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Sorelle Clarisse: “Il desiderio dell’Incontro”

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.

Che cos’è la sapienza?
La sapienza, in fondo, altro non è che un modo di guardare la vita capace di scoprirvi dentro le tracce del bene possibile e ciò che serve per farlo crescere.
Non semplice, diremmo noi: ma la Parola, oggi, soprattutto a partire dalla prima lettura, ci dice che, per chi desidera far proprio questo atteggiamento, per chi lo cerca e lo ama, è facilissimo trovarlo.
Ascoltiamo: «La sapienza […] facilmente si lascia vedere da coloro che la amano e si lascia trovare da quelli che la cercano. Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano. Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà, la troverà seduta alla sua porta».
La sapienza, quella di cui ci parla la Parola, non è, quindi, una conoscenza, una teoria, un sapere astratto ma una impostazione di vita.
Ricerca, desiderio, amore, riflessione, veglia: tutti atteggiamenti che ci portano ad incontrare la sapienza e riconoscerla come dono di Dio per la nostra vita.
Lo abbiamo appena letto: previene chi la desidera, «… lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei […] e in ogni progetto va loro incontro».
Queste riflessioni ci permettono di accostarci alla parabola che Gesù ci presenta nella pagina evangelica di oggi: la conosciamo bene, è la parabola delle dieci vergini, «cinque di esse erano stolte e cinque sagge», scrive l’evangelista Matteo.
Dieci ragazzine, perché le vergini erano le ragazze che non erano mai state sposate, quindi poco più che bambine, considerate le usanze del tempo. Dieci ragazzine aspettano di notte che arrivi lo sposo ed entrare così alla festa. Lo sposo tarda e nell’attesa, si addormentano tutte: più che normale, d’altro canto chi di noi può dire di non attraversare momenti di buio, di fatica, di stanchezza, di non speranza? Abbiamo sempre a che fare con i limiti della nostra umanità, con la concretezza di quello che siamo, con le incertezze, le paure. Davvero nessuno è esente da tutto ciò!
«A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade».
Ed ecco, a questo punto, la diversità di atteggiamento: ci ricorda Gesù che cinque di esse «presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi». E’ per questo motivo che, al destarsi dal sonno, «le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono».
Cinque giovani hanno pensato a ciò che stavano facendo, l’hanno valutato, hanno impiegato tempo e intelligenza per decidere cosa poteva servire e quali potevano essere gli imprevisti…perché? Perché, a monte, c’erano il desiderio, il trasporto, l’ardore, la passione, la trepidazione, la gioia irrefrenabile di incontrare lo sposo!
Le altre cinque giovani, per leggerezza o per scarsa considerazione di ciò che stavano per fare, sono andate così com’erano, senza fermarsi a pensare se quello che stavano vivendo, richiedesse un qualcosa in più da fare.
E ci possono apparire cattive le vergine sagge che, di fronte alla richiesta di un prestito di olio da parte delle vergini stolte, rispondono così: «No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene».
Non sono cattive o egoiste…non si tratta di condividere qualcosa, un oggetto…
Ognuno di noi ha il proprio vissuto, un’intimità che custodisce nel profondo del cuore, una propria capacità, un proprio desiderio di amare… tutto ciò non può essere prestato, di tutto ciò è impossibile che si possa alimentare qualcun altro perché fa parte del nostro io più profondo, è costitutivo del nostro essere, è la parte più interna del nostro cuore…è l’esperienza personale e intima di ciascuno, e questa non è replicabile…può essere, almeno in parte, testimoniata, manifestata all’altro ma non può essere frammentata, spezzata, prestata!
«O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz’acqua».

Questo canta il salmista: canta di una sete, di un desiderio, di una passione, di amore…alimentiamo il desiderio, coltiviamo l’amore e rispondiamo con gioia alla voce che ogni giorno la Parola fa risuonare nella nostra vita: «Ecco lo sposo! Andategli in contro!».

Redazione: