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Santuario di San Giacomo della Marca, intervista al nuovo Guardiano, padre Marco Buccolini: “Provo una gioia immensa”

MONTEPRANDONE – Proseguiamo la nostra rubrica dedicata ai sacerdoti della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto con padre Marco Buccolini, nuovo Guardiano del Santuario di San Giacomo della Marca in Monteprandone.

Padre Buccolini, in realtà, il suo è un ritorno. Lei, infatti, era già stato Guardiano del Santuario. Come si sente a tornare nuovamente nella nostra Diocesi?
Provo una gioia immensa. Ho già sperimentato, infatti, che questo luogo è un dono. La presenza di San Giacomo fa toccare anche la presenza concreta, reale di Dio. Vedo le persone che si staccano dal peccato e rinascono: a volte ripartono da tante situazioni difficili e, attraverso San Giacomo, Dio dona loro la sua grazia. Parlo di famiglie riunite, coppie che sono riuscite ad avere figli nonostante molte difficoltà, malati che sono guariti, un elenco difficile da dire e raccontare. Quello che posso dire in due parole è che qui si sperimenta che Dio è potente, forte e ascolta le nostre preghiere; qui si comprende che le preghiere non sono chiacchiere, ma hanno effetti reali.

Ci racconti un po’ di lei. Quando e come è avvenuta la sua vocazione?
Sono nato a Treia, in provincia di Macerata. Fin da piccolo sono stato molto legato al Santuario del Santissimo Crocifisso, che era vicino alla mia casa d’origine, e ho sempre respirato un’aria di spiritualità che mi rasserenava. Ad un certo punto, da adolescente, ho sentito un senso di insoddisfazione che mi faceva pensare che mi mancasse qualcosa. Ho iniziato a chiedermi cosa il Signore volesse da me e ho cominciato a darmi delle risposte. Tuttavia, vista anche la giovane età, non ho fatto un grande discernimento e subito ho fatto richiesta ai Frati Minori di Treia, i quali mi hanno accolto con bontà, ma anche tanta prudenza: il fatto che io fossi molto giovane, infatti, mi aveva portato a prendere una decisione precipitosa e poco meditata, come succede spesso agli adolescenti, quindi i Frati temevano, a ragione, che io non fossi ben consapevole della scelta compiuta. In effetti, solo dopo essere entrato in Convento, ho compreso pienamente il senso di quello che stavo facendo e mi sono reso conto che si trattava di una vocazione reale e non passeggera.

Quando è stato ordinato sacerdote?
Dopo le varie tappe della mia formazione personale e spirituale, ho vissuto il postulandato a Treia, poi il noviziato a La Verna, in Toscana, infine il tempo della professione temporanea a Jesi. Dopo la professione solenne avvenuta a Treia, ho deciso di diventare anche sacerdote: avevo già effettuato gli Studi di Teologia e quindi ho intrapreso la strada per divenire presbitero. Sono stato ordinato il 10 Ottobre del 1998 dal vescovo di Macerata Luigi Conti.

Quali sono stati gli incarichi pastorali che ha svolto negli anni?
Dall’anno dell’ordinazione, il 1998, è iniziata una lunga serie di servizi in vari conventi delle Marche: prima quattro anni nella parrocchia San Francesco d’Assisi di Jesi, poi dodici anni al Santuario di Monteprandone, successivamente al Santuario Cuore Immacolato di Maria in San Marino, poi varie esperienze nella parrocchia San Francesco d’Assisi in Macerata e poi nuovamente a Jesi, fino a pochi giorni fa, quando sono stato nominato Guardiano del Santuario di San Giacomo della Marca.

Come si svolge giornata di un Guardiano? Quali sono le attività che compie?
Il Guardiano è il responsabile dei frati di un convento, in questo caso il Santuario del nostro San Giacomo. Oltre alle Sante Messe, il mio compito principale e quello dei miei confratelli è accogliere le persone nelle Confessioni: in ogni momento della giornata, infatti, c’è almeno un frate disponibile per il Sacramento della Riconciliazione. Sono numerosi i fedeli che giungono dalle città limitrofe per chiedere, attraverso di noi, aiuto al Signore; alcune volte hanno problemi di famiglia o spirituali, altre volte problemi con il lavoro ed economici. Tutte queste persone trovano conforto dalle nostre parole, ma soprattutto dalla preghiera a San Giacomo e alla Madonna. L’attività principale quindi è proprio l’ascolto e quindi la direzione spirituale. Oltre al servizio svolto a Monteprandone, la domenica andiamo anche a Grottammare, al Convento Oasi Santa Maria dei Monti, per celebrare le Sante Messe: purtroppo da due anni l’edificio è in ristrutturazione e non vi si può abitare, perciò facciamo avanti e indietro.
Per tutti noi frati del Santuario, quindi, la giornata è fatta di preghiera, ascolto e lavori manuali, ma soprattutto di fraternità.

A proposito di questo, la dimensione della fraternità è essenziale per il vostro ordine. Ci spiega in cosa si esplica questo vivere insieme da fratelli?
San Francesco voleva che i frati vivessero almeno in due, mai da soli: questo significa che ogni frate è chiamato a condividere con altri frati la vita, le scelte, gli ideali, la missione. Del resto la parola frate significa fratello, quindi la dimensione della condivisione fraterna, dal nostro Ordine, non solo non può essere ignorata, anzi va ricercata in ogni momento della giornata. Chiamarci, ma soprattutto considerarci fratelli, ci fa riconoscere prima di tutto la comune condizione di figli dello stesso Padre, ma anche la stessa dignità tra noi, che siamo infatti chiamati a vivere relazioni di servizio, responsabilità e dono reciproco nella fraternità, che è lo spazio privilegiato d’incontro con il Signore, testimonianza autentica della nostra fede in Lui.
Qui al Santuario di San Giacomo viviamo questa fraternità in cinque: oltre a me, ci sono fra’ Michele Massaccio, che è il precedente Guardiano, fra’ Lorenzo Turchi, che è anche lui un ritorno come me, padre Nicola Iachini e padre Silvio Capriotti. Noi già ci conosciamo tutti ed è bello condividere un tratto della nostra strada insieme.

Nel Santuario di San Giacomo della Marca esiste anche una fraternità dell’Ordine Francescano Secolare. Di cosa si tratta?
Si tratta di un gruppo di laici che vogliono vivere la spiritualità francescana osservando la Regola, ovvero il documento redatto da San Francesco con il quale egli ha dato non solo l’indirizzo spirituale al nostro Ordine, ma anche una serie di norme pratiche destinate a regolare la nostra vita quotidiana. Attualmente fanno parte del gruppo circa quindici persone, che, oltre alla Messa domenicale, settimanalmente si riuniscono per la formazione spirituale o per la preghiera, ma soprattutto vivono nella loro vita, quindi in famiglia, al lavoro, in casa, nella società, la Regola.

Il Santuario non ha un territorio di riferimento, quindi qual è la Chiesa viva che vi opera, oltre a voi frati?
A livello nazionale San Giacomo non è molto conosciuto, anche perché si tratta di un Santo vissuto molti anni fa; ma qui nelle Marche e anche in Abruzzo raccoglie una grande devozione, che va da Pedaso a Tortoreto, dalla costa alle zone interne dell’Ascolano, del Fermano e del Teramano. Sono quindi numerosi sono i fedeli che giungono nel nostro Santuario quotidianamente. Oltre a quelli che passano di qua saltuariamente, abbiamo anche alcuni fedeli della nostra cittadina, Monteprandone, che rendono viva la vita del Santuario. Ci sono, ad esempio, tre corali che sono nate spontaneamente, ognuna delle quali offre il proprio servizio in una delle Messe domenicali. Abbiamo poi il Comitato feste che si occupa di tutte le festività ed iniziative che vengono realizzate durante l’anno, ma in particolare le nostre due feste principali: quella della Madonna delle Grazie ad Agosto e quella di San Giacomo della Marca a Novembre.

Quali eventi, tra i festeggiamenti previsti in questi giorni, sono assolutamente da non perdere?
I numerosi festeggiamenti, sia civili che religiosi, sono iniziati ieri, 19 Novembre, con la Novena in onore del Santo, per concludersi il 27 Novembre, prima della solennità. La festa di San Giacomo è, infatti, il 28 novembre. Ogni anno vengono invitati tutti i sindaci delle città in cui San Giacomo ha predicato durante la sua vita, che sono all’incirca un centinaio. Sono altresì invitati a partecipare anche i sacerdoti della Vicaria che porta il nome del nostro Santo e tutti i Frati Minori delle Marche di cui San Giacomo è il patrono. In quell’occasione, dalla parrocchia del paese alto, luogo in cui è nato San Giacomo, si viene in processione fino al Convento da lui fondato, dove c’è il suo corpo, conservato fino al 2001 a Napoli, luogo in cui il nostro Santo è morto, e poi traslato qui a Monteprandone, suo paese di nascita. Questo appuntamento è, senza dubbio, ogni anno, il momento più bello da vivere, in quanto si prega e si vive la devozione al Santo tutti insieme, in comunione con Lui e con la Chiesa.

La sua personale devozione a San Giacomo della Marca è testimoniata anche dal fatto che su di lui ha scritto un libro, “San Giacomo della Marca – La vita, la riforma religiosa e l’opera sociale” (Edizioni Terra dei Fioretti, 2020). Cosa ha ancora da dirci questo Santo nato oltre 600 anni fa?
In questo libro ho voluto ricostruire il percorso delle sue predicazioni dall’inizio fino alla sua morte, avvenuta a Napoli nel 1476. Per oltre 40 anni ha predicato nelle maggiori città italiane, ma anche in Bosnia, Croazia, Ungheria, Romania, dove pure é venerato e conosciuto. É impressionate vedere come all’epoca si riunivano a migliaia per ascoltare le sue prediche! A L’Aquila una volta fu accolto da 40.000 persone venute da tutto l’Abruzzo. Aveva una grande fiducia nell’annuncio della Parola di Dio. Durante le sue predicazioni riuscì a pacificare città in guerra tra loro, coinvolgendo le autorità comunali e tutta la cittadinanza. Esortò con successo, in vari luoghi, la costituzione di confraternite che si prendevano cura dell’istruzione dei poveri e del riscatto delle prostitute, che contrastavano la piaga del gioco d’azzardo e istituivano Monti di pietà, ovvero istituzioni finanziarie che erogavano prestiti di limitata entità a condizioni favorevoli rispetto a quelle di mercato. San Giacomo era stimato dai Papi, che spesso lo incaricavano di missioni delicate; era amico di Re e Principi che facevano a gara per sentirlo predicare; era però cercato soprattutto da centinaia di persone che ricorrevano a lui per un consiglio o una benedizione. Ad ogni predicazione avvenivano infatti sempre guarigioni prodigiose: muti che iniziavano a parlare, zoppi che improvvisamente camminavano, malattie delle più svariate tipologie sparivano all’improvviso dopo una sua benedizione. Anche coloro che soffrivano di attacchi demoniaci erano spesso liberati dopo aver chiesto una sua preghiera. Insomma una vita affascinante, spesa per riavvicinare la gente a Gesù, che invitava sempre ad invocare con fiducia.

Carletta Di Blasio: