a cura di Pietro Pompei
Prendo a prestito questo titolo da un modesto libro, solo nella carta, ma con un contenuto preziosissimo, apparso alla fine del XX secolo, a cui aveva collaborato, Vittorino Sermarini, collega carissimo per alcuni anni all’”Ancora cartacea”, che me ne aveva dato una copia in dono. Si tratta di un’opera sui generis, realizzata da una equipe in un periodo in cui l’indifferenza e l’apatia portavano alla deriva il nostro amato pianeta Terra. Editore CESARI- Ascoli Piceno
È un’antologia dalla quale farne una RUBRICA estraendo i pezzi migliori e di attualità.
È un atto di giustizia .
Per dimostrare la difficoltà dell’accoglienza di quest’opera, nella prefazione si fa ricorso all’iperbole evangelica: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago” che questa antologia venga adottata come il libro di testo nelle Scuole perché viviamo in un generale clima culturale completamente alieno o contrario alle verità radicali… ché arrivano alla radice dei problemi”.
Dopo aver ricordato il messaggio che 35 anni prima alcuni premi Nobel avevano inviato ai governi, se fosse stato preso nella dovuta considerazione da quelli che “creano l’opinione pubblica e che dirigono i pubblici eventi”, ora non ci sarebbe “l’allerta planetario.
“L’apatia che sotto un profilo ecologico caratterizza l’uomo del mondo industrializzato non è dunque estranea all’incomprensione di quel primo serissimo allarme del 1955. Né cacciatori di voti e capitani di industria, in primo luogo dimostrano ancora oggi di averlo mai capito nella sua netta terribile ed inevitabile chiarezza”. Ed aggiunge: “Ogni Stato è sensibile solo ai propri problemi nazionali, i quali spesse volte sono incompatibili con i problemi nazionali di altri Stati. Nessuno di tutti questi ha ancora dimostrato a tutt’oggi una decisa disponibilità per una comune azione orientata a porre riparo agli errori di tutti . La Scuola è una emanazione dello Stato ecco perché la presente “antologia” ed eventualmente altre più complete di queste saranno rifiutate”.
L’apatia cui sopra si accennava rivela delle tinte fataliste e si caratterizza in due componenti essenziali, quale che sia la priorità: irriflessiva dipendenza al proprio raggiunto benessere o (potere) e mancanza di una esauriente tempestiva, onesta informazione (o irresponsabilità). Tali fattori hanno minimizzato o indotto a non considerare criticamente la seria pericolosità di vita che sovrasta il pianeta Terra.
Ciò nonostante molti sono fiduciosi. Continua: “ E con questo lavoro si è voluto altresì dimostrare fede nell’umanità e una via di speranza. Perché solo chi comprende e razionalizza l’attuale situazione di emergenza può, eventualmente, nell’intimità della propria coscienza, uscire dall’apatia e voler tentare il possibile e l’impossibile per garantire la VITA, ad essa comparando alcuni dei propri privilegi recentemente acquisiti, spesso completamente inutili e dozzinali.
A questo punto si dà spiegazione di questa “antologia” Questa pubblicazione non rivela niente di inedito. La novità se mai è che il lettore invece di leggere 60 libri per un totale di 15.000 pagine, può più rapidamente leggerne solo uno. In esso sono fedelmente trascritti i più rilevanti concetti, convinzioni, proposizioni e dubbi tutti imperniati su quale disastroso futuro potranno o dovranno confrontarsi questa “opulenza”, i rispettivi utenti, i derelitti, il mondo intero in ogni sua espressione biologica”.
I traumi ecologici sono già gravi. Abbattimento delle foreste, desertificazione, buco dell’ozono, piogge acide, inquinamento chimico- nucleare, possibile guerra nucleare, scompensi climatici, effetto serra, esaurimento delle riserve naturali, urbanizzazione, incremento demografico da una parte e il più pesante impatto negativo provocato da sempre maggiori bisogni e sprechi dall’altra, follì spese per armamenti, guerre stellari in prospettiva, sono tutte degradazione che non si possono affrontare separatamente né singolarmente da ogni nazione o blocchi di nazioni. Rappresentano un unico diversificato problema, grave ed estremamente complesso, niente affatto uno “scotto”. Esso può divenire prima o poi una unica ustione incurabile quanto mortale.
È storicamente giunto il momento della verità. Per quanto possa sembrare un assurdo, per vincere non dobbiamo versare lacrime né una sola goccia di sangue. Dobbiamo solo renderci conto delle cause dalle quali esse derivano, semplicemente appellandoci (visto che ci professiamo cristiani) all’AMORE e, se questo non bastasse, fin dal 1945 anche alla RAGIONE. In altre parole dobbiamo avere coraggio e spregiudicatezza di ammettere che il sistema economico nella libera impresa, quando trascende in consumismo, inverte i suoi valori sociali da positivi in negativi. Tanto maggiormente detti valori saranno negativi per quanto più la produzione che li alimenta degenera in sprechi, plurimo inquinamento ed esaurimento delle scorte fossili planetarie…
Mi fermo qui e faccio questa considerazione: Dopo trent’anni la situazione continua a peggiorare.
L’Earth Overshoot Day (EOD) in italiano Giorno del Superamento Terrestre, del sovrasfruttamento della Terra o dello sforamento, indica a che livello illustrativo il giorno nel quale l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno. Quest’anno cade mercoledì 2 agosto una scadenza che l’Italia ha già superato il 15 maggio. Si può inoltre stimare che procedendo di questo passo intorno al 2050 l’umanità consumerà ben il doppio di quanto la Terra produce.
A questo punto abbiamo di fronte la stessa domanda che troviamo nel Deuteronomio 30,14-15 “ nella bocca e nel cuore”. Viene posta davanti a noi “la VITA e il bene, la MORTE ( NON VITA) e il male”.
Fervono i preparativi per la 28° Conferenza delle Parti sui Cambiamenti climatici, in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023. L’annuale vertice ONU sul clima quest’anno si terrà in un paese produttore di petrolio nonché grande emettitore serra quanto a emissioni pro capite, gli Emirati Arabi Uniti (UAE). Interverrà anche Papa Francesco, il quale potrà avvalersi della Laudato si e della Laudate Deum
Cosa ci si aspetta dalla COP di Dubai? (da Vatican News)
Guardando alla COP28 Francesco scrive che «dire che non bisogna aspettarsi nulla sarebbe autolesionistico, perché significherebbe esporre tutta l’umanità, specialmente i più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico» (53). «Non possiamo rinunciare a sognare che la COP28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente. Questa Conferenza può essere un punto di svolta» (54). Il Papa osserva che «la necessaria transizione verso energie pulite… abbandonando i combustibili fossili, non sta procedendo abbastanza velocemente. Di conseguenza, ciò che si sta facendo rischia di essere interpretato solo come un gioco per distrarre» (55). Non si può cercare soltanto un rimedio tecnico ai problemi, «corriamo il rischio di rimanere bloccati nella logica di rattoppare… mentre sotto sotto va avanti un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare» (57).
Basta ridicolizzare la questione ambientale
Francesco chiede di porre fine «all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione come solo ambientale, “verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici. Ammettiamo finalmente che si tratta di un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli. Per questo si richiede un coinvolgimento di tutti». A proposito delle proteste dei gruppi radicalizzati, il Papa afferma che «essi occupano un vuoto della società nel suo complesso, che dovrebbe esercitare una sana pressione, perché spetta a ogni famiglia pensare che è in gioco il futuro dei propri figli» (58). Il Pontefice auspica che dalla COP28 emergano «forme vincolanti di transizione energetica» che siano efficienti, «vincolanti e facilmente monitorabili» (59). «Speriamo che quanti interverranno siano strateghi capaci di pensare al bene comune e al futuro dei loro figli, piuttosto che agli interessi di circostanza di qualche Paese o azienda. Possano così mostrare la nobiltà della politica e non la sua vergogna… Ai potenti oso ripetere questa domanda: “Perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario farlo?”» (60).
Un impegno che scaturisce dalla fede cristiana
Infine il Papa ricorda che le motivazioni di questo impegno scaturiscono dalla fede cristiana, incoraggiando «i fratelli e le sorelle di altre religioni a fare lo stesso» (61). «La visione giudaico-cristiana del mondo sostiene il valore peculiare e centrale dell’essere umano in mezzo al meraviglioso concerto di tutti gli esseri». «Noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile» (67). «Questo non è un prodotto della nostra volontà, ha un’altra origine che si trova alla radice del nostro essere, perché Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda» (68). Ciò che conta, scrive Francesco, è ricordare che «non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali, senza una maturazione del modo di vivere e delle convinzioni sociali, e non ci sono cambiamenti culturali senza cambiamenti nelle persone» (70). «Gli sforzi delle famiglie per inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato, stanno creando una nuova cultura. Il semplice fatto di cambiare le abitudini personali, familiari e comunitarie» contribuisce «a realizzare grandi processi di trasformazione che operano dal profondo della società» (71). Il Pontefice conclude la sua esortazione ricordando che «le emissioni pro capite negli Stati Uniti sono circa il doppio di quelle di un abitante della Cina e circa sette volte maggiori rispetto alla media dei Paesi più poveri». E afferma che «un cambiamento diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale avrebbe un impatto significativo a lungo termine. Così, con le indispensabili decisioni politiche, saremmo sulla strada della cura reciproca» (72)