MONTEPRANDONE – Una chiesetta molto antica, piccola, raccolta, che trasuda spiritualità; numerose opere d’arte imponenti, pregne di significato e ricche di storia; il corpo di un santo, alcune reliquie e tantissimi ex voto che testimoniano il cammino di vita e di fede del santo e dei tanti suoi devoti; un silenzio che sembra quasi irreale, se si pensa al rumore che c’era fuori poco prima, e che all’improvviso viene rotto dal suono intenso e penetrante degli strumenti musicali e dalle voci chiare ed armoniose dei coristi che elevano al Cielo canti di gioia. Tutto è preghiera. Tutto è bellezza.
Si possono riassumere così quelle due ore trascorse venerdì 24 Novembre, dalle ore 21:15 alle ore 23: 15, presso il Santuario di San Giacomo della Marca in Monteprandone, dove si sono riuniti i Cori Liturgici delle Comunità Parrocchiali di tutta la Vicaria. Anche la Vicaria che porta il nome del Santo monteprandonese, infatti, come altre Vicarie della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, ha voluto omaggiare la festa di Santa Cecilia, riunendo tutti i cantori in un’unica celebrazione eucaristica per pregare e cantare insieme. La Santa Messa, a cui è seguito un breve concerto, è stata presieduta da padre Lorenzo Turchi e concelebrata da altri sacerdoti della Vicaria: padre Marco Buccolini, guardiano del Santuario di San Giacomo della Marca; don Vincent Ifeme, parroco della Parrocchia San Niccolò di Monteprandone; don Matteo Calvaresi, parroco dell’Unità Pastorale Sacro Cuore e Regina Pacis di Centobuchi; don Alfonso Rosati, parroco delle Parrocchie San Gabriele dell’Addolorata e Santa Maria Bambina di Villa Rosa. Presenti tra i fedeli anche il primo cittadino di Monteprandone, Sergio Loggi.
Queste le parole di padre Lorenzo Turchi durante l’omelia: “Sono da poco ritornato qui a Monteprandone e la vostra presenza numerosa di stasera per onorare la festa di Santa Cecilia, patrona della musica, degli strumentisti e dei cantanti, e la presenza di San Giacomo della Marca, protettore in particolare dei fanciulli e patrono della nostra Vicaria, mi ha fatto tornare in mente la prima volta che sono giunto qui al Santuario. Ricordo perfettamente che spesso durante una delle prime Messe celebrate in una frazione di campagna c’erano due vecchiette che cantavano con la voce un po’ stridula, ovviamente in toni diversi, senza armonia. Dopo un primo momento di sorpresa, però, pensai al fatto che quelle signore stessero offrendo la loro preghiera nel modo migliore che potessero. E pensai a quanto è grande Dio! Il Signore, infatti, accoglie quello che possiamo fare: a volte tanto, a volte poco, non importa. Egli guarda il nostro cuore. Anche nella nostra vita capita di frequente che qualcosa risulti un po’ stonato. E capita di non riuscire a dare a Dio, e quindi ai fratelli, quello che davvero potremmo. Stasera, al contrario, sentiamo fortemente la bellezza di questo momento e possiamo restituire al Signore i doni che Egli ci ha dato. Come diceva Francesco (San Francesco), dobbiamo restituire a Dio i doni che Egli ci ha donato! E restituirli significa far sentire la bellezza di Dio“.
Nel brano del Vangelo di oggi – ha proseguito il frate – si parla della preghiera. Allora ci chiediamo cosa significhi pregare e come si possa far venir voglia alla gente di pregare. Mi viene in mente una frase di Antoine de Saint-Exupéry il quale afferma che, se si vuole che gli uomini costruiscano barche, bisogna insegnar loro il desiderio del mare. Se uno infatti ha un desiderio, quel desiderio lo condurrà ad affrontare molte difficoltà e a camminare fino alla meta per raggiungere l’obiettivo desiderato. Se, al contrario, il desiderio non c’è, il suo cammino diventa pesante, faticoso. Questo vale anche per la preghiera. Se uno vi dicesse quotidianamente “Devi pregare!”, “Devi pregare!”, “Devi pregare!”, a voi andrebbe di pregare?! Se, invece, noi dentro al nostro cuore pensassimo: ‘Signore, io voglio sentire la tua presenza, voglio affidarmi a te!’, allora quel desiderio riuscirà a condurci dove non pensavamo, quel desiderio sarà già diventato preghiera”.
“Allora stasera lasciamoci con questa promessa – ha concluso padre Lorenzo –, ovvero di curare il desiderio di Dio, di rendere bella una celebrazione, di poter insieme trovare quell’armonia che si persegue in un coro. Stasera è veramente bello ascoltare, pregare, cantare insieme. La celebrazione di questa Messa ci aiuti allora a dare armonia alle nostre voci e alla nostra vita e a far crescere in noi il desiderio di Dio. Un grande e celebre scrittore, Fëdor Dostoevskij, diceva che sarà proprio la bellezza a salvare il mondo: infatti la bellezza ci fa desiderare Dio. E, se ci pensiamo, è proprio così. Quando c’è qualcosa di bello, come il Signore, quella cosa o quella persona tocca il nostro cuore. L’augurio per noi quindi è che la bellezza di questa sera ci aiuti ad impegnarci a curare sempre nel nostro cuore il desiderio di Dio e a cantare con la vita il Signore“.
Al termine della celebrazione eucaristica, i Cori presenti, appartenenti a numerose Parrocchie della Vicaria, diretti dal M° Marco Laudi, hanno tenuto un breve concerto, accompagnati da alcuni musicisti: Giorgio Maradonna e Gianfranco Neve alle percussioni; Alessio Giuliani e Matteo Maria Mariani ai violini; Rita Pierannunzi e Massimo Amandonico ai fiati; Francesco Sciarroni ed Enrica Assenti all’organo; Sergio Capoferri al corno.
Cinque i brani proposti. Dopo aver rotto il ghiaccio con il canto “La vera gioia” del M° Marco Frisina, i cantori hanno deliziato i presenti con “Shemà Israel” del M° Stefano Puri e “Tu sei la mia vita – Symbolum ’77” del Teologo e M° Pierangelo Sequeri. A seguire hanno intonato “La Vergine degli Angeli”, il celebre inno religioso che chiude l’atto II del melodramma “La forza del destino” di Giuseppe Verdi. La conclusione è stata affidata alla forza e alla potenza impetuosa dell’“Inno al Signore della tempesta” del M° Stefano Puri, un brano che celebra il trionfo dell’eternità di Dio su tutto ciò che è terreno, transitorio. Non è un caso che la nota più acuta del brano (Sol 4) si trovi proprio al termine di ogni strofa, proprio sulla parola “Re”, il Re che siede sopra la tempesta, sopra tutto e tutti.
Scroscianti gli applausi al termine del concerto da parte di tutti i presenti che hanno molto apprezzato l’esibizione.
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