Istituita dalla stessa santa Teresa di Calcutta, nel giugno 1989, la comunità delle Missionarie della carità di Bacău, in Romania, chiuderà dopo 33 anni di assistenza dei bisognosi. Il 26 dicembre, nella cappella della comunità è stata celebrata una messa di ringraziamento e di addio, presieduta dal vescovo emerito di Iași, mons. Petru Gherghel, che nel 1989 aveva accolto le missionarie nella diocesi. A Bacău, “le suore di Madre Teresa”, come le chiamano in Romania, si sono dedicate inizialmente all’assistenza dei bambini orfani, abbandonati e malati, e hanno ospitato giovani mamme incinte. Poi la casa è diventata centro di assistenza agli adulti con malattie mentali.
Nel luglio scorso anche la comunità di Chitila, vicino a Bucarest – comunità istituita da Madre Teresa in Romania, nel maggio 1990 –, è stata chiusa e le suore sono andate a Chișinău, in Moldavia. “In Romania, le congregazioni religiose funzionano come onlus, per poter svolgere le loro attività. E l’attuale legislazione, adattata alle normative europee, rende impossibile alle Missionarie della carità di continuare ad assistere le persone all’interno delle loro opere. Le condizioni richieste dalla legge contravvengono al loro modo di vivere la povertà”, ha spiegato al Sir Daniel Filip, consigliere giuridico dell’arcidiocesi di Bucarest.
In Romania, le Missionarie della carità hanno ancora tre comunità, due a Bucarest e una a Sfântu Gheorghe (Covasna), dove assistono i rom e visitano i poveri e i malati.
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