Il 4 agosto 1976, di ritorno da una messa celebrata nella cittadina di Chamical in ricordo di due sacerdoti assassinati pochi giorni prima, il vescovo della diocesi di La Rioja, nel nordovest dell’Argentina, mons. Enrique Angelelli, è alla guida di un’auto con accanto padre Arturo Pinto. Nella località Punta de los Llanos un’altra automobile affianca quella del vescovo e con una manovra decisa la fa precipitare in un burrone. Mons. Angelelli muore sul colpo o, secondo altre versioni, viene prima trascinato fuori dalla macchina ferito e poi finito a colpi di bastone, mentre il suo accompagnatore rimane a terra privo di sensi. Per tanto tempo i militari al potere, e anche alcuni settori della Chiesa argentina, hanno accreditato la tesi dell’incidente stradale. Successive e più accurate indagini hanno stabilito, invece, che si era voluto mettere a tacere la voce del vescovo che denunciava con coraggio la brutalità della repressione messa in atto dal regime al potere. Il 27 aprile 2019 mons. Enrique Angelelli, unitamente a due sacerdoti e a un laico, anche loro vittime della repressione, è stato beatificato a La Rioja. Nell’Argentina della seconda metà del Novecento, attraversata da gravi disuguaglianze socioeconomiche e retta da brutali dittature militari, la voce del vescovo Enrique Angelelli si è levata alta e forte in difesa del proprio popolo. Divenuta scomoda, è stata messa a tacere per sempre. Ma per i poveri e gli oppressi del suo Paese ha continuato a rimanere viva e ancora oggi è un riferimento importante per quanti sono impegnati nella lotta per la giustizia e per la pace. Enrique Angelelli è stato un martire del Concilio, obbediente a Dio e servitore disinteressato del suo popolo. In lui si perseguitò la Chiesa che aveva rinnovato la sua fedeltà al Vangelo e, di conseguenza, la scelta preferenziale per i poveri e gli oppressi.