“Grande emozione e riconoscenza verso Papa Francesco che ha voluto ricevere in Vaticano una nutrita rappresentanza di donne che hanno deciso di infrangere codici millenari fondati sulla violenza e sulla minaccia. Chiedono una mano, chiedono di essere accompagnate per uscire dal contesto mafioso. Donne che, diventate madri, guardano i loro bambini, ragazzi e ragazze e non accettano l’idea che un giorno quelle vite saranno pedine di un gioco di potere, di violenze e di carcere”.

Lo dice don Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele, dopo l’udienza concessa da papa Francesco a un gruppo di donne che si sono ribellate alle mafie. Il sacerdote continua: “Le mafie hanno ‘confiscato’ la loro vita. Donne, che si ribellano alla ‘legge’ del clan e cercano una strada per uscirne. La loro è una ribellione di cuori e di coscienze. Donne che nonostante i codici culturali consolidati dicono ‘Basta’! Basta a quell’assurdo rispetto sacrale del ruolo subordinato della donna. Consapevoli che la violazione è stata pagata spesso con la morte”. Oggi, per don Ciotti, “grazie a queste donne, cresce un fermento sotterraneo. Cresce la consapevolezza ragionata che si è messo in moto un meccanismo inarrestabile. Non c’è solo la volontà di cambiare campo, c’è soprattutto il bisogno di ritrovare ciò che le mafie hanno ‘rubato’ loro: la libertà, la vita, la dignità. È una rottura dal male, una rottura innanzitutto culturale e così ‘indeboliscono’ il potere mafioso dal di dentro. Mamme che decidono di allontanarsi e chiedono aiuto. È necessario per molte di loro un cambiamento anagrafico, di generalità. Un nuovo nome significa assumersi la responsabilità di un rinnovamento reale della propria esistenza. È poter ricostruire dei legami amicali, affettivi, professionali senza la paura di essere riconosciute e dunque rintracciate da chi le cerca per fargliela pagare”. Il presidente di Libera e del Gruppo Abele osserva: “Chiedono di essere libere. E la libertà è figlia della giustizia che sapremo sempre di più conquistare e della solidarietà che sapremo sviluppare”.

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