- L'Ancora Online - https://www.ancoraonline.it -

Grottammare, Don Buono: “L’Adorazione Eucaristica è l’opera Sua in noi. Il segno di croce è un grande esorcismo”

GROTTAMMARE – “Siamo qui solo per un motivo, per amare Gesù. Con cuore sincero, anche se poveri peccatori, fragili, pieni di problemi. Ma questa serata ci è donata perché questo amore possa dilatarsi nella nostra vita. L’adorazione perpetua in questo è uno strumento straordinario”. È con queste parole che don Giorgio Carini, guida spirituale della Comunità dell’Adorazione Eucaristica Perpetua di Grottammare organizzatrice dell’evento, ha introdotto l’incontro dal titolo “Ci rivedremo al posto giusto, al momento giusto”, che si è tenuto martedì 12 Dicembre 2023, alle ore 21:00, presso la chiesa di Sant’Agostino in Grottammare. L’evento, che è stato il secondo di una serie di appuntamenti pianificati in occasione del 10°Anniversario dalla sua istituzione avvenuta il 16 Febbraio 2013, ha registrato la presenza di don Francesco Buono, parroco, padre spirituale e postulatore della causa di canonizzazione del Servo di Dio Giampiero Morettini.

Dopo aver invocato lo Spirito Santo, don Buono ha iniziato il suo intervento ricordando le tre parole che Gesù dice a Santa Margherita Maria Alacoque, quando le appare con il Suo Sacro Cuore: “Le tre parole fondamentali che ci fanno comprendere che di fronte a Lui non si sta fermi, che l’adorazione eucaristica non è staticità, bensì è il venire di Dio a noi: entra, guarda e ripara“. In particolare sul primo verbo, don Buono ha detto: “Entra è una parola fondamentale, perché non è scontato che noi nell’Eucaristia entriamo. Un conto è stare alla Messa e un conto è entrare nella Messa. Sono due cose molto diverse. Che cosa cambia? Il cuore. Cambia il centro. Spesso infatti i pensieri si affollano, noi ci fermiamo, ma la nostra mente non si ferma e la nostra vita è travolta, quindi rischiamo di fare, anche di fronte a Colui, che invece è qui davanti a noi perché vuole fare Lui. L’adorazione non la facciamo noi, la fa il Signore; non è opera nostra, ma è opera Sua in noi. Non è un caso che, quando facciamo il segno della croce, utilizziamo la preposizione ‘nel’, diciamo ‘nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo’, perché, se fatto con il cuore, è il segno che ci fa entrare nel cuore di Dio. Per entrare, però, dobbiamo essere strappati dai nostri padroni, dalle nostre ansie, paure. Il segno di croce – dicono molti – è il più grande esorcismo, perché ci strappa dal potere del demonio e ci fa entrare alla presenza del Signore“.

Don Francesco Buono ha poi proseguito il suo intervento raccontando dell’esperienza di Adorazione Eucaristica nella sua Parrocchia: “Noi, per volontà di Dio, apriamo l’Adorazione Eucaristica Perpetua nella Parrocchia di Castel del Piano, in provincia di Perugia, il 2 febbraio 2006, giorno della Madonna della Candelora. A distanza di un mese, facciamo e viviamo la Missione al popolo e per l’occasione giungono da noi Frati e Suore. Il 13 marzo, dopo poco pi di un mese, accade una cosa. Dietro la chiesa in cui avviene l’Adorazione Eucaristica, c’è un negozio di frutta a conduzione familiare, gestito da una coppia e da loro figlio. Io sono Parroco da un anno e mezzo e spesso sento la musica heavy metal che proviene da quel negozio. Una delle Suore della Missione si reca nel negozio e chiede al giovane se può fare la benedizione. ‘Male non farà!’ – le risponde il ragazzo. La Suora allora gli mette le mani sulla testa, dice il Padre Nostro e la vita di quel ragazzo cambia radicalmente. Il giovane si mette in ginocchio e, a distanza di anni, dirà: ‘Mi sentii attraversato dall’Amore di Dio'”. Il giovane era Giampiero Morettini, oggi Servo di Dio, la cui storia di conversione è iniziata con il gesto dell’inginocchiarsi, che – come ha spiegato don Buono – “è un gesto potente. Inginocchiarci davanti al Signore, riconoscere che Lui è grande e potente significa permettergli di spiegare la sua potenza nella nostra vita. Gesù, nell’Orto del Getsemani, è caduto, faccia a terra, e – come dice l’evangelista Marco – ‘provava tristezza e angoscia’, tutti i sentimenti più negativi dell’uomo. Perciò, ogni volta che ci mettiamo in ginocchio davanti all’Eucaristia, noi non cadiamo da soli, bensì cadiamo dove Gesù è già caduto con il Suo corpo. In ogni caduta della nostra vita possiamo sperimentare che il Signore è lì, in tutti i bassi della nostra storia, e ci rialza. Come ha detto Papa Francesco, sa camminare solo chi sa stare inginocchio. E dice un Padre del deserto, Isacco il Siro, che ‘il demonio non ha le ginocchia’, non sa inginocchiarsi, è solo tronfio del suo orgoglio“.

Don Buono ha poi proseguito la sua testimonianza raccontando le vicende del Servo di Dio Morettini, la bellissima Confessione che il giovane fece qualche giorno dopo ed in cui consegnò tutta la sua vita al Signore, di come l’Adorazione Perpetua divenne per lui la luce che ha illuminato tutta la sua storia e che lo ha fatto diventare luce per gli altri. Una Luce talmente abbagliante che lo condusse fino alla scelta di entrare in Seminario e anche all’offerta della sua vita nella malattia che poi lo avrebbe portato in Cielo. “In ospedale subì momenti di sofferenza e di dolori che lo fecero diventare un altro Crocifisso” – ha detto don Buono, raccontando prima il momento intimo e commovente in cui il chirurgo comunicò a lui e ai genitori del giovane Morettini che non c’era stato nulla da fare, poi i numerosi segni che ogni anno si sono susseguiti, a cadenza regolare e in date significative, dopo la sua morte prematura avvenuta il 21 aogsto del 2014, a soli 37 anni. Tra questi c’è la fioritura del ciliegio presente nell’orto della casa dei genitori del Servo di Dio Morettini. “Voi direte: ‘Ma cosa c’è di strano nella fioritura di un ciliegio?!’. Nulla! Se non fosse per il fatto che i ciliegi non fioriscono a settembre, ad ottobre, in tutti i mesi dell’anno. E soprattutto fioriscono i ciliegi sani e vivi, non quelli secchi! Cosa che invece è avvenuta a Castel del Piano, nell’orto di casa di Giampiero. Mentre lui saliva in auto per andare in ospedale, la madre ed il padre stavano prendendo accordi per tagliare il ciliegio, visto che era secco e spoglio; ma Giampiero disse: ‘Non azzardatevi! Quella vita sorge e continua a sorgere dalla morte ogni anno’. E quest’anno – non so se sia per tutte le tragedie che si stanno rincorrendo quasi quotidianamente nel mondo – quel ciliegio non ha mai smesso di sbocciare, non ha smesso di fiorire. Il giorno in cui è scoppiata la guerra a Gaza, il giorno in cui Giulia Cecchettin è stata uccisa, in tutti quei giorni è spuntato un germoglio, come a dire che dove l’uomo fa seccare la vita, Dio solo può farla risbocciare“.

Al termine della sua testimonianza, don Francesco Buono ha invitato i genitori di Giampiero Morettini sull’altare per far loro raccontare la storia del loro amato figlio e come stanno affrontando la sua morte. La madre, in particolare, ha detto: “È bastato un segno di croce e Giampiero è rientrato in Dio. Come diceva lui, ‘Dio lo ha riacchiappato’. La sua vita si è trasformata: ha imparato ad amare Dio veramente. In tre anni, però, questo sogno è sfumato. Da quando abbiamo saputo della malattia, abbiamo iniziato a pregare tanto, tutti. Ma la malattia non è scomparsa. Questo inizialmente ci ha fatto dubitare di Dio. Ci siamo detti: ‘Ma cosa preghiamo a fare?’ Poi, però, abbiamo capito che, attraverso la croce di nostro figlio, Dio ha guarito noi, non lui. Il Signore si è servito di Giampiero per guarire molti cuori, il mio soprattutto. Dio è entrato dentro di noi e ci ha fatto una grande grazia: stiamo affrontando questo nostro dolore con serenità, non con rabbia. Vogliamo donare a tutti i genitori che hanno perso un figlio questa certezza che noi abbiamo: solo la fede può salvarci. Quando mi presento davanti al Signore e prendo l’Eucaristia, sento che mio figlio è dentro di me“.

A chiudere l’incontro è stata Giulia Damiani, della Comunità dell’Adorazione Eucaristica Perpetua a Grottammare, la quale ha ringraziato tutte le persone che hanno partecipato alla serata, in particolare gli ospiti, tra i quali ha ricordato anche i genitori di Sara Mariucci, una bambina salita in Cielo a soli quattro anni, che porta speranza nei sofferenti, in chi ha paura e in chi ha perso la fede.