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Vescovo Carlo Bresciani: “Ci è chiesto di imparare ad amare come Dio ama”

DIOCESI – “Oggi è la festa di tutta la famiglia cristiana: noi festeggiamo i nostri fratelli maggiori che, seguendo Gesù, hanno percorso la strada che li ha portati a raggiungere la pienezza della loro umanità. Sì, perché la santità non è un meno di umanità, ma la sua pienezza”.

Con queste parole ieri, mercoledì 1 novembre, il Vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani ha aperto la propria riflessione in occasione della solennità di tutti i Santi.

Il Vescovo Bresciani ha poi affermato: “Gesù, infatti, non desidera per noi niente altro che questo: che siamo uomini e donne nella nostra piena autenticità. Chiamandoci alla vita, ci chiama ad essere uomini e donne al meglio di noi stessi e a donare il meglio di noi stessi dentro le situazioni in cui ci troviamo a vivere: esse talora sono felici, talora più impegnative, talora anche dolorose, ma in ognuna, con il suo aiuto, possiamo vivere una autenticità di vita, in pace con Lui, con noi stessi e con gli altri, per il bene nostro e di tutti.
Non sempre il nostro mondo ci presenta veri modelli di umanità. Spesso ci presenta, esaltandole, persone che hanno raggiunto eccezionali prestazioni sportive, che hanno conquistato successi economici straordinari, che raccolgono molti likes nelle piattaforme online o che godono di notorietà politica, ma non di rado poi scopriamo sottostante povertà umana, sorprendente egocentrismo e tanti fallimenti affettivo-relazionali. Non spetta certamente a noi giudicare le persone, ma, per quanto esaltati come eroi, in questi casi non sono certo modelli di umanità compiuta, tutt’altro.
Le doti umane che abbiamo ricevuto dal Signore sono certamente da apprezzare e, quando le sviluppiamo, diamo lode a Colui che ce le ha donate; lode a Dio che, con la vita, è datore di ogni dono. Non tutti abbiamo ricevuto le stesse doti, non è questo che alla fine è importante.

Ciò che è veramente importante è ciò che i santi hanno compreso e vissuto con quelle doti umane che avevano ricevute, tante e o poche che fossero. Essi hanno compreso che la pienezza della vita sta nella capacità che Dio ha dato a tutti: è la capacità di volersi bene, di aiutarsi e sostenersi reciprocamente, di vivere la giustizia e la carità verso tutti. In altre parole: la capacità di amare con quello che siamo e con quello che abbiamo. Là dove questo manca, possiamo avere molte cose, ma manca qualcosa di essenziale, manca ciò che è essenziale alla nostra umanità e che è nella possibilità di tutti.
È questa la virtù che noi ammiriamo nei santi e che fa di essi dei campioni di umanità. Si è trattato di poveri e di ricchi, di giusti perseguitati, di operatori di pace dove c’erano lotte e guerre fratricide; in altre parole, di persone che si sono trovate in molte situazioni simili a quelle che ciascuno di noi nella vita deve affrontare. Situazioni che tutti possiamo affrontare imitandoli. Spesso hanno dovuto affrontare situazioni anche più difficili delle nostre, mettendo a rischio anche la loro vita. La loro grandezza sta nel fatto che non si sono chiusi su se stessi, nel loro egocentrismo, non si sono rifiutati a quel bene che potevano concretamente compiere e donare agli altri, non hanno aggiunto male al male, ma hanno risposto al male con il bene. Persone ricche dell’unica moneta che dà senso alla vita: la carità. Sono stati modelli di amore nelle diverse situazioni che si sono trovati ad affrontare. Un semplice gesto di amore vero vale molto più di tanti bei discorsi e tante chiacchiere inutili, quando non dannose. Costruisce molto più di quanto non costi e risana molte ferite. Un gesto di amore è un patrimonio che è nelle disponibilità di tutti, un patrimonio che più si spende non solo arricchisce altri, arricchisce soprattutto noi stessi.
I nostri santi ci dicono che anche noi oggi possiamo quello che loro hanno vissuto, imitando l’amore di Dio per tutti che Gesù ci ha mostrato e vissuto nella sua vita. Non si tratta di avere grandi doti fisiche, intellettuali, imprenditoriali o altro: si tratta di imparare ad amare davvero. Questa è la via della santità e a tutti è possibile percorrere questa strada, come ci ha ricordato Gesù nel discorso sulle beatitudini che abbiamo proclamato nel vangelo. È possibile ai sani e ai malati, a chi ha le mani piene e a chi ha le mani vuote, a chi è imprigionato a causa della giustizia e a chi governa i popoli. Tra i santi ci sono tutte le categorie umane: imperatori e re, uomini e donne, padri e madri, poveri e ricchi, giovani, adulti e vecchi, semplici fedeli, papi, vescovi e sacerdoti, imprenditori e operai, schiavi e liberi. Che cosa li unisce? Non le condizioni esterne di vita, che, come vediamo, sono le più disparate. Una cosa sola li unisce e li fa grandi umanamente: hanno creduto all’amore e l’hanno vissuto nella felice o nella cattiva sorte e in tal modo sono stati ovunque un raggio dell’amore di Dio sull’umanità.
Carissimi, tutti siamo chiamati a percorrere questa strada; ricordiamolo: è nella possibilità di tutti. Non diciamo: ‘io non sono capace, è troppo per me’. No, con l’aiuto di Dio, tutti ne siamo capaci e tutti possiamo riprendere questa strada se, per caso, l’avessimo abbandonata. I santi sono lì proprio per dirci questo, che tutti lo possiamo e ci tendono la mano per accompagnarci su questa strada.
Non ci è chiesto di fare miracoli (spetta solo a Dio farli), ci è chiesto di imparare ad amare come Dio ama, perché questa è l’unica strada che, anche quando costa, costruisce saldamente la nostra vita: fa bene a noi e fa bene agli altri.
Intercedano per noi i santi del Paradiso e con essi, Maria, nostra madre celeste, la prima tra i santi”.

Le celebrazioni di giovedì 2 novembre, commemorazione di tutti i fedeli defunti
Ore 15.30: Cimitero di San Benedetto del Tronto
Ore 18.00: Cattedrale S. Maria della Marina

Redazione: