“Scrollarsi di dosso la polvere della monotonia dalla fede” per ravvivarla “affinché coloro che sono oppressi da circostanze di vita difficili possano mantenere il loro equilibrio psicologico ed emotivo di fronte all’esacerbazione della pressione sociale ed economica, le cui conseguenze si sono manifestate attraverso l’aumento dei prezzi e lo spettro della violenza e della povertà che grava sulla società siriana”: è l’invito che mons. Hanna Jallouf, vicario apostolico di Aleppo dei latini, rivolge ai fedeli nel suo primo messaggio natalizio. Il presule, che appartiene alla Custodia di Terra Santa, non nasconde la sua paura che “il Natale venga svuotato del suo significato, in modo che il nostro interesse si sposti dal Protagonista della festa a un albero, una grotta o a un vestito nuovo. Il Natale è più di un semplice ricordo, è il compimento della promessa di Dio per il Suo popolo. Il Natale è un invito ad avere un nuovo approccio alla vita, anche se controcorrente”.
Mons. Jallouf cita “la storia di questi giorni”, con la guerra tra Israele e Hamas e quella non ancora finita in Siria: “La lotta continua in noi, tra di noi e intorno a noi, e l’Erode dell’epoca alimenta la guerra ogni giorno e sotto ogni cielo. Mentre tutti cerchiamo un regno basato sulla forza, per sentirci al sicuro, il Natale ci presenta un Bambino indifeso e senza protezione, che ci dice che dobbiamo essere umili invece che orgogliosi, di amare invece di dominare, di dare invece di essere avidi”. “Siamo vittime di strategie più grandi di noi – scrive il vicario – ma il Natale ci mostra l’opera di Dio, ci mostra chi siamo e cosa dovremmo essere come cristiani. Dobbiamo essere un segno umile della forza dell’amore, della pace e della verità. A Natale – conclude – possiamo dire con san Paolo: è quando sono debole che sono forte, è quando sono povero che allora sono ricco. Siamo forti in Colui che ci ha fortificati, che ha voluto nascere povero in una mangiatoia per dirci che la vita non è solo nella materia e nel denaro, ma nel dare, nel donare”.