ACQUAVIVA PICENA – Ad Acquaviva Picena, martedì 5 dicembre, vigilia della festa di San Niccolò, il vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Sua Eccellenza Mons. Carlo Bresciani, come da tradizione, ha Celebrato l’Eucarestia con la comunità acquavivana per la festa del Santo Patrono Niccolò.
Nell’omelia il Vescovo Bresciani ha esaltato la figura del Santo:
“Celebrate – come è giusto – con solennità, la festa del vostro Patrono. Giusto ricordarlo. Ed è l’occasione per riflettere su alcuni tratti della sua santità, che possono ispirare ancora la nostra vita, perché, quando questi tratti sono veri, quando questi tratti sono autentici, valgono sempre, perché hanno a che fare con la vera umanità. Il Santo è uno che ha incarnato in maniera particolare, in maniera grande, alcuni aspetti della figura di Cristo. Il Santo, infatti, ci ripresenta quello che abbiamo sentito nella Seconda Lettura, la lettera di San Giacomo: ‘Una fede molto operosa’, ‘Una fede forte e una fede operosa’. Come ritroviamo questo in San Niccolò o San Nicola? Conosciamo la sua storia, ma soprattutto conosciamo la sua fede forte, capace di resistere alle persecuzioni. Vescovo di Myra, viene imprigionato a causa della sua fede e, quando nel 313 l’imperatore Costantino riconosce come lecita la fede cristiana, San Niccolò, come molti altri cristiani, viene liberato. Ma affronta con fede anche l’essere perseguitato, un tratto questo che lo accomuna alla vita di Gesù, il quale accetta anche la croce per fedeltà al Padre. Un primo aspetto, dunque, che troviamo in San Niccolò è questa fede forte, capace di non lasciarsi condizionare da pressioni, che nel suo caso vengono dall’imperatore romano e da coloro che applicano gli indirizzi degli imperatori romani. Oggi noi non abbiamo più, grazie al cielo, qui da noi, chi preme in questa maniera, ma abbiamo una cultura, una mentalità diffusa che cerca di allontanarci da questa fedeltà, che cerca di farci sentire che l’essere moderni significa abbandonare la fede in Dio, abbandonare la fede in Gesù, abbandonare la Chiesa. San Niccolò resiste a questo! Mi pare che questo primo aspetto debba ispirare ciascuno di noi, ma debba ispirare anche l’educazione che noi diamo ai nostri ragazzi. La fede non è una cosa del passato, è la capacità di tenere fede, magari anche di fronte alla derisione, che non è assolutamente il carcere, ma certamente è una forma di condanna”.
“Altri motivi per cui San Niccolò viene ricordato – ha proseguito il Vescovo Carlo – sono un po’ i due aspetti classici della sua personalità, di quello che lui ha vissuto, da cui possiamo trarre alcune indicazioni importanti. Si narra che San Niccolò abbia aiutato a sfuggire alla prostituzione tre giovani, figlie di un padre che non aveva i mezzi per costituire una dote. Forse qualcuno di noi qui, un po’ più anziano, ricorda che fino a pochi anni fa, quando ci si sposava, si parlava della dote che si portava con sé. La dote era molto importante per il matrimonio e, poiché queste tre ragazze non l’avevano, non potevano che finire sulla strada. San Niccolò di notte, in segreto, quindi senza ostentare, procura dell’oro e lo fa arrivare a queste tre ragazze, in modo che possano non finire in quel modo. Questo gesto ci parla di una prima qualità: la capacità di sentire compassione per gli altri, che è la compassione di Cristo per ciascuno di noi, perché sentire compassione per gli altri è come sentire compassione per la sofferenza degli altri, ci toglie dalla nostra chiusura, dal nostro egoismo, ci toglie da quell’individualismo che ci fa pensare solo a noi stessi e che degli altri non ci fa importare niente. San Niccolò ha questa compassione, cioè sa sentire il patire degli altri e questo lo muove ad andare incontro a quella sofferenza. Questo è molto importante, perché, quando non sappiamo più sentire compassione nel senso bello ma anche forte del termine, noi non comprendiamo più che cosa sia la carità, perché la carità vera nasce da un cuore compassionevole, da un cuore che sa comprendere in profondità l’altro. Chi è Gesù se non Costui? Chi sa sentire profonda compassione per tutti i bisogni dell’umanità? E non mi si venga a dire che sentire compassione è una cosa del passato: è solo quell’individualismo esasperato, nel quale noi viviamo, che cerca di eliminare questo; ma quando non c’è compassione, è sempre una qualche forma di violenza. Cogliamo dunque questo aspetto di San Niccolò e facciamolo nostro, perché ci decentra dal pensare che noi siamo il ‘tutto’, che io sono il centro del mondo e degli altri non mi interessa più. Non è questo l’essere cristiani, questo non è il cristianesimo, questo non è Gesù”.
“Un altro aspetto da cogliere – ha aggiunto Sua Eccellenza Carlo Bresciani – è anche il fatto per cui San Niccolò viene ricordato: la compassione muove la generosità. San Niccolò, infatti, fa arrivare l’oro di notte alle tre ragazze. Questo gesto indica la generosità, cioè il saper privarsi, mosso dalla compassione, prendendo il proprio oro, per donarlo agli altri. Proprio come la figura di Cristo che, da ‘ricco che era – ci dice San Paolo -, si fece povero per venire incontro a noi’. Gesù che si dona lo ritroviamo in San Niccolò. Il nostro Santo viene ricordato perché porta i doni: dal suo nome deriva infatti Nicolaus o Santa Claus. Ma non possiamo fermarci al gesto di portare i doni: se perdiamo la carità che ha mosso quel gesto, non comprendiamo fino in fondo questa grande personalità di San Niccolò. È per questo che da sempre i cristiani hanno avuto una grande venerazione per San Niccolò, una venerazione che è la stessa nella Chiesa cattolica e in quella ortodossa”.
Bresciani ha infine concluso: “Dal 350 fino ad oggi sono passati tanti anni. Perché San Niccolò è stato esaltato così tanto? Perché le virtù che abbiamo ricordato non erano le virtù che erano presenti a quel tempo. Nessuno, ad esempio, all’epoca si interessava delle donne che poi finivano sulla strada, invece San Niccolò ha avuto una grande attenzione verso la donna. Erano virtù non vissute nel contesto, sia la compassione in un periodo di grandi violenze, sia la generosità, sia la fedeltà: non erano virtù diffuse nella società, ma erano virtù che i cristiani avevano imparato ad apprezzare grandemente a partire proprio dal riflettere su chi era Gesù Cristo e dal cogliere in San Niccolò questi aspetti importanti, fondamentali che portavano ad ammirarlo, a venerarlo e anche a pregarlo. Ecco, mi pare che anche noi, festeggiando questo Patrono, possiamo cogliere questi aspetti e farli un po’ nostri per il cammino di fede. Siamo nell’Avvento e quindi il cammino di fede ci porta ad un incontro più profondo, ad una vita più profonda, per una fede che diventi davvero più operosa, come ci diceva San Giacomo nella Seconda Lettura, perché la fede, senza le opere, è pura chiacchiera e di pura chiacchiera non si va da nessuna parte, non si costruisce nessuna vita, non si costruisce nessuna Chiesa, non si costruisce nessuna società. San Niccolò ci ispiri, ci guidi e ci faccia capire che queste virtù sono ancora estremamente necessarie per la vita di ciascuno di noi e per la vita della nostra comunità. Chiediamo la sua intercessione, affinché, come lui è stato forte e coraggioso, anche noi possiamo essere altrettanto forti e coraggiosi nella fede e nelle opere, ad imitazione sua e di Gesù Cristo”.
Dopo la Santa Messa, il Sindaco di Acquaviva Picena, Sante Infriccioli, ha consegnato simbolicamente le chiavi del paese al Santo Patrono Niccolò. Alla Celebrazione ha partecipato anche il Comandante Maresciallo della Stazione dei Carabinieri di Acquaviva Picena, Princigalli, e gli Amministratori locali. In piazza, dove è stata accesa la “fochera” in onore di San Niccolò, il vescovo Bresciani ha benedetto tutto il paese.
I “Cantori di Sant’Antonio” hanno allietato i presenti con canti tradizionali folkloristici, mentre l’Associazione “San Francesco” ha distribuito vin brulè e fave cotte. Alle 21:15, la festa per San Niccolò è proseguita in chiesa con l’esibizione del bravissimo M° Valentino Alessandrini nel “Violin covers” 2023.
Mercoledì 6 dicembre, festa liturgica di San Niccolò, il parroco don Giuseppe Giudici, nell’omelia ha sottolineato che è bello ricordare e pregare il Patrono e cercare di seguire il suo esempio nella fede, concludendo con la Messa delle ore 18:30 i festeggiamenti per il Santo Patrono.