“C’è troppa enfasi sulla questione del sacerdozio femminile”.
Lo ha detto Renée Ryan, professoressa proveniente dall’Oceania, rispondendo alle domande dei giornalisti durante il briefing odierno sul Sinodo sulla sinodalità, in corso in Vaticano fino al 29 ottobre. Ryan a messo l’accento sull’importanza di “non lasciarsi distrarre dalle singole questioni, ma di chiedersi cosa le donne vogliono realmente, come ad esempio un maggior sostegno alla famiglia, anche economico, per non dover essere costrette a dover scegliere tra la famiglia e il lavoro. L’ordinazione sacerdotale delle donne non è certo il loro primo problema”.
“L’uguaglianza nella Chiesa è unità nella diversità”, ha ricordato la testimone del processo sinodale a proposito di uno dei temi presenti nell’assise in corso in Aula Paolo VI. All’undicesima Congregazione generale, svoltasi stamattina, hanno partecipato 345 persone, ha reso noto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede e presidente della Commissione per l’informazione, mentre a quella di ieri pomeriggio 330. “Il Sinodo si unisce oggi alla Giornata di digiuno e di preghiera per il Medio Oriente proposta dal cardinale Pizzaballa”, ha detto Ruffini, “contrapponendo la preghiera alla forza diabolica dell’odio, del terrorismo e della guerra”.
A tutti i partecipanti al Sinodo è stata data in omaggio una copia dell’esortazione apostolica “C’est la confiance” di Papa Francesco, dedicata a Santa Teresa di Liuex e pubblicata domenica scorsa. Tra i temi trattati tra ieri e oggi, ha riferito il prefetto: come superare i modelli clericali che ostacolano la comunione; alcune possibili revisioni del Diritto canonico, ad esempio sostituendo la parola “cooperazione” con “corresponsabilità”; il possibile ripristino del diaconato femminile, per il quale, secondo alcuni “occorrerebbe prima rivedere prima la natura stessa del diaconato”; una maggiore attenzione al ruolo delle donne e al linguaggio inclusivo della liturgia, valutando la possibilità per le donne di tenere le omelie; il rapporto tra la leadership e il servizio; il ruolo della parrocchia non come “stazione di servizio”; la ministerialità non come “tappabuchi per la mancanza di preti”; il ruolo del vescovo e la necessità di una maggiore attenzione per i sacerdoti, che “vanno ringraziati per loro servizio”.