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A San Benedetto del Tronto l’incontro di 500 senegalesi, intervista al segretario Aisam Gora Diop Mboup

Di Ana Fron

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nel territorio italiano c’è una forbita comunità senegalese; al 1° gennaio 2022 se ne contano 100.250 in tutta l’Italia e 3136 nelle Marche (dati dal Rapporto del 2022 sulla Comunità senegalese in Italia – Ministero del Lavoro e delle politiche sociali).

La maggior parte dei senegalesi abita in Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna, nelle Marche solo il 3,0% del totale. Nonostante sia un popolo francofono per il passato di colonia, la maggior parte dei senegalesi si trova in Italia, poi in ordine numerico decrescente, in Francia e al terzo posto in Spagna. Per quello che riguarda il lavoro, molti di loro non hanno una qualifica, dunque i lavoratori si inseriscono in ambienti come quello domestico, edile, ricettivo e agricolo.

Gli immigrati solitamente vivono condizioni di fragilità e di precarietà lavorativa, con il conseguente rischio di arrivare a forme di sfruttamento. Data tale necessità, gli stranieri ed in modo particolare i senegalesi, hanno imparato nel tempo a farsi aiutare dai sindacati, per una serie di problematiche che passano dal lavoro a pratiche amministrative. Infatti, la loro partecipazione sindacale è molto alta in Italia, arrivando nel 2021 ad un numero di iscritti di un milione e 188 mila, ovvero il 52,7% degli occupati stranieri di età superiore ai 15 anni” (dati dal Rapporto del 2022 sulla Comunità senegalese in Italia – Ministero del Lavoro e delle politiche sociali).

La popolazione senegalese della diaspora si distingue da altre popolazioni per la sua esigenza di vivere l’associazionismo; in Italia si contano ben 78 associazioni. Le finalità sono, di integrazione, di valorizzazione della cultura di origine, della tutela legale e della formazione in genere.

Una delle associazioni si è riunita sabato 7 ottobre 2023 al Palariviera di San Benedetto del Tronto. Si tratta dell’associazione dei Layene. I Layene si riuniscono ogni anno in una delle località italiane per omaggiare Cherif Ousseynou Lahi, un capo spirituale musulmano, che ha lasciato ai fedeli dopo la sua scomparsa un’eredità profonda, non solo religiosa ma di pace, di rispetto e di accettazione del prossimo.

In quest’occasione si sono radunati all’incirca 500 partecipanti; senegalesi della diaspora italiana e non, che hanno pregato insieme e hanno condiviso momenti personali di vita.

Alla manifestazione ha partecipato come ospite locale il sindaco Spazzafumo, che ha voluto onorare con la sua presenza il capo spirituale Serigne Cheikh Mbacke Lahi, arrivato per l’occasione dal Senegal.

Per capire qualcosa in più sulla specificità di quest’incontro, il presidente dell’Associazione Layene, Limamoulaye Diagne residente a Martinsicuro, mi ha messo in contatto con il segretario generale, Aisam Gora Diop Mboup di San Benedetto del Tronto, il quale mi ha spiegato alcune particolarità culturali.

Gora, chi sono le persone che fanno parte dell’Associazione Layene?
Sono senegalesi provenienti da una zona vicino Dakar e che oggi vivono all’estero, in Italia ed in altre parti del mondo; musulmani devoti al capo spirituale Cherif Ousseynou Lahi.

Siete ben organizzati. Oggi un numero grande di persone si sono incontrate per pregare e per condividere momenti di comunità. Come riuscite a radunare tante persone?
L’organizzazione è impegnativa, dato il numero grande di partecipanti ma riunirli non è difficile. Ci raccogliamo per pregare insieme con spirito pacifico e di fratellanza. Inoltre, i senegalesi della diaspora amano incontrarsi; vogliono tramandare alle nuove generazioni di figli nati e cresciuti in Italia o altrove all’estero, la propria cultura. Desideriamo trasmettere loro i nostri usi e costumi, sperando che comprendano chi sono e acquisiscano un senso di appartenenza.

A proposito di usi e costumi, ho visto nel momento conviviale la gente vestita di abiti sgargianti multicolori, mentre nel momento di preghiera indossare abiti bianchi. Quale significato hanno queste vesti?
Gli abiti multicolori sono tipici della festa. Noi amiamo i colori accessi, che rappresentano il sole, la gioia, il calore umano e la nostra vitalità, invece per la preghiera mettiamo abiti bianchi, colore simbolo di purezza d’animo.

Riunirsi e festeggiare come foste a casa, in Senegal; perché la casa, sappiamo tutti, che non è solo una questione di ambiente materiale, ma soprattutto di persone. Ti ritrovi in questa visione?
Quando non riesco andare in Senegal mi dà sollievo incontrare i parenti e gli amici altrove, costruire un rapporto tra i miei figli e gli altri senegalesi, come in questa occasione, per esempio.

Ho notato nel gruppo persone di varie età; possiamo definirlo un incontro generazionale, oltre che familiare?
È molto importante per noi l’incontro con gli anziani. Vedere parte della famiglia è fondamentale ma, in queste occasioni possiamo anche beneficiare di consigli dei nostri vecchi. Loro sono i nostri saggi. Coloro che tramandano oralmente la nostra cultura e la saggezza.

E chissà quanto bisogno di essere consigliati bene abbiamo tutti noi. Possiamo imparare da questo popolo l’arte dell’unione. Unione tra persone e tra generazioni diverse. Quella unione che lavora per il bene comune. Possiamo apprendere da loro l’orgoglio per l’appartenenza, un bene primario per la vita.

Impariamo anche l’amore per la Festa, nonostante tutto.

Redazione: