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FOTO e VIDEO San Benedetto, tantissimi fedeli per la festa in onore dell’Immacolata Concezione

DIOCESI –Tantissimi fedeli hanno preso parte, venerdì 8 dicembre, alle celebrazioni in onore della Immacolata Concezione, a San Benedetto del Tronto, tenendo fede a una promessa che dal 1855 si perpetua ogni anno. Presso la Cattedrale Madonna della Marina, dopo il Santo Rosario, il Vescovo Carlo Bresciani ha presieduto, alle ore 16.30, la Santa Messa.

Nella sua omelia, il Vescovo Carlo ha affermato: “La prima lettura, tratta dal libro della Genesi, ci ha presentato la disobbedienza di Adamo ed Eva nel giardino delle origini.
In modo allegorico ha voluto dirci da dove viene il male che da sempre affligge l’umanità: il pensarsi e il volersi al di sopra di tutto e credere che tutto possa dipendere solo dalla propria volontà, in altre parole ad essere il Dio di se stessi… e degli altri.

Adamo ed Eva mangiano il frutto proibito e si ritrovano nudi, cioè senza alcuna difesa, costretti a nascondersi tra gli alberi del giardino. La loro scelta, che pretendeva di porsi all’origine di ogni cosa negando la loro realtà creaturale, non li ha portati all’immortalità, ma a una maggior debolezza, addirittura alla contrapposizione tra uomo e donna con accuse reciproche. Non solo non sono giunti ad essere come Dio, ma a diventare più deboli e divisi tra loro; non solo contro Dio, ma gli uni contro gli altri e tutti e due nudi, addirittura con la creazione che si rivolta loro contro. Voler sostituirsi a Dio è il peccato originale da cui originano tutti gli altri mali dell’umanità.

Possiamo chiederci: che cosa è questo frutto proibito di cui parla la Bibbia? L’immaginazione ha portato a pensare ad una mela (cosa che il testo biblico però non dice). Credo che ciò che vuole significare sia qualcosa di molto profondo. Il frutto proibito, il vero veleno dell’umanità, è il cibarsi dell’illusione di poter decidere arbitrariamente della realtà, pensando di poterla cambiare a proprio piacimento, lasciandosi guidare solo dal proprio desiderio. Idea piacevole forse al pensiero e magari anche molto attraente, ma porta immancabilmente ad un risveglio molto amaro, appunto a trovarsi nudi, indifesi e impotenti. Non è questo un castigo di Dio, ma una conseguenza inevitabile di una pretesa irrealistica, quella di pensare di poter essere al di sopra del bene e del male e che tutto possa essere permesso.

Certo, Adamo ed Eva non volevano quanto hanno poi dovuto subire, tutt’altro, ma quando uno pretende di essere come Dio non può alla fine che dover constatare di non esserlo, di non aver guadagnato nulla, ma di aver perso tutto. Nel linguaggio della Bibbia: di aver perso il Paradiso terrestre, quel Paradiso che qui sulla terra potrebbe avere.
Adamo ed Eva vogliono essere come Dio e non accettano il limite umano, pensano così di poter essere superiori a tutto, di poter inventare la propria vita a piacimento e, quindi, di esser superiori al bene e al male e quindi ad ogni etica: un vero delirio di onnipotenza. Forse molto simile a chi oggi va predicando la necessità di reinventare l’umanità, a coloro che giocano ad essere Dio con le varie tecniche di manipolazione genetica, a coloro che pensano ad una umanità che, inebriata dall’ideologia del gender, pensa di poter eliminare la realtà costituita da uomo e donna e non da una evanescente e indifferenziata sessualità, pretendendo di far corrispondere il corpo al desiderio. Si tratta di un vero delirio della libertà umana da cui è molto difficile pensare che ne possa venire qualcosa di buono.
Qui è la diversità di Maria: Immacolata significa anche che essa non è mai caduta nella tentazione di mangiare il frutto proibito, cioè pretendere di essere come Dio.

Da sempre aveva accettato quello che poi esprime a parole all’angelo, quando le annuncia che Dio aveva pensato per lei di farla madre del suo figlio Gesù. Da sempre aveva accettato la volontà di Dio, con umile intelligenza aveva capito che non era lei all’origine di tutto, ma colui che chiamiamo Dio. Aveva capito da sempre che la vita trova il suo vero senso non quando ci chiudiamo nei nostri desideri narcisistici di illusoria onnipotenza e cerchiamo di imporli a forza sulla realtà, ma quando scopriamo l’amore di Dio nella realtà che lui ci ha donato creandoci. Per questo dice sì all’angelo che le propone un progetto di vita al quale non aveva certamente pensato.
Adamo ed Eva sono caduti nel delirio di onnipotenza, nel voler essere Dio si cibano di ciò che avvelena la vita umana e cioè pensare che il bene e il male dipenda solo dalla propria volontà: “è bene perché lo dico io; è male perché lo dico io”. Il risultato è un disastro per sé e per coloro che seguono il loro ragionamento.
Maria da sempre ha percorso una strada opposta, non si ritrova umanamente nuda, ma donna umanamente ricca al punto di essere degna di diventare la madre del Figlio di Dio, Gesù.

Ella è madre dell’umanità nuova, quella che rifuggendo da deliri di onnipotenza, non porta alle contrapposizioni tra uomo e donna che hanno dovuto esperimentare sulla loro pelle Adamo ed Eva, contrapposizioni che sono poi la fonte di ogni violenza fisica e psicologica, come ben dice il libro della Genesi.
Per questo san Paolo chiama Maria la novella Eva, contrapponendola all’antica Eva, quella della Genesi. Novella Eva, perché sta all’origine di un diverso rapporto con Dio e, per conseguenza, anche con l’umanità intera e con tutta la creazione. Maria ci insegna a rifiutare i frutti proibiti che promettono felicità e invece ci denudano da ciò che di bello Dio ci ha donato perché ne possiamo godere su questa terra.

Oggi la veneriamo, oltre che come Immacolata (è la solennità propria di oggi), come colei che, da madre, ha protetto la nostra città dal colera. Rinnoveremo a lei il nostro voto: da più di centosessanta anni (dal 1855) lo facciamo. Oggi lo ripeteremo con nuova convinzione, uniti alle autorità civili della nostra città che saluto cordialmente.
Ci protegga lei dalle nuove tentazioni del maligno e dai nuovi morbi che serpeggiano nella nostra cultura e che rischiano di privarci da quelle difese immunitarie che Dio attraverso la sua parola ci ha donato”.

Alle ore 18.00 è partita dalla cattedrale la processione che, attraversando via Pizzi, via Gramsci, via Moretti, via Fileni e via Voltattorni è giunta alla chiesa di San Benedetto Martire al Paese Alto. Lungo il tragitto si sono alternati le preghiere e i brani musicali eseguiti dalla Banda Cittadina.

Tanti i fedeli e di semplici curiosi che si sono fermati per rendere omaggio a Maria.

Il simulacro della venerata immagine della Madonna è stata accolta in chiesa dal fragoroso applauso dei fedeli, colmi di commozione in questa festa così sentita nella nostra città.

Daniele Illuminati, presidente delegato del comitato festeggiamenti San Benedetto Martire

 

Il Sindaco Antonio Spazzafumo, alla presenza del Vescovo Carlo Bresciani e di diversi presbiteri del clero diocesano e di numerose autorità civili e militari ha acceso una lampada votiva, rinnovando il voto cittadino.