Patrizia Caiffa
(da Islamabad) – Tre mesi e mezzo fa, in Pakistan, la minoranza cristiana che vive a Jaranwala, a 30 chilometri da Faisalabad, nello Stato del Punjab, è stata presa di mira da una folla inferocita che ha diffuso false accuse di blasfemia. In Pakistan vige da anni una legge che punisce con il carcere o la pena di morte chi insulta l’islam o il profeta Maometto. Oltre 500 famiglie, su circa 10.000 cristiani, hanno visto incendiare o distruggere le loro case, i beni saccheggiati, le croci, le bibbie e il cimitero profanati. Circa 30/40 chiese sono state vandalizzate. Ad intervenire in loro soccorso, oltre alla diocesi di Faisalabad, è stata Caritas Pakistan, che ha la sede principale a Lahore, con 250/300 operatori sparsi in 8 uffici del Paese.
“Il 16 agosto, appena accaduto l’assalto, ci siamo subito recati sul posto – racconta al Sir Amjad Gulzar, direttore esecutivo di Caritas Pakistan -. Mi è rimasto impresso il forte odore di prodotti chimici bruciati negli incendi, oltre alla distruzione delle case e delle chiese. Per fortuna non ci sono stati morti”. Caritas ha messo a punto un piano, insieme alla diocesi di Faisalabad, per assistere le 500 famiglie colpite.
Aiuti per la ricostruzione delle case, scuole e sostegno psicologico. Dopo una valutazione dei bisogni gli operatori hanno distribuito cibo e set da cucina, letti, lenzuola, coperte, lavatrici e dato supporto nella ristrutturazione delle case. Di recente hanno creato tre “Caritas community school”, frequentate da una novantina di studenti. Qui ricevono anche materiali didattici gratis e sostegno psicologico e sociale. “E’ una comunità molto povera e vulnerabile – precisa -. L’incidente è stato traumatico, molti bambini e anziani hanno ancora incubi, non dormono la notte, sono impauriti, si nascondono”.
Il progetto non è ancora concluso: il 16 dicembre distribuiranno a Faisalabad pacchi natalizi a 300 famiglie, con un pranzo di Natale a cui sono stati invitati molti bambini, “per far sentire loro che la Chiesa è vicina”.
Ora la situazione a Jaranwala sembra essersi normalizzata. “C’è voluto un po’ di tempo ma i governi provinciale e federale hanno capito che sono necessari sforzi per creare armonia tra le persone – spiega Gulzar -. Si sono chiesti cosa fare per evitare altri incidenti. Il governo locale, insieme alla Chiesa cattolica e alle autorità musulmane, stanno lavorando insieme per ristabilire l’armonia”.
L’uso improprio della legge sulla blasfemia. Gulzar conferma che in Pakistan, con 224 milioni di abitanti e oltre 2 milioni e mezzo di cristiani, ci sono comportamenti discriminatori nei confronti delle minoranze. Spesso questi casi accadono nelle aree rurali, dove le persone sono povere e non istruite. “La legge sulla blasfemia viene usata come pretesto – spiega -. Spesso le indagini dimostrano che i casi sono falsi, le accuse vengono usate per casi personali”. Una discriminazione meno evidente emerge anche nelle grandi città: “Molti cristiani sentono che non viene dato loro il giusto spazio.
Devono cambiare la mentalità e i comportamenti delle persone”.
“Però ci sono anche episodi in cui famiglie cristiane sono state salvate da famiglie musulmane, li hanno accolti nelle loro case – sottolinea Gulzar -. In Pakistan ci sono tante buone persone ma riuscire a cambiare i comportamenti discriminatori è una sfida molto grande. Bisogna lavorare per evitare scontri e conflitti”.
“Rivedere la legge per impedire abusi”. Secondo il direttore di Caritas Pakistan, “sarebbe molto importante che la legge sulla blasfemia venga rivista perché molte volte non è applicata in maniera corretta. Ma soprattutto devono cambiare i comportamenti, la mentalità delle persone, far capire che anche se la religione di Stato è l’islam, la patria è stata fondata sulla coesistenza delle religioni”. Non a caso la parte bianca nella bandiera pakistana, su una parte verde che indica l’islam maggioritario, rappresenta proprio la presenza delle minoranze religiose.
“Bisogna iniziare dai bambini nelle scuole, fare informazione e training a tutti i livelli per imparare il rispetto delle diversità”.
Caritas lavora in Pakistan dal 1965 ed è impegnata in primo luogo nella risposta alle emergenze, come alluvioni e terremoti. L’ultima disastrosa inondazione è stata nell’agosto del 2022. Grazie al sostegno di Caritas italiana e della Cei hanno potuto assistere più 10.000 famiglie con aiuti d’emergenza, tra cui cibo, beni non alimentari, tende, mezzi di sostentamento per allevamento e agricoltura, sicurezza alimentare, acqua e servizi igienici, educazione, aiuti ai bambini.
Costruire comunità resilienti a terremoti e alluvioni. Vista la frequenza delle alluvioni nella stagione dei monsoni, è interessante è anche il lavoro di prevenzione che Caritas Pakistan porta avanti per costruire comunità resilienti nelle zone più a rischio, vicino ai fiumi. Una recente indagine ha dimostrato che in 35 villaggi in cui hanno lavorato l’impatto delle inondazioni del 2022 è stato minore rispetto ad altri villaggi: “Le persone hanno compreso i messaggi del governo, sono riuscite a mettere in salvo persone, gli animali e i beni personali, portando con sé i documenti nel momento della fuga”.
1.300.000 alberi piantati. Un altra importante sfida è la lotta ai cambiamenti climatici prevenendo i disastri attraverso la piantumazione di alberi: finora ne hanno piantati 1 milione e 300.000 in diverse zone a rischio del Pakistan, il progetto è ancora in corso. I finanziamenti per le tante e varie progettualità arrivano principalmente da Caritas italiana, Caritas Austria e Caritas Germania.