“Quando il servizio che svolgiamo rischia di appiattirsi, di ‘labirintare’ nella rigidità o nella mediocrità, quando ci troviamo ingarbugliati nelle reti della burocrazia e del ‘tirare a campare’, ricordiamoci di guardare in alto, di ripartire da Dio, di lasciarci rischiarare dalla sua Parola, per trovare sempre il coraggio di ripartire”.
Così il Papa ha spiegato il terzo verbo scelto come guida del suo tradizionale discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi: camminare. “Dai labirinti si esce solo ‘da sopra’”, ha suggerito Francesco: “Ci vuole coraggio per camminare, per andare oltre. È questione di amore”. “Anche nel servizio qui in Curia è importante restare in cammino, non smettere di cercare e di approfondire la verità, vincendo la tentazione di restare fermi e di ‘labirintare’ dentro i nostri recinti e nelle nostre paure”, l’esortazione del Papa, secondo il quale “le paure, le rigidità, la ripetizione degli schemi generano staticità, che ha l’apparente vantaggio di non creare problemi – quieta non movere –, ci portano a girare a vuoto nei nostri labirinti, penalizzando il servizio che siamo chiamati a offrire alla Chiesa e al mondo intero”. A questo proposito, il Papa ha citato “la riflessione di uno zelante sacerdote sull’argomento, che può aiutare anche noi nel nostro lavoro di Curia”: “Egli dice che si fa fatica a riaccendere le braci sotto la cenere della Chiesa. La fatica, oggi, è quella di trasmettere passione a chi l’ha già persa da un pezzo. A sessant’anni dal Concilio, ancora si dibatte sulla divisione tra progressisti e conservatori. E questa non è la differenza. La differenza centrale è tra innamorati e abituati. Questa è la differenza. Solo chi ama può camminare”.