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Giovani. Teen Star: il programma dedicato alla sessualità e all’affettività degli adolescenti

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Silvia Rossetti

Nell’ambito del programma internazionale “Teen Star” (www.teenstar.it), dedicato alla sessualità e all’affettività degli adolescenti, da circa dieci anni il Centro d’Ateneo Studi e Ricerche  sulla Famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano organizza dei corsi di formazione per educatori, professionisti del settore e per genitori. Il logo del programma è una stella a cinque punte: esse indicano le sfere – fisico, emozionale, intellettuale, sociale e spirituale – che sono coinvolte nella sessualità di ogni essere umano. Incontriamo Raffaella Iafrate, pro-rettore della Cattolica, docente e direttrice di alta formazione.

Professoressa Iafrate, quali sono gli obiettivi del programma “Teen Star”?
Negli anni ci siamo resi conto che, malgrado la molteplicità di corsi dedicati alla sessualità e all’affettività, ne mancasse uno davvero incentrato sull’essere umano nella sua completezza. Formare su questi temi non vuol dire occuparsi esclusivamente della prevenzione di gravidanze indesiderate o di malattie sessualmente trasmissibili, oppure offrire un approccio teorico e moralistico.A partire dalla conoscenza del proprio corpo, del suo valore, della sua bellezza e delle sue potenzialità, con “Teen Star” abbiamo voluto ispirare una vera e propria “rivoluzione” umana orientata alla comunicazione e alla relazione.Conoscere e approfondire la dimensione biologica e antropologica della sessualità permette di scoprire che essa tende alla realizzazione del profondo desiderio di “amare ed essere amati”.

Quindi, si tratta di un percorso formativo che ha come fine ultimo l’essere umano…
Nutriamo una profonda fiducia nell’essere umano. Per questo motivo abbiamo scelto un metodo di formazione fondato sull’esperienza e la riflessione. Ogni anno la professoressa Pilar Vigil, ginecologa, biologa e docente della Pontificia Università Cattolica del Cile, nonché relatrice del corso, sollecita i gruppi a confrontarsi sui temi sociali e culturali più attuali, recentemente abbiamo affrontato il transgenderismo e la fluidità di genere.

Soltanto una buona consapevolezza di sé rende l’individuo in grado di fare delle scelte realmente libere in campo affettivo e sessuale.

Quali sono le urgenze educative oggi nell’ambito dell’affettività?
Nella società attuale ci troviamo davanti a una cultura dominata da uno sbilanciamento a favore degli aspetti emozionali a discapito di quelli valoriali, con un’affettività sradicata dall’ethos, da una prospettiva di senso, percepita come pura saturazione di un bisogno, senza direzione e scopo, ridotta a puro sentimentalismo, a “ciò che si sente”, si prova.  Anche a livello educativo si osserva tale sbilanciamento. Bambini e adolescenti vengono educati sul piano cognitivo e – al limite – comportamentale, ma si ritiene l’affettività come “non educabile”, a favore di uno spontaneismo che si risolve in un puro soddisfacimento dei bisogni immediati.

Qual è l’origine delle lacune che oggi presentano gli adolescenti e i giovani adulti in campo affettivo?
Negli anni si è andata consolidando sempre più una prospettiva individualistico-narcisistica abbinata a un incoraggiamento costante a vivere “qui ed ora” le proprie emozioni. Il risultato è la negazione, o quantomeno il disconoscimento dei bisogni dell’altro da sé.

L’essere umano realizza la propria identità nella progettualità, non nel godimento dell’effimero.

Anche il corpo, che paradossalmente sembra al centro del nostro accudimento, si è trasformato in un oggetto narcisistico di cui godere. Parlare di corpo “in relazione” significa invece introdurre l’idea di corpo inteso  come “limite”, “confine”. È proprio su questo limite intrinsecamente umano che è possibile interpretare il corpo come mediatore tra il sé e l’altro, come potente strumento di comunicazione.

Esiste un aspetto in cui le attuali generazioni sembrano superare le precedenti?
I giovani di oggi avvertono più delle generazioni passate il bisogno e il desiderio della verità. Lo stereotipo dell’autorità con loro non funziona e sono maggiormente inclini a “smascherare” ciò che non è autentico. Occorre essere credibili, coerenti e autorevoli con loro, soprattutto quando si trattano temi tanto delicati, nei confronti dei quali – tra l’altro – i ragazzi sembrano essere disposti a un approccio sereno e privo di pregiudizi. Non possiamo più permetterci di veicolare essenzialmente concetti e contenuti… Per dirla con le parole di Giorgio Gaber: “Non insegnate ai bambini. Ma coltivate voi stessi il cuore e la mente”.

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