Dalla diocesi di Carpi a quella di Goias, nel cuore del Brasile. Qui don Francesco Cavazzuti, prete ‘fidei donum’ della diocesi di Carpi, ha speso quasi tutta la propria vita sacerdotale al servizio dei poveri.
Scomparso nel 2021, don Francesco, inviso dalle autorità politiche locali del Goiás, stato brasiliano noto per le risorse agricole e minerarie, esercitò il suo ministero al fianco dei lavoratori in un territorio che vedeva i cittadini vessati dalle condizioni imposte dai latifondisti.
Nato a Cibeno di Carpi il 19 ottobre 1934, venne ordinato sacerdote il 29 giugno 1958, per poi ricoprire diversi incarichi: cappellano a Quarantoli, in provincia di Modena, insegnante nelle scuole medie e anche cappellano nelle fabbriche e segretario del vescovo. “Leggevo molte riviste missionarie – si legge in una testimonianza di don Francesco riportata sul sito di Solidarietà Missionaria che sostiene le attività promosse dal Centro Missionario Diocesano di Carpi – che mi aprivano l’orizzonte dell’America Latina: pensai che avrei potuto aiutare la Chiesa cattolica in quel continente. Chiesi di poter andare a lavorare là: il vescovo Prati mi fece aspettare due anni e mezzo, ma alla fine mi rispose positivamente: era l’ottobre 1968. Subito mi iscrissi al corso di preparazione e rapidamente partii per il Brasile ed arrivai in Diocesi di Goiás nel marzo 1969”. In questa regione a vocazione agricola il don svolse, per quasi quattro decenni, la sua azione di supporto nei confronti delle classi sociali più deboli.
Gli anni del suo ministero si svolgono in diverse parrocchie dello Stato brasiliano, dove
si batte per i diritti delle famiglie espropriate dei terreni. Sono i cosiddetti “senza terra” che provano a sopravvivere in una realtà tradizionalmente caratterizzata da una forte concentrazione latifondista. In questi luoghi, don Francesco subisce diversi processi, con l’intento di allontanarlo dal Paese, e minacce che poi si concretizzano tragicamente nell’attentato del 27 agosto del 1987, quando viene colpito da una pallottola in testa. Soccorso immediatamente sopravvive, ma rimane cieco.
Nonostante ciò la sua dedizione non si ferma. Dopo le cure e un breve periodo trascorso in Italia, torna ancora in Brasile per formare catechisti e responsabili delle comunità di base. Nel 2004 riceve dall’associazione “Cuore Amico” di Brescia l’omonimo premio che consiste in una donazione di 50mila euro che il sacerdote destinò alla realizzazione del Seminario di Goiás per la formazione dei giovani preti, mentre nel 2005 viene inaugurato il “Centro dei diritti umani”, alla presenza del vescovo di Carpi mons. Elio Tinti, che supporta con professionisti qualificati le pratiche dei “senza terra”. Il don rientrerà definitivamente in Italia nel 2007 per proseguire ancora nella sua missione diffondendo il messaggio della sua azione in Brasile tramite incontri con adulti e bambini.
Viene ricevuto anche da Papa Francesco, nel 2014. Si spegnerà il 7 agosto del 2021.
Di lui, dopo la morte, la diocesi di Carpi scrive che
“il suo ministero è caratterizzato da un forte impegno per la giustizia e il riconoscimento dei diritti umani e dei lavoratori, attività che crea attrito con le autorità politiche locali che tentano di allontanarlo dal Brasile”.
La sua opera è stata celebrata in un documentario, uscito lo scorso aprile, che ne onora la memoria. “Un prete chiamato Francesco. Lo straordinario nell’ordinario”, prodotto dalla diocesi di Carpi e dall’associazione culturale Cinelogos, è un docufilm realizzato con la regia di Dario D’Incerti e le musiche di Giampaolo Violi. Il nome del sacerdote figura anche nell’Associazione Giardino dei Giusti di Milano dove vengono onorati ogni anno donne e uomini che hanno aiutato le vittime delle persecuzioni, difeso i diritti umani, salvaguardandone la dignità. Una storia meravigliosa che prosegue con la testimonianza del nipote Francesco Cavazzuti, ordinato sacerdote nel novembre del 2022.
“Il sacerdote per svolgere il proprio compito ha bisogno di sostegno e supporto per vivere una vita decorosa – sottolinea il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – Le offerte rappresentano il segno concreto dell’appartenenza ad una stessa comunità di fedeli e costituiscono un mezzo per sostenere concretamente tutti i sacerdoti, dal più lontano al nostro. I nostri sacerdoti hanno bisogno della vicinanza e dell’affetto delle comunità. Oggi più che mai ci spingono a vivere il Vangelo affrontando le difficoltà con fede e generosità, rispondendo alle emergenze con la dedizione”.
Nonostante siano state istituite nel 1984, a seguito della revisione concordataria, le offerte deducibili sono ancora poco comprese e utilizzate dai fedeli che ritengono sufficiente l’obolo domenicale; in molte parrocchie, però, questo non basta a garantire al parroco il necessario per il proprio fabbisogno. Da qui l’importanza di un sistema che permette a ogni persona di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani. Nate come strumento per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, le offerte per i sacerdoti sono diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, in quanto espressamente destinate al sostentamento dei preti al servizio delle 226 diocesi italiane; tra questi figurano anche 300 preti diocesani impegnati in missioni nei Paesi più poveri del mondo e 2.500 sacerdoti ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio degli altri e del Vangelo. L’importo complessivo delle offerte nel 2022 si è attestato appena sopra gli 8,4 milioni di euro in linea con il 2021. È una cifra ancora lontana dal fabbisogno complessivo annuo, che ammonta a 514,7 milioni di euro lordi, necessario a garantire a tutti i sacerdoti una remunerazione pari a circa mille euro mensili per 12 mesi.
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