Giovanna Pasqualin Traversa
Verrà presentata il 26 ottobre a Madrid, presso la sede della Fundación Jérôme Lejeune España, vicina alla centrale Puerta del Sol, la versione spagnola del libro di Carlo Casini “Vita nascente prima pietra del nuovo umanesimo”. Ne abbiamo parlato con Pablo Siegrist Ridruejo, vicepresidente della Federazione europea One of Us e direttore della Fundación Lejeune España, che ha firmato la prefazione di questa nuova edizione intitolata “La vida naciente. La primera piedra de un nuovo humanismo”.
La casa editrice Bac-Biblioteca de autores cristianos è nata per diffondere l’umanesimo cristiano attraverso gli scritti, la testimonianza e l’opera di coloro che nella vita hanno incarnato il Vangelo, portandone la luce in tutti gli ambiti del sapere e della convivenza umana: società, cultura, diritto, politica. È il caso di Carlo Casini; per questo la Fundación Jérôme Lejeune ha voluto la traduzione in spagnolo del libro che verrà presentato il 26 ottobre. Un testo che spiega con chiarezza perché, dal punto di vista culturale,
l’impegno per la vita nascente è il banco di prova, la cartina di tornasole dell’impegno per l’uomo, sempre e comunque.
Per come ha vissuto e per la testimonianza che ha reso, Casini è assolutamente credibile; la Fundación Lejeune ha pertanto voluto con questa pubblicazione farsi tramite del suo pensiero sperando di raggiungere quante più persone possibile.
Qual è, secondo lei, il messaggio più importante del volume?
Ogni pagina seduce con il pensiero lucido, le argomentazioni rigorose e lo stile semplice e chiaro dell’autore. Ciò che a mio avviso risalta è l’idea che
la questione della tutela della vita nascente non è “una” tra le molte questioni del nostro tempo, ma “la” questione fondamentale,
quella cioè capace di illuminare il valore della vita umana in ogni sua fase; e non è semplicemente una questione morale, ma sociale e politica. Per Casini la domanda sull’identità del concepito – soggetto o oggetto, essere umano o cosa, fine o mezzo – è “la” domanda fondamentale che pone la modernità di fronte al crocevia della storia, laddove la verità sui diritti dell’uomo, il principio di uguaglianza e valori come pace, giustizia, libertà, democrazia e solidarietà possono emergere rinnovati e rafforzati o crollare rovinosamente.
Che relazione c’era tra Jérôme Lejeune e Carlo Casini? Vede delle similitudini tra loro al di là delle differenze di nazionalità, storia personale e professione?
Sì, entrambi mariti e padri, uniti dalla vocazione di proteggere gli esseri umani più vulnerabili – quelli ancora nel grembo della madre – erano un riferimento l’uno per l’altro; entrambi amici di San Giovanni Paolo II, entrambi chiamati da lui all’Accademia per la Vita. In loro troviamo una comunione di visione e di amore per l’essere umano, a partire dalla ragione e dalla fede, che può essere espressa in questa frase di Casini: “La promozione umana è il nome civile dell’amore cristiano per l’uomo”. Come direbbe Lejeune, hanno vissuto entrambi la parola del Vangelo, “qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatta a me”. Clara Lejeune, una delle figlie di Jérôme, nel volume curato da Francesco Ognibene, “Di un amore infinito possiamo fidarci. Carlo Casini testimone, profeta, padre”, scrive che suo padre e Casini “mostravano un modo di vivere dedicato ai più deboli tra gli uomini. Questo impegno sgorgava dal profondo intreccio tra preghiera e azione”.È significativo che Lejeune e Casini si siano trovati idealmente fianco a fianco a Lisbona durante l’ultima Gmg: entrambi, insieme ad altre figure straordinarie come San Giovanni Paolo II e Santa Teresa di Calcutta, sono stati ricordati nella mostra “Heroes for life”.
Casini è considerato un autentico testimone del nostro tempo, che ha operato con sguardo lungimirante guardando al futuro. Che cosa ritiene ancora attuale del suo pensiero?
Le fondamenta e lo slancio profetico, le analisi approfondite, la lucidità delle argomentazioni sempre valide e capaci di orientare il cammino presente e futuro; in particolare la chiarezza e la fermezza con cui ha sempre difeso i non nati come pietra angolare per costruire la vera civiltà. Ho sempre ammirato la fermezza con cui Carlo ha insistito su questa idea, come si evince dai suoi scritti: “La difesa della vita nel seno materno esprime in forma davvero radicale una contestazione dell’attuale società strutturata sulle categorie dell’avere e del fare, e suggerisce una progettualità nuova che vuole porre l’uomo al centro e che quindi privilegia il povero, l’emarginato. Il concepito simboleggia, in forma ultima, ogni persona che non conta, ogni uomo che non ha voce”. In questo modo, ha realmente avviato
una rivoluzione culturale in nome degli ultimi, vero antidoto alla cultura dello scarto.
Il Parlamento europeo ha di recente inserito la maternità surrogata nell’elenco dei reati di tratta. Qual è la valutazione della Federazione europea One of us?
Con la cautela del caso, poiché questo voto non ha ancora completato l’iter legislativo e il testo deve essere convalidato dal Consiglio europeo, la nostra valutazione iniziale è senza dubbio favorevole, come si evince dal nostro comunicato. Alla base di questa pratica c’è l’idea che gli esseri umani nella fase prenatale della vita, così come la maternità e la famiglia, siano oggetti da plasmare a proprio piacimento. Se vogliamo davvero costruire un umanesimo coerente con la dignità umana, dobbiamo iniziare riconoscendo l’essere umano non ancora nato come uno di noi.