Gabriella Calvano
Cambiamenti climatici, povertà e migrazioni, illusione della tecnocrazia, ripensamento del multilateralismo, ruolo della società civile.
A otto anni dalla pubblicazione della Laudato si’, Francesco torna a parlare di questioni ambientali e lo fa in modo puntuale, squisitamente scientifico e, al contempo, evidentemente comprensibile, alla portata di tutti e tutte.
Laudate Deum è una esortazione apostolica che rende vicina, reale e vera la crisi climatica. Ci spiega come, nel futuro più prossimo o più remoto, questa crisi “attraverserà” le nostre vite e non solo quelle delle popolazioni del Sud del mondo, con le quali il mondo occidentale sta maturando un debito climatico senza precedenti, che è a sua volta all’origine di una crisi sociale, umana e culturale mai registrata nella storia della nostra specie e del pianeta.
Nonostante la situazione difficile che il Pontefice descrive, la
Laudate Deum è una esortazione apostolica che si, e ci, carica di speranza e ci invita a praticarla pagina dopo pagina;
una speranza che va oltre la cecità del negazionismo climatico e di una politica, nazionale e internazionale, che guarda quasi esclusivamente agli interessi economico-finanziari; una speranza che può generare cambiamento se il modello del multilateralismo è costruito sul principio di sussidiarietà applicato al rapporto locale-globale; una speranza che ci ricorda che “tutto è connesso” e che tutti concorriamo, poiché in relazione, a rendere questo mondo a misura di persona e di futuro.
Più di tutto, però, ciò che dà speranza al Papa sono i cambiamenti, piccoli o grandi, che dal basso, nelle comunità, stanno cominciando a generare quella trasformazione dei modi in cui pensiamo, agiamo e ci comportiamo.
Questo Documento è, dunque, ancora una volta, un testo dall’alto valore pedagogico e dall’indiscussa capacità di esortazione all’agire educativo, in qualsiasi contesto di vita e coinvolgendo tutti e tutte, a qualsiasi età. Non solo le scuole e le università ma anche i nostri luoghi di lavoro e del tempo libero, le nostre parrocchie e le nostre associazioni:
tutti e tutte, indistintamente e insieme, siamo chiamati ad una co-responsabilità educativa che ci viene anche dall’aver sottoscritto, nel settembre del 2015, l’Agenda 2030 e dall’esserci con essa impegnati, come nazioni, istituzioni e cittadini, a “garantire un’educazione di qualità per tutti a tutte le età”. L’educazione, dunque, come tensione politica ed etica, come viatico di trasformazione sociale e personale, come opportunità di cambiamento globale reale.
L’umanità e il pianeta sono ancora in evoluzione. La storia che saremo capaci di scrivere sarà il frutto delle scelte che oggi e nei prossimi anni saremo in grado di compiere. La molteplicità di possibilità che riusciremo a costruire dipenderà da come viviamo il presente e da quanto riusciremo a percepirci connessi e interagenti con il sistema vivente, da quanto saremo in grado di comprendere che l’ecologia o è integrale o semplicemente non è. Solo così, come Francesco ben ci esplicita e come avremo modo di raccontarci nella Settimana sociale dei cattolici in Italia che vivremo a Trieste il prossimo luglio, potremo immaginare un futuro della casa comune diverso rispetto a quello verso il quale ci stiamo troppo velocemente dirigendo.