“Quello che si è aperto a La Verna non è solo un ricordo al passato, ovvero quello che su questo santo monte è accaduto a Francesco ottocento anni fa, ma rivivere oggi quell’incontro che ha segnato il Poverello. Dalle ferite la vita nuova non è solo lo slogan scelto per questo anno centenario, ma è una prospettiva: le ferite di Cristo, le ferite di Francesco, le ferite che oggi il nostro mondo soffre tra guerre, cambio climatico, situazioni di ingiustizia, sino alle ferite che ciascuno porta dentro di sé. Non sono un punto morto, ma una possibilità di vita nuova”.
Così fra Massimo Fusarelli, ministro generale dei Frati Minori, ha commentato l’apertura solenne dell’ottavo centenario delle stimmate di san Francesco.
La celebrazione, iniziata alle 11 nella basilica del santuario francescano in provincia di Arezzo, ha visto la partecipazione di tantissime persone. Dai ministri generali delle famiglie francescane, a tanti frati e religiose arrivate da varie parti d’Italia e anche del mondo, alle autorità istituzionali (tra loro, il presidente della Regione Eugenio Giani; il presidente della Provincia di Arezzo Alessandro Polcri, ai di Firenze, Dario Nardella; di Chiusi della Verna Giampaolo Tellini, di Assisi Stefania Proietti e di altri comuni della zona aretina); alle autorità militari. Presente anche il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, mons. Andrea Migliavacca, e l’emerito di Grosseto, p. Rodolfo Cetoloni, anch’egli frate francescano.
La celebrazione, in più lingue (italiano, francese, inglese e spagnolo), si è sviluppata lungo tre momenti. Dal dialogo tra il giovane Francesco e il Crocifisso, nella diruta chiesetta di san Damiano, nella campagna di Assisi, fino alla consegna, da parte di Francesco all’amico fraterno fr. Leone, della chartula, contenente la sua benedizione autografa è stato ripercorso tutto l’itinerario spirituale ed umano del Poverello d’Assisi. Un itinerario culminato, a La Verna, nel settembre del 1224, nel “sigillo” delle stimmate. Molto curati i gesti, i canti, le letture tratte dalle fonti francescane.
Nel secondo momento una rappresentanza di frati, suore e istituzioni si è recata processionalmente dalla basilica alla cappella delle stimmate, dove, fermandosi all’ingresso, il ministro provinciale dei Frati minori della Toscana, fra Livio Crisci, ha dato lettura del decreto con cui la Penitenzieria Apostolica concede l’indulgenza legata al centenario, mentre il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, mons. Migliavacca, ha dato lettura del decreto di apertura della porta santa procedendo, quindi, ad aprirla. Nel luogo che da secoli è custode silenzioso dell’incontro prodigioso tra Francesco e il serafino alato che imprime sul suo corpo le stimmate della passione di Cristo, è stato letto il passo delle fonti francescane che narra quel momento mistico che ha conformato per sempre l’amante all’Amato, mentre i ministri generali delle famiglie francescane hanno letto la preghiera a san Francesco composta da Giovanni Paolo II in occasione del suo pellegrinaggio a La Verna. Con la reliquia contenente sangue uscito dalle piaghe di Francesco, è ripresa la processione che ha riportato frati, suore e autorità di nuovo nella basilica, dove si sono tenuti gli altri momenti della celebrazione. Nel primo pomeriggio, infine, ha avuto luogo il taglio del nastro del percorso che completa il camminamento per persone con disabilità o con difficoltà deambulatorie che permette di accedere in sicurezza fino alla cappella delle stimmate.
L’anno centenario si concluderà solennemente il 17 settembre 2024, quando si celebra la festa delle stimmate. Da oggi fino a settembre ed oltre sarà, però, un susseguirsi di eventi spirituali, culturali, di riflessione ed incontro tra la Verna, Firenze e altri luoghi della Toscana, mentre ci sarà la possibilità di acquistare l’indulgenza fino al 4 ottobre 2024, quando si chiuderà la porta santa. Il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, mons. Migliavacca, ha posto l’accento sul tema delle ferite che possono diventare feritoie di luce nuova.
“Le stimmate ci parlano di un amore che tocca e che ferisce, perché l’amore tocca la vita e ci richiamano al compito di guardare all’esperienza umana, che vive tanti tipi di ferite e di fragilità, per scoprire che sono squarci dove può entrare l’amore di Dio”.