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Convegno nazionale SiCei: quando la tecnologia è a servizio delle comunità

foto SIR/Marco Calvarese

Filippo Passantino

“Vogliamo rilanciare l’impegno della Chiesa nel mondo digitale. La Cei è impegnata da tempo, in prima persona, in un proficuo rapporto circolare con le diocesi e con le parrocchie, con le realtà ecclesiali, per prepararle a sfruttare al meglio questo strumento in un’ottima di presenza ed evangelizzazione. Questo processo deve continuare”. Don Gianluca Marchetti, sottosegretario della Cei, aprendo il convegno nazionale del Servizio informatico Cei (SiCei) “Costruiamo insieme l’evoluzione digitale delle nostre comunità”, a Roma, ha indicato la linea.
La consapevolezza di fondo è che il web e la tecnologia possono essere un supporti preziosi, ma bisogna saperlo “abitare” e utilizzare per rispondere a una sfida: “Partecipare a una visione”. “C’è anche la finalità amministrativa delle attività delle parrocchie che trovano nello strumento informatico un’utilità – ha aggiunto -. Lo scopo che qui abbiamo è quello di coltivare un dialogo, non solo dare uno strumento tecnico. Vogliamo trovare una visione di insieme e creare questo spirito sinodale”.

foto SIR/Marco Calvarese

Soffermandosi sul dialogo con le parrocchie, il sottosegretario della Cei ha evidenziato anche l’utilità di “usare lo strumento informatico e farlo in modo coordinato, per avere un linguaggio univoco, un linguaggio chiaro”. “I protagonisti dei nostri processi sono le persone e le loro relazioni, mentre l’evoluzione degli strumenti digitali è al servizio delle nostre comunità. E meritano di essere conosciuta per perché siano utili alle nostre comunità”.

Strumenti utili in ottica sinodale. Don Claudio Francesconi, economo della Cei, ha indicato una “visione rinnovata dell’approccio ai sistemi informatici, una visione integrata”. “Non è puntare solo l’attenzione ai vari software ma sostenere un’evoluzione digitale. Per cui attraverso un unico cruscotto integrare i vari processi ottimizzando anche le risorsa a disposizione, economiche e umane”. In quest’ottica, si inserisce l’impegno della Cei. “Gli strumenti che, come Segreteria generale, offriamo attraverso il servizio informatico intendono facilitare questo cammino”. “È una visione all’interno della diocesi per cui le parrocchie possono essere in sintonia digitale con la stessa diocesi. Quindi c’è questa sinergia interna ma anche come Chiesa italiana. È un risvolto del cammino sinodale delle nostre Chiese nell’atto pratico con strumenti che dovrebbero facilitare questo dialogo”. Una maggiore partecipazione delle parrocchie nell’uso di questi strumenti è l’obiettivo da raggiungere. “Non possiamo più pensare che le parrocchie continuino a operare come si faceva trent’anni fa. E quindi è importante che si adattino. Ma questo lo possono fare solo creando legami tra di loro e tenendosi in contatto con le diocesi in modo da sfruttare tutte le possibilità offerte dal digitale per esprimere la loro presenza accanto alle persone”, ha spiegato Giovanni Silvestri, responsabile del Servizio informatico Cei.

L’evangelizzazione passa anche dal cloud. Soffermandosi sui servizi proposti, Silvestri ha indicato l’importanza del sistema Unio, che permettere alle parrocchie quotidianamente di gestire i loro adempimenti e le loro pratiche anche pastorali, restando in contatto assiduo con la diocesi. “La dimensione della collaborazione tra parrocchia e diocesi invece di essere sporadica diventa quotidiana. E questo avviene grazie al digitale, grazie al cloud – ha spiegato -. Questo fa sì che il parroco, avendo i propri strumenti digitali sul cloud, li porti con sé in un tablet anche quando va a visitare le famiglie, quando si muove nel territorio della parrocchia. Così si supera la separazione tra il momento dell’elaborazione e quello della presenza accanto alle persone”. Partendo dal presupposto che “non ci muoviamo perché appassionati di tecnologia o tecnica”, il direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Cei, Vincenzo Corrado, ha spiegato che “a spingerci è l’evangelizzazione”. “L’unico obiettivo è l’annuncio. In un ambiente digitale che non è qualcosa di contorno o accessorio. Ma è un contesto di vita, soprattutto per le nuove generazioni”. Quindi, da parte sua l’incoraggiamento a “essere prossimi” anche nei sentieri digitali. “Dobbiamo imparare che il nostro futuro sarà sempre più integrale e integrato”.

Una comunità consapevole e un sistema integrato. “Nella nostra strategia è fondamentale la rete. Perché i valori possiamo raccontarli alla comunità proprio attraverso la rete”. Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio di promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, ha sottolineato l’importanza della rete anche in funzione dell’impegno in favore dell’8xmille alla Chiesa cattolica. “Da una ricerca emerge che 14 milioni di persone sarebbero pronte a fare un’offerta per i nostri sacerdoti, ma i donatori sono 80mila – ha aggiunto -. Noi spendiamo soldi per acquistare liste e contatti per rendere consapevoli le persone. Man mano che ciò avviene, cominciamo ad avere potenziali donatori interessati. Se andiamo direttamente in parrocchia, saltiamo tanti passaggi e, risparmiando, avremo molte più persone informate che poi faranno passare i nostri messaggi”.
Ricordando che il target di riferimento è quello dei cattolici praticanti, Monzio Compagnoni ha rilevato che “non possiamo essere più ognuno per sé”. “Serve una comunità consapevole e un sistema integrato. E, quindi, un’integrazione di sistemi di comunicazione, di gestione della rete e di gestione di attività del territorio”. Quella indicata, in particolare, è “un’integrazione della rete innovando i processi e sviluppando la parte tecnologica per raggiungere tante persone”. Ricordando il processo di realizzazione del portale unitiinrete.it, infine, il direttore del Servizio ha osservato che “l’integrazione della comunicazione è, da un lato, tecnica e, dall’altro, integrazione di logiche di comunicazione”. “Nel momento che parte una campagna nazionale, deve partire una campagna locale. E in maniera integrata”.

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