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Scattata la tregua tra Israele e Hamas, attesa la liberazione di un primo gruppo di ostaggi

Marco Guerra – Vatican News

Dopo 48 giorni di conflitto, tra Israele e la Striscia di Gaza tacciono le armi. La lunga trattativa per stabilire una tregua si è conclusa con la consegna da parte di Hamas della lista dei prigionieri palestinesi da liberare.

Tre palestinesi per ogni israeliano

L’accordo prevede uno stop ai combattimenti di quattro giorni e la liberazione di 50 ostaggi ebrei, donne e minori di 19 anni, in cambio del rilascio di 150 palestinesi, anche questi donne e bambini, detenuti in Israele. In pratica i negoziatori si sono accordati per un rapporto di 3 palestinesi per ogni israeliano. Il primo scambio, che prevede la liberazione di 13 israeliani, era fissato per ore 16 locali di ieri, venerdì 24 novembre, attraverso il valico di Rafah. All’operazione la partecipazione della Croce Rossa e la Mezza Luna Rossa che, fra le altre cose, riferiscono che da ieri mattina centinaia di persone si stanno riversando al valico di Rafah, sia dal lato egiziano che da quello palestinese, senza un elenco preventivo. Tra queste ci sono stranieri ed egiziani rimasti bloccati nella Striscia e che vogliono passare in Egitto, e palestinesi bloccati nel Sinai e in altre città egiziane che lasciano l’Egitto per tornare a Gaza.

Israele prevede altri due mesi di guerra

Intanto a minacciare questo primo importante passo di distensione si segnala già il lancio di un razzo sparato da Gaza dopo l’inizio del cessate il fuoco intercettato dal sistema Iron Dome. L’esercito israeliano ha condotto raid e operazioni di terra fino a poco prima della tregua. Ieri mattina ha distrutto i tunnel sotto l’ospedale al Shifa e i soldati israeliani hanno arrestato il direttore della struttura sanitaria accusandolo di aver collaborato con Hamas che aveva installato nell’ospedale una delle sue roccaforti operative. In tutti i casi le prospettive restano fosche e il ministro della difesa israeliano ha sottolineato che la tregua sarà breve e che poi si prevedono “altri due mesi di guerra”. “Sarà una breve pausa – – ha spiegato – alla fine della quale i combattimenti riprenderanno con intensità e creeremo pressione per portare indietro altri ostaggi”.

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