che ci siamo addormentati, come hanno fatto gli apostoli nel Giardino degli Ulivi?’ Siamo chiamati ad uscire dal deserto dell’individualismo, che è illusorio, per andare verso un noi aperto, non bellico contro qualcuno, bensì ospitale verso tutti, che accolga la natura e gli uomini. Le persone, infatti, non crescono nell’io, bensì nelle comunità, a condizione però che siano comunità aperte all’altro. Papa Francesco parla di amicizia sociale. Ovviamente questo va imparato! È decisivo dunque che ci siano percorsi educativi rivolti ai giovani e percorsi per gli adulti che non possono certamente essere definiti educativi, bensì di conoscenza e di motivazione. Due sono le condizioni affinché questo avvenga con efficacia: la preparazione di figure di riferimento, che abbiamo capacità di incidere, e l’avere una fonte che ci dia energia lungo il cammino. Se non abbiamo una sorgente di energia, ci stanchiamo, ci scoraggiamo. Ma noi possiamo contare su una fonte inesauribile: Dio”.
Molto soddisfatti gli organizzatori dell’evento. Franco Veccia dichiara: “Negli interessanti e qualificati lavori di gruppo, dove erano presenti amministratori comunali, rappresentanti di associazioni, sindacati ed insegnanti, si sono individuati percorsi condivisi per essere protagonisti fecondi nel cammino della conversione ecologica. Nell’ attuare il metodo del prendersi cura, quello di valorizzare le relazioni e i beni comuni, creando reti comunitarie ed attivando una partecipazione democratica, si è condivisa l’ idea di un Progetto Pilota Educativo con i giovani del territorio, dove poter lavorare insieme sulle tematiche dell’ Ecologia Integrale. Da questi gesti ed iniziative, partendo da noi, possiamo compiere la conversione ecologica del nostro rapporto con il Creato, affinché non lo consideriamo più come oggetto da sfruttare, ma al contrario lo custodiamo come dono sacro del Creatore”.
Dello stesso avviso Fernando Palestini: “Ringrazio il parroco don Gianni Croci che ci ha ospitato e gli ospiti che ci hanno dato dei grossi punti di lettura: attraverso l’analisi dei dati fornita dal dott. Pallottino e gli spunti di riflessione stimolati dal prof. Mancini, abbiamo compreso che, se non invertiamo la rotta, andremo davvero verso l’autodistruzione. Nonostante le premesse non siano state incoraggianti, tuttavia i due relatori ci hanno dato dei grandi stimoli per cambiare passo: avere cura del creato, ma anche delle relazioni; non siamo isole distanti le une dalle altre, bensì siamo tutti in cammino. Acquisire questa consapevolezza comporta anche delle scelte concrete che vanno oltre il consumismo, oltre la competizione a tutti i costi, verso la ricerca e il perseguimento di un bene comune che salvaguardi tutti, i più ricchi e soprattutto i più poveri, ovvero quelli che ne risentono di più. Solo se riusciremo a ristabilire un’alleanza tra le generazioni (giovani e adulti), tra gli strati della società (ricchi e poveri), tra le persone, tutte (locali e migranti), insieme sarà possibile ricercare un bene realmente condiviso. È l’unica strada. Non possiamo permettere infatti che aumenti ancora il divario tra il nord e il sud del mondo e non possiamo permetterci di lasciare ai nostri nipoti un mondo in cui non tutti possono avere una vita dignitosa”.
Presente tra il pubblico anche don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità di Capodarco, il quale ha dichiarato ai nostri microfoni: “La mia partecipazione al tavolo sinodale è in perfetta sintonia con le conclusioni dei relatori. La crisi ecologica che i giovani dovranno affrontare si dovrà basare su una ricerca di spiritualità che aiuti i giovani a rintracciare la presenza di Dio nella storia, attraverso il rinnovamento delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Tra tutte la più importante per me è la speranza, che anima la fede di ciascuno, soprattutto dei giovani, con la forza dei doni dello Spirito Santo a cui chiediamo di rinnovare la faccia della terra!”.
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