Di Roberta Pumpo
Roma capitale del narcotraffico con zone di spaccio spudorato, il consumo di stupefacenti in costante aumento e l’Mdma-ecstasy la “droga epidemica tra giovanissimi”. Sembrerebbero titoli sensazionalistici, ma è la cruda realtà emersa dal convegno “Giovani e droga a Roma” organizzato dalla diocesi, nell’aula magna del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre. Spaccato di una piaga sociale che fa affiorare il vuoto di senso che vivono i giovani, i quali credono di trovare in uno spinello la carica necessaria per affrontare la giornata di scuola, o in una pasticca la spinta utile per sentirsi leader del gruppo in discoteca.
Giovani con i quali ilprofessor Fabio Cannatà, dirigente scolastico dell’istituto superiore Ambrosoli di Centocelle, si relaziona tutti i giorni. Ha lavorato a Tor Bella Monaca, a San Basilio, quartieri noti per lo spaccio. Eppure dice che ciò che tutte le mattine lo stupisce a Centocelle “è vedere spudoratamente girare le sostanze già alle 7.15 del mattino” quando esce dalla metropolitana. Per il preside bisogna colmare quei “vuoti di senso” che i ragazzi avvertono e che le organizzazioni criminali sono pronte a riempire con le loro sostanze. Vorrebbe che “i giovani avessero un altro luogo dove poter trascorrere le ore pomeridiane – ha affermato -. Un luogo che dialoghi con la scuola e che a casa i genitori si sentano supportati”. Se avesse più personale ausiliario a disposizione vorrebbe anche una “scuola aperta fino al tardo pomeriggio” per offrire un’alternativa alla piazza perché “nessuno può farcela da solo”.
Della mancanza di luoghi di aggregazione ha parlato anche don Antonio Coluccia, vice parroco di San Filippo Apostolo, da anni impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata.
“A Roma – ha affermato – il narcotraffico è qualcosa di spaventoso. Per questo sono tante le piazze di spaccio, specie dove ci sono sacche di povertà abbandonate dallo Stato. Persone che non hanno nulla e che sono completamente assoggettate alle organizzazioni criminali. Mancano le alternative, manca una cultura della bellezza”.
Passiamo ai dati forniti da Antonio Bolognese, dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Roma e Provincia, responsabile scientifico del gruppo multidisciplinare di lavoro per la prevenzione, valutazione e divulgazione delle conseguenze prodotte dalla dipendenza di sostanze psicotrope. Il trend di consumo di sostanze che provocano dipendenze tra i giovani è “drammaticamente aumentato”, ha affermato analizzando i dati della relazione annuale presentata a giugno al Parlamento dal dipartimento delle politiche antidroga.
Tra il 2021 e il 2022, l’uso di cannabis nella fascia d’età tra i 15 e i 19 anni è aumentata dal 18,7 al 27,9%. Gli esperti stanno avviando una campagna di sensibilizzazione anche tra gli alunni delle 4° e 5° elementari. “Le organizzazioni che vogliono creare dipendenze si rivolgono a una fascia d’età sempre più giovane”, ha spiegato prima di sfatare i falsi miti sorti intorno ai cannabinoidi. Nell’incontro, moderato dalla giornalista Rai Francesca Ronchin, Bolognese ha infatti affermato che a differenza di quanto si pensi fanno parte delle droghe pesanti (rispetto agli anni ‘90 il livello del principio attivo Thc è cresciuto dal 3-5% al 20-25%), creano dipendenze e disturbi della personalità, compromettono la salute, anche quella mentale. Oltre a fumare gli spinelli i giovani fanno uso di pasticche. “A Roma l’Mdma-ecstasy è una droga epidemica tra giovanissimi”, ha rivelato Alessandro Vento, psichiatra dell’Asl Roma 2 e responsabile dell’osservatorio sulle dipendenze. Una droga, questa, che crea danni gravissimi e irreversibili sulla salute e solo se “la rete scientifica si associa con la scuola e la diocesi è possibile fare un grande lavoro di prevenzione”.
Il convegno è servito per “mettersi in ascolto di una situazione che conoscevamo per sommi capi – ha detto al termine dell’incontro il vescovo vicegerente Baldo Reina della diocesi di Roma -. La risposta della diocesi di Roma non è una risposta magica ma di attenzione a quello che accade intorno a noi”.
“Insisteremo sulla prevenzione, chiederemo ai nostri oratori e aggregazioni giovanili di fare in modo che i dati circolino perché i giovani hanno il diritto di crescere sani e di sapere cosa accade quando fumano uno spinello”.
Un primo passo è stato fatto già ieri, lunedì 16 ottobre. I promotori del convegno si sono incontrati per stabilire le attività da mettere in campo coinvolgendo “i prefetti di settore, i parroci, i formatori, le associazioni sportive – ha concluso il vescovo -. È l’inizio di un cammino che ci auspichiamo sia proficuo”. All’incontro, svoltosi nell’aula magna del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, hanno partecipato anche i vescovi ausiliari Benoni Ambarus, Dario Gervasi e Daniele Libanori. In quattro aule del dipartimento erano stati allestiti quattro stand informativi sulle attività operative già presenti sul territorio. Come la campagna di peer education, ossia educazione tra pari, promossa nei circoli sportivi e nelle scuole dal gruppo di lavoro scientifico dedicato alla prevenzione, alla valutazione e alla divulgazione delle conseguenze dell’uso della cannabis sulla salute mentale dei giovani. Statistiche e dati forniti ai giovani da altri giovani, loro pari appunto, con un linguaggio semplice e diretto. Anche perché i ragazzi vogliono essere più coinvolti e motivati. Lo ha detto Andrea, 19 anni, studente di un liceo musicale romano, il quale ha lamentato la mancanza di coinvolgimento a scuola: “I professori non sempre ci motivano o si preoccupano di destare il nostro interesse”.