M. Chiara Biagioni
“Il filo è teso ed è messo alla prova. Ma nonostante tutto, nonostante la situazione incandescente tra Israele e Gaza e la fragilità delle banlieue delle grandi metropoli francesi, quel piccolo filo regge e per il momento non si è ancora rotto. Sembra un miracolo. La priorità ora è fare in modo che questo filo non si spezzi”. A parlare è Anne-Bénédicte Hoffner, direttrice aggiunta del quotidiano cattolico francese La Croix, alla quale il Sir ha chiesto di commentare i dati resi noti dal ministro dell’interno Gerald Darmanin sugli atti di antisemitismo in Francia. Intervenendo domenica sera 5 novembre su France 2, il ministro ha detto che dal 7 ottobre scorso, giorno in cui Hamas ha sferrato il terribile e sanguinoso attacco contro Israele, la Francia ha registrato 1.040 atti contro gli ebrei presenti sul territorio aggiungendo che delle 486 persone arrestate per questi reati, 102 erano stranieri. La situazione più critica si registra a Parigi. Il capo della polizia della capitale francese, Laurent Nunez, ha detto che nella sola regione parigina ci sono stati 257 casi di antisemitismo e 90 arresti.Non esiste un profilo tipico delle persone arrestate, ha aggiunto. Si va da “ragazzini che dicono cose molto gravi” a persone coinvolte nella causa filo-palestinese. La procura di Parigi sta già indagando sull’affissione di decine di stelle di David sugli edifici intorno alla città e nei suoi sobborghi, considerate una minaccia per gli ebrei.
“Il numero degli atti antisemiti è esploso”, ha detto il ministro francese al telegiornale France 2. Anne-Bénédicte Hoffner tiene subito a fare una precisazione: “tutta la carriera politica di Darmanin è fondata sull’accentuare e indurire le divisioni e a presentarsi come l’unico baluardo della sicurezza in Francia”. La situazione in realtà è più complessa. “La Francia – spiega la giornalista de La Croix – ha la più grande comunità ebraica e la più grande comunità araba musulmana d’Europa e quindi ogni volta che la situazione si sta surriscaldando in Israele e Palestina, sistematicamente in Francia si sente forte l’impatto. Quando poi in quella regione si raggiunge il picco della crudeltà, il timore è che il conflitto israelo-palestinese venga importato in Francia. E’ un po’ paradossale da dire ma per il momento, la situazione non è peggiore di quanto abbiamo visto in termini di importazione di altri momenti di conflitto”. La memoria va subito al “caso” di Mohammed Merah, il terrorista degli attentati di Tolosa e Montauban nel 2012 dove persero la vita sette persone tra cui tre bambini e un insegnante di una scuola ebraica. “Per quanto siano orribili e gravi gli atti antisemiti che abbiamo visto in questi giorni, fortunatamente, non c’è stato ancora un ebreo che sia stato aggredito o accoltellato”.La giornalista fa anche riferimento alla situazione tesissima che si continua a respirare nelle banlieue delle grandi città francesi e in particolare alle rivolte di quest’estate scatenate dalla morte del giovane Nahel durante un controllo di polizia. “Avevo paura che dopo il 7 ottobre, la tensione fosse molto più alta. Ma non si sono ad oggi registrati scontri o rivolte”.
“Sono 3 le cose da dire e chiedere per non rompere il filo sottilissimo della tenuta sociale”, dice la giornalista. “E sono: la condanna degli atti di Hamas, il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza. Se una persona vuole non aggiungere fuoco su fuoco o inclinarsi da un lato, deve sempre dire queste 3 cose insieme. Ma se ne dici solo una, se parli di Gaza e non dici nulla sulle azioni di Hamas e sugli ostaggi, l’equilibrio può rompersi. Finora non è successo”. Da questo punto di vista, sono state molto apprezzate le parole del presidente dei vescovi francesi mons. Éric de Moulins-Beaufort in apertura dell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale francese a Lourdes che è ancora in corso. “Sentiamo la profonda preoccupazione dei nostri fratelli e sorelle ebrei, nostri padri nella fede e nell’alleanza, così spesso, così facilmente, oggetto di odio in tutto il mondo. Insieme a loro chiediamo il rilascio degli ostaggi”, ha detto l’arcivescovo a nome di tutti i vescovi francesi, per poi aggiungere: “con non minore forza voglio dire anche la nostra comunione con la popolazione di Gaza sottoposta a terribili bombardamenti, che uccidono civili che si ritrovano prigionieri della volontà di nuocere di Hamas e dell’operazione di ritorsione portata avanti da Israele”.