Foto di Devis Camilli
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Purtroppo viviamo le nostre giornate con sempre maggiore frenesia, ansia e rabbia. Dovremmo invece imparare di più a sorridere, perché il sorriso benevolo genera la vita“. È con queste parole che il Vescovo Carlo Bresciani ha salutato tutti gli ospiti intervenuti al Convegno dal titolo “Un sorriso, un saluto: comunicazione obsoleta?”, organizzato dall’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani) di San Benedetto del Tronto e tenutosi sabato 2 dicembre presso l’Auditorium Giovanni Tebaldini di San Benedetto del Tronto.
L’evento, coordinato da una segreteria scientifica composta dal Neurologo Terenzio Carboni e dal Medico di Medicina Generale Giuseppe Romani, è nato con l’intento di accrescere la consapevolezza dell’importanza della comunicazione, soprattutto non verbale, nelle relazioni umane e quindi anche in ambito sanitario. L’espressione verbale, infatti, seppur importante, rappresenta solo una parte dell’universo comunicativo e in particolare nel rapporto medico paziente: è invece la comunicazione non verbale a rivestire un ruolo di primaria importanza, una vera e propria lingua che tutti parlano con il proprio corpo.
L’incontro, moderato dalla dott.ssa Lucia Lucantoni, Dirigente Medico SPDC, dalla dott.ssa Cristina Paci, Direttore U.O.C. di Neurologia, e dal dott. Alfredo Fioroni, Direttore U.O.C. di Medicina Fisica e Riabilitativa, tutti della AST di Ascoli Piceno, ha fornito ai medici presenti e a tutti gli intervenuti elementi di formazione, riflessione e approfondimento per migliorare le competenze comunicative.
Dopo i saluti del Vescovo Carlo Bresciani e del Sindaco Antonio Spazzafumo, numerosi sono stati gli ospiti intervenuti. La prima parte del convegno, più tecnica e scientifica, è stata affidata alle relazioni del dott. Terenzio Carboni, Neurologo, del dott. Marco Bartolini, Professore Associato della Clinica Neurologica dell’Università Politecnica delle Marche, del dott. Marco Giri, Direttore del DSM della AST di Ascoli Piceno, e della dott.ssa Luciana Virgilio, Logopedista dell’U.O.C. di Medicina Fisica e Riabilitativa dell’AST di Ascoli Piceno.
A rompere il ghiaccio è stato il Neurologo Terenzio Carboni, il quale ha esordito dicendo: “Ridere e sorridere non sono la stessa cosa. Ridere è una reazione emotiva ad una situazione estemporanea che comporta anche un’emissione sonora e generalmente avviene in compagnia. Sorridere, invece, implica un sentimento più profondo il cui effetto si dilata nel tempo: il sorriso, infatti, è uno degli strumenti più incisivi di persuasione e di seduzione che l’umanità abbia a disposizione“. Attraverso l’utilizzo di numerose diapositive esplicative, Terenzi ha approfondito l’aspetto anatomo-fisiologico del sorriso, coinvolgendo parecchio i presenti, in particolare i giovani studenti, e concludendo che “il sorriso, oltre a procurare benessere, buonumore ed entusiasmo in chi lo fa, genera un contagio primitivo emotivo in chi lo riceve. Per tale ragione può essere usato come ottimo strumento di comunicazione nelle relazioni, anche in quelle tra medico e paziente”.
A seguire è intervenuto il prof. Marco Bartolini che si è occupato di approfondire la neuropatologia della comunicazione non verbale, dividendo le sue riflessioni in tre parti: prima alcuni concetti generali sui livelli comunicativi, poi cosa si intende per comunicazione non verbale ed infine alcuni esempi di neuropatie patologiche in cui la comunicazione non verbale viene fortemente inficiata.
È stata poi la volta del dott. Marco Giri che ha analizzato gli aspetti psicopatologici della comunicazione umana. “Se parliamo di comunicazione – ha detto Giri –, dobbiamo ricordarci che noi non siamo mai soli: noi siamo nel mondo e il mondo è in noi” e poi ha proceduto a fare una panoramica generale su quegli scienziati, studiosi e filosofi che “hanno dato importanza alla fenomenologia, e quindi ai vissuti dei pazienti, e si sono occupati di psicopatologia, una parola che andrebbe citata ogni mattina in ogni scuola, in quanto ci ricorda che l’essere esiste, in quanto è proprietario di una coscienza, e di questa coscienza la funzione determinante è la coscienza dell’io“. Giri ha poi proseguito il suo intervento, elencando i maggiori e più frequenti disturbi del neurosviluppo che implicano anche un disturbo della comunicazione, come il DSA (Disturbo dello Spettro Autistico), l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività) e il Disturbo della Comunicazione Sociale Pragmatica, che si manifesta come un deficit nell’uso della comunicazione per scopi sociali, come compromissione della capacità di modificare la comunicazione per renderla adeguata al contesto o alle esigenze di chi ascolta, come difficoltà nel seguire le regole della conversazione (come il rispetto dei turni o il saper utilizzare i segnali verbali e non verbali per regolare l’interazione) e infine anche come difficoltà nel capire quello che non viene esplicitato chiaramente (fare inferenze) e i significati ambigui. “Non posso non citare in chiusura – ha concluso Giri – le nuove frontiere della comunicazione digitali e virtuali, sottolineando come l’uso incontrollato dei social possa sfociare in una dipendenza e quindi in un disturbo del controllo degli impulsi, fatto questo molto grave perché perdere il contatto con la dimensione reale significa perdere la visione della coscienza e dell’io“.
A concludere la prima parte del Convegno è stata la dott.ssa Luciana Virgili, la quale ha spiegato il ruolo del logopedista nella neuro-riabilitazione nei deficit cognitivi ed ha quindi affrontato l’aspetto più tecnico dei disturbi della comunicazione.
La seconda parte del Convegno, più analitica e distensiva, si è aperta con la relazione della prof.ssa Ines Amadio, Docente del Liceo Classico Leopardi di San Benedetto del Tronto, che ha parlato del sorriso nella letteratura. A concludere il suo intervento sono state le studentesse Sofia Giangrossi ed Asia Francesca Brucciolo, le quali hanno declamato una poesia di William Blake, una di Wislawa Szymborska e una di Eugenio Montale.
A seguire sono intervenuti gli ultimi due relatori, il dott. Domenico Sabatini, Geriatra, che ha approfondito il sorriso nella storia dell’arte, e Mons. Vincenzo Catani, Storico e Archivista diocesano della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, che ha parlato del sorriso di Dio. Catani ha fatto un lungo ed interessante excursus sulla rappresentazione di Dio nella Bibbia, soffermandosi su quei brani in cui il Suo volto viene descritto con il sorriso, a partire dalla Creazione, passando per Abramo, Isacco e i Salmi, fino a giungere a Cristo che si mette vicino alla mamma di Lazzaro, ai lebbrosi, alla prostituta al pozzo, all’adultera. “Il sorriso – ha concluso Mons. Catani – è relazione e il cristiano è una persona che sorride, perché si mette in relazione con gli altri, come Dio si è messo in relazione con lui“.
A tirare le conclusioni del Convegno è stato il dott. Fioroni il quale ha detto: “Sorridere non costa nulla, ma ci impegna, perché significa spendersi per la relazione. Come tale, il sorriso non è uno strumento utile solo tra medico e paziente, ma anche in ogni altro rapporto. Il sorriso è accoglienza, perché apre la porta alla relazione, sia a quella che cura, quindi tra medico e paziente, sia a quella che si instaura per qualsiasi altra ragione, quindi tra qualsiasi persona. Oggi, in particolare, in una società profondamente mutata a causa della pandemia, il sorriso ha un valore sociale ragguardevole che non può e non deve essere trascurato“.
Il Convegno, apprezzato da tutti gli uditori, è risultato particolarmente interessante per gli studenti presenti, i quali, intervistati da me a fine incontro, hanno detto: “Alcune nozioni che sono state dette durante il Convegno erano già state oggetto di studio con il prof. Simonetti, altre invece sono state una scoperta. Alcuni di noi, inoltre, frequentano il corso di studi con curvatura biomedica, quindi si sono particolarmente appassionati all’argomento. Ma, in generale, l’incontro è stato utile per tutti, perché ci ha fatto riflettere su quanto il sorriso sia rilevante nelle relazioni e su quanto sia importante curare le relazioni, non solo tra medico e paziente, ma anche tra noi studenti e in generale nella vita con tutte le persone con cui interagiamo”.