A causa dell’escalation dei combattimenti nello stato di Al Jazirah in Sudan, almeno 150.000 bambini sono stati costretti a lasciare le proprie case in meno di una settimana. Con lo scoppio dei combattimenti ad Al Jazirah in più della metà degli Stati del Sudan – 10 su 18 – si sta verificando un conflitto attivo. Si stima che 5,9 milioni di persone vivano nello stato di Al Jazirah e circa la metà della popolazione sia composta da bambini. Dall’escalation del conflitto in Sudan lo scorso 15 aprile, circa 500.000 persone sono fuggite dalle violenze in altre parti del paese verso lo stato di Al Jazirah, con almeno 90.000 persone alla ricerca di rifugio nella capitale dello Stato Wad Madani. La città di Wad Madani è utilizzata come hub primario per molti servizi salvavita essenziali nello stato di Al Jazirah, compreso l’unico centro di dialisi renale nello Stato. La città attualmente ospita centinaia di bambini vulnerabili evacuati da altre parti del paese ed è stata utilizzata come hub per le operazioni umanitarie da quando i combattimenti sono iniziati ad aprile. Gli attacchi o l’interruzione di questi servizi potrebbero mettere a rischio nell’immediato le vite di migliaia di persone, compresi i bambini. L’escalation dei combattimenti ha portato alla sospensione di tutte le missioni umanitarie sul campo all’interno e a partire dallo Stato di Al Jazirah dal 15 dicembre, con ulteriori conseguenze su bambini e famiglie. Anche prima dell’ultima escalation a Madani, più di 3 milioni di bambini erano stati costretti a fuggire da violenza diffuse in cerca di sicurezza, cibo, acqua, rifugi, protezione, opportunità per l’istruzione e centri sanitari – la maggior parte sono rimasti in Sudan – mentre centinaia di migliaia si sono rifugiati in campi improvvisati nei Paesi limitrofi. Questo fa del Sudan la più grande crisi di sfollamento di bambini al mondo. L’Unicef continua a chiedere “un cessate il fuoco immediato in tutto il Sudan” e ribadisce l’invito a tutte le parti in conflitto “a rispettare il diritto internazionale umanitario e i diritti umani – anche garantendo la protezione dei bambini – e a facilitare un accesso umanitario rapido, sicuro e senza ostacoli ai bambini e alle famiglie nelle aree colpite. In assenza di tale accesso, milioni di bambini vulnerabili non potranno usufruire di aiuti umanitari fondamentali per la loro vita”.
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