“La pace è possibile, purché sia basata sulla verità, sulla giustizia, sull’amore e sulla libertà”.
A rilanciare l’attualità della Pacem in terris di Giovanni XXIII, nel 60° anniversario, è il Dicastero per il Dialogo interreligioso, nel messaggio inviato agli indù in occasione della Festa di Dipawali, che si celebra il 12 novembre. “Come credenti, dobbiamo esprimere la nostra aspirazione alla pace attraverso sforzi coerenti e concordati, fondati su una fedeltà incrollabile a questi pilastri”, l’appello contenuto nel messaggio: “Nei nostri sforzi per contribuire alla costruzione di un mondo pacifico, utilizzando ogni mezzo in nostro potere, dobbiamo rafforzare questi pilastri della pace. Per questo motivo, le famiglie, guidate dall’esempio dei genitori e degli anziani, così come le istituzioni educative e i media, dovrebbero svolgere un ruolo preminente nell’ispirare il desiderio di pace e nell’insegnare i valori che costruiscono la pace negli uomini e nelle donne di ogni età”. “Il dialogo interreligioso possiede un grande potenziale per alimentare la fiducia reciproca e l’amicizia sociale tra le comunità interreligiose – si legge nel messaggio – è diventato una condizione necessaria per contribuire alla pace nel mondo”, come ha detto Papa Francesco. “Spetta alle religioni e ai responsabili religiosi sforzarsi di incoraggiare i loro seguaci a essere persone la cui vita è plasmata dalla verità, dalla giustizia, dall’amore e dalla libertà”, l’esortazione finale del testo: “Come credenti e responsabili delle nostre rispettive religioni, con convinzioni comuni e un senso di responsabilità condivisa per il benessere dell’umanità, possiamo noi, cristiani e indù, sforzarci sinceramente di diventare artigiani della pace. Unendoci ai seguaci di altre tradizioni religiose e a tutte le persone di buona volontà, possiamo lavorare insieme per costruire il nostro mondo sulle fondamenta durature della verità, della giustizia, dell’amore e della libertà, in modo che tutti possano godere di una pace autentica e duratura”.