SAN BENEDETTO DEL TRONTO – S’intitola “Dendrocronologia umana” la raccolta di poesie scritte negli ultimi anni da Sabrina Galli, pubblicata da peQuod.
C’è un filo conduttore che lega queste sue poesie?
Direi che il filo conduttore che lega le poesie è l’essere umano. Nelle liriche metto in evidenza il rapporto che noi abbiamo con il tempo e la vita. Siamo esseri umani con le nostre fragilità e con il coraggio che spesso comporta vivere. Siamo il risultato di una continua evoluzione che è avvenuta nel tempo. Siamo fatti di “passato” e viviamo il “presente” in una continua proiezione “futura”. All’interno delle nostre vite, possiamo rintracciare le orme di tutto ciò che abbiamo vissuto e anche per gli alberi è così. Infatti, la “dendrocronologia”, studiando i cerchi degli alberi, può comprendere come hanno vissuto e quale clima hanno dovuto superare. La “dendrocronologia” è molto più che un sistema di datazione, da qui la scelta del titolo. Oltretutto, tra le varie tematiche decantate, troviamo quella dei cambiamenti climatici e dei problemi ambientali, la mia poetica ha una certa sensibilità nei confronti di tutta la natura e quindi anche degli alberi.
Cosa rappresenta per lei la poesia?
La poesia è per me la vita stessa, perché è strettamente collegata a tutto ciò che vedo, che percepisco, che interiorizzo, che elaboro per poi portare alla luce. Come scrissi in una lirica di qualche anno fa, la poesia è “l’inquieta sorella del mio sotterraneo cosmo”. L’ho sentita accanto a me sia nei momenti di gioia che in quelli difficili e tuttora il nostro rapporto è invariato. Attraverso i versi, oltre che conoscere un po’ più me stessa, esprimo tante, mie opinioni. Il desiderio è che i lettori si ritrovino qua e là tra le mie parole, facendole proprie, perché il potere della poesia è universale. Essa è una forma di comunicazione di raffinata bellezza che, attraverso le emozioni, è in grado di esplicare i più svariati messaggi e non dimentichiamoci che oltre a stimolare la riflessione aiuta a sviluppare l’empatia tra gli esseri umani.
La prima poesia che troviamo in questa raccolta s’intitola “Grazie a te”, dedicata ai suoi lettori.
Il libro è dedicato al lettore, a chiunque lo abbia letto e a chi lo leggerà. Quindi, la prima poesia vuole essere una “dedica” ai lettori, con la quale apro la silloge. È un ringraziamento che nasce da una profonda gratitudine. Nutro per i lettori un profondo rispetto. Sono loro che decidono di dare un po’ del proprio tempo per leggere un determinato libro, o di chiuderlo senza terminarlo perché incapace di emozionarli. Sono molto severa con me stessa e prima di terminare una nuova pubblicazione cerco di curarla al massimo delle mie capacità. Nonostante ciò, sono consapevole del rischio che non a tutti può piacere ciò che scrivo e come scrivo, ma questo è un ovvio concetto, che vale un po’ per tutte le cose. In tutti i modi, il mio, è un grazie molto sentito e sincero.
Tra queste poesie ce n’è una alla quale è più legata?
Difficile sceglierne una perché ogni poesia è nata da stati d’animo differenti o da esperienze diverse, se proprio dovessi scegliere direi “Dna di genesi”. In questa poesia convivono “l’urlo delle ingiustizie” che attanagliano il nostro mondo e “la musica del cambiamento”, cioè il desiderio di una rinascita che non si arrende all’odio e alle crudeltà, ma ricerca la bellezza della pace fraterna tra gli uomini, aggiungendo un grande rispetto per il pianeta che ci ospita, “la Terra”.
Dove trova ispirazione nella stesura di questi suoi scritti?
Trovo ispirazione dappertutto. Nella silloge poetica oltre alle poesie introspettive, che si interrogano sul mistero della vita e della Fede e sul rapporto che noi abbiamo con il tempo, ve ne sono altre che trattano molte tematiche. La poesia si schiera contro la violenza di genere, ha un occhio di riguardo verso le fasce più deboli, i bambini, gli anziani. Si indigna contro le ingiustizie sociali, contro le guerre e, come accennato prima, è sensibile nei confronti dei cambiamenti climatici e dell’ambiente. Oltretutto, qualche componimento, ci ricorda il periodo della Pandemia e le riflessioni che ne sono scaturite. In questo libro c’è tutto ciò che abbiamo vissuto e stiamo vivendo e porta con sé un forte messaggio di speranza.
Lei afferma che questa “Dendrocronologia umana” vuole interagire con il prossimo Ci può spiegare meglio?
Quando affermo che “Dendrocronologia umana” vuole interagire con il prossimo, con l’altro, intendo dire che queste poesie vorrebbero essere come una lente d’ingrandimento per tutti coloro che desiderano, con curiosità e sguardi attenti, scorgere il significato salvifico della poesia nel quotidiano. Questa silloge è molto vicina alla gente e alla realtà in tutte le sue dimensioni e anche se la poesia viene spesso definita un genere di nicchia, “Dendrocronologia umana” vuole andare controcorrente per diventare la poesia di tutti, per stare accanto a chiunque e offrire emozioni e riflessioni. Un immenso grazie per questa intervista, per avermi dato l’opportunità di raccontare il mio nuovo lavoro. In Italia, come in altri Paesi, vengono scritti molti libri, anche di poesia e non è facile arrivare a tutti, specialmente per autori che come me non sono conosciuti a livello nazionale. Grazie.