DIOCESI – “Carissimo Vescovo Carlo, in questa celebrazione ringraziamo il Signore per l’Anniversario della sua Ordinazione Episcopale avvenuta esattamente 10 anni fa e per la sua presenza in mezzo a noi.
Voglio riprendere e sottolineare quello che lei ha voluto condividere nella intervista che ha recentemente rilasciato al giornale diocesano L’Ancora. All’ultima domanda, quando le viene chiesto cosa augurare alla nostra Diocesi, lei risponde così: «Credo che nella fede, come Chiesa, siamo chiamati a vivere il tutto nel frammento. Così è stato per me in ogni momento di questi dieci anni. Se ci fermiamo al frammento, finiamo nello scoraggiamento, nella stanchezza e nella delusione. Se invece sappiamo cogliere il tutto che c’è nel frammento, ritroviamo l’entusiasmo, la passione e la gioia. Così accade nell’Eucaristia, così accade nella vita! Se noi nell’Eucaristia vediamo solo un frammento di pane, non viviamo granché; ma, se al contrario, sappiamo cogliere il tutto, allora riceviamo entusiasmo. Non potendo mai vivere completamente il tutto, siamo chiamati a vivere sempre nel frammento il tutto. Questo siamo chiamati a fare oggi in ogni momento della vita».
Grazie, pertanto, perché ci ha accompagnato a vivere sempre nel frammento il tutto, con pazienza, delicata discrezione e generosa accoglienza. Ha camminato con tutti noi con educazione, senza invadenza e con gentilezza ci ha indicato a tenere fisso lo sguardo sul volto del Cristo, perché vivendo con noi le tempeste della vita, che in questi ultimi dieci anni non sono mancate – come il terremoto o la pandemia –, ci ha aiutato ad arrivare a riva e a riconoscere che davanti a noi c’era tanto da abbracciare e vivere ancora, con passione ed entusiasmo.
Il Signore la aiuti sempre, caro Vescovo Carlo, a perseverare nell’esserci accanto, con pazienza e gentilezza. Grazie!”.
Sono queste le parole di gratitudine e riconoscenza che il Vicario Generale don Patrizio Spina ha rivolto a Mons. Carlo Bresciani, Vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, in occasione del suo decimo anniversario di ordinazione episcopale, all’inizio della celebrazione eucaristica avvenuta giovedì 11 gennaio 2023, alle ore 19:30, presso la Cattedrale Santa Maria della Marina in San Benedetto del Tronto. La Santa Messa, presieduta dal Vescovo Bresciani, è stata concelebrata da numerosi Sacerdoti della Diocesi e servita da molti Diaconi. Presenti anche i Seminaristi della Diocesi e gli aspiranti al Diaconato. Tanti i fedeli accorsi dalle varie Parrocchie del territorio, comprese alcune autorità civili e militari, che sono giunte dai vari Comuni della Diocesi per festeggiare con Mons. Bresciani questo importante anniversario.
Dopo aver ringraziato per le belle parole ricevute, il Vescovo Bresciani ha continuato la celebrazione e ha poi proseguito con i ringraziamenti durante la sua omelia: “La prima cosa che vorrei dire questa sera è un grande grazie. Molti sarebbero i motivi per questo grazie e molti coloro ai quali dovrei dirlo con profonda sincerità e non solo perché fa parte delle buone maniere in occasioni come questa. In dieci anni ho accumulato molti motivi di gratitudine a questa Diocesi, che non è una entità astratta, ma è fatta di persone concrete, come lo siete voi qui presenti.
Grazie, quindi, innanzitutto a voi per questo momento di preghiera insieme. Per me questi momenti di preghiera insieme sono i momenti più belli, quelli in cui ci riconosciamo come comunità cristiana, preti e fedeli uniti da una fede comune oltre che da relazioni personali; uniti nel dire a Dio grazie per i suoi doni, invocando il suo aiuto per il cammino insieme che siamo chiamati a fare, aiutandoci a vicenda.
Ricordo ancora con tanta emozione e gratitudine la vostra corale e veramente numerosa partecipazione alla mia ordinazione episcopale che ha comportato per voi un viaggio veramente impegnativo fino a Brescia, per di più andata e ritorno in un giorno solo. Ho gustato allora, poi al giorno in cui mi avete accolto in Diocesi per la prima volta e in seguito tante altre volte, il piacere di essermi sentito accolto da voi, anche se a voi fino allora sconosciuto e voi sconosciuti a me. Un’unica fede ci ha fatto sentire veramente uniti al di là di ogni rapporto umano allora non esistente. Una bella esperienza di quello che la Chiesa è.
Io questa sera ringrazio Dio per voi, carissimi, per la vostra bontà e per il vostro amore alla Chiesa. Amiamo Dio attraverso l’amore al corpo di Cristo che è la Chiesa. Voi vivete l’amore per Dio attraverso questo amore alla Chiesa, voi stessi siete parte di questo corpo di Cristo. Per essa, e per la sua costruzione a favore dell’umanità, vale la pena donare il nostro impegno e qualche nostra fatica. Nella Chiesa godiamo delle grandi opere che Dio, nonostante tutto e silenziosamente (è questo il modo di agire di Dio), continua a compiere e seminare in questo mondo. Prima che esternamente, le compie dentro ciascuno di noi. Non posso che essere pieno di stupore e meraviglia ogni volta che mi è data la grazia di esserne testimone. In questi anni tra voi, ho avuto molte occasioni per godere di questo stupore e meraviglia. Questa sera è uno di questi momenti e ne sono grato a voi e a Dio”.
Mons. Bresciani ha poi proseguito la sua riflessione con una appassionata quanto commovente dissertazione sulla Chiesa in quanto Popolo di Dio e ha rivolto a tutti i presenti un caloroso invito: “Vedete, un Papa va e un Papa viene, un Vescovo va e un Vescovo viene, un Parroco va e un Parroco viene: al di là delle persone resta quel corpo vivo di Cristo in mezzo a noi, che è la Chiesa appunto; essa è molto di più delle persone che pro tempore incarnano quel servizio alla Chiesa. È giusto che siamo grati e riconoscenti verso le persone (e io questa sera ringrazio voi che siete qui a pregare con me in ringraziamento al Signore per questi dieci anni di episcopato tra voi), ma è ancora più giusto vedere nelle persone il dono di Dio e, attraverso esse, arrivare al suo amore per noi.
Carissimi, amate la Chiesa, voi già l’amate lo so, continuate ad amarla. Nonostante i suoi tanti denigratori -ci sono sempre stati e sempre ci saranno-, merita di essere amata come Cristo che ha dato la sua vita per lei (Ef 5). Amare è prendersi cura di ciò che si ama, non solo prendere le sue cure. È sempre stata più facile la critica che prendersi cura e impegnarsi a rendere più bello ciò che si ama con la propria presenza e la propria dedizione.
Gesù, nel brano del Vangelo di questa odierna liturgia, impone il silenzio (Mc 1, 40-45) su quanto di grande andava compiendo. Dice al lebbroso guarito di ‘non dire niente a nessuno’. Il motivo era quello di non venir compreso male. Troppi oggi, e per tutt’altro che per nobili motivi, vorrebbero che la Chiesa tacesse. Oggi, forse, non dovremmo tacere troppo, non tanto per cavalcare la moda, non sempre limpida, delle inutili chiacchiere dei social, spesso solo sfogo di emotività irrazionali, ma per non tacere le grandi opere di Dio in Gesù e nella Chiesa. Essa, ovviamente è fatta di uomini, da noi, con i nostri limiti, ma è una Chiesa che continua a curare i molti mali dell’umanità, quei mali di cui nessuno sembra prendersene cura e che portano a pensare che molte persone possano essere considerate come scarti, direbbe papa Francesco. Non mi piace una Chiesa che ostenta se stessa, meno ancora mi piacciono persone che ostentano se stesse e le proprie opere -anche se buone-, ma non per questo dobbiamo ignorare e tacere il bene che la Chiesa continua a seminare nel mondo, e lo fa anche attraverso voi, carissimi.
Sapete dove vedo io la Chiesa? Nei coniugi che si vogliono bene e nonostante tutte le fatiche si sanno sopportare a vicenda nell’amore; nei genitori che insegnano ai loro figli fin da piccoli ad amare Dio e il prossimo; nel cristiano che si interessa veramente del bene comune e non si chiude nel suo individualismo perbenistico; nel medico e nell’infermiere che per amore si prendono con dedizione cura di una vita che la cosiddetta cultura moderna considera ormai senza nessun valore e quindi non merita di essere vissuta; nei catechisti e nelle donne che silenziosamente tengono ordinate le nostre chiese; nei sacerdoti che quotidianamente si prendono cura delle parrocchie e poi certamente, oltre che in tanti altri, nelle nostre assemblee liturgiche. Vedo la Chiesa che vive tra di noi e in mezzo a noi in ognuno che, come Gesù, cura le necessità e le tante povertà e lebbre spirituali di oggi. Il lebbroso di cui ci ha parlato il Vangelo era rifiutato, scacciato dalla città; Gesù lo accoglie, lo cura e gli chiede di andare a ringraziare Dio, secondo le prescrizioni di Mosè, senza fermarsi a fare tante chiacchiere in giro su di lui. A poco servono le chiacchiere su Gesù, se mancano poi le opere conseguenti.
Carissimi, la Chiesa, come realtà umana (ma non dimentichiamolo mai, non è solo realtà umana), vive tra noi, ma non mai senza di noi, perché la Chiesa è innanzitutto in noi e soprattutto nelle relazioni che coltiviamo tra di noi“.
Bresciani ha infine concluso: “Ancora grazie per questo momento di preghiera insieme, ma molto di più grazie per tutte le volte che mi date la gioia di gustare questa nostra Chiesa, che, con le sue difficoltà certo, ma è ricca di tanti coniugi, genitori, figli, catechisti (la lista completa sarebbe troppo lunga)… e preti che si impegnano a fare cose buone per sé e per gli altri. È una Chiesa per la quale vale la pena spendere la vita e nella quale è bello vivere ancora oggi“.
Prima della benedizione finale, la giovane Luciana Palestini, componente dell’Equipe di Pastorale Giovanile che ha condiviso con il Vescovo Bresciani l’esperienza della GMG a Lisbona la scorsa estate, a nome di tutti i giovani della Diocesi, ha consegnato al Vescovo un quadro realizzato dall’artista Patrizio Moscardelli. Queste le sue parole: “Carissimo Vescovo Carlo, in questo giorno speciale, in occasione del decimo anniversario della sua ordinazione episcopale, siamo qui a dirti grazie attraverso un piccolo segno. È un’opera dell’artista locale Patrizio Moscardelli. Il paesaggio richiama le nostre origini e la bellezza del territorio. Il borgo rimanda alle nostre piccole comunità e alle loro tradizioni, mentre il mare simboleggia la grande fatica dei nostri pescatori, le paure, le fragilità, connotate da tanta semplicità. La barca è la Chiesa che naviga e ci accoglie tutti, ci accompagna nella traversata della storia. Suo punto di riferimento è il Sole che sorge dall’alto. Dentro questa imbarcazione ci sei anche tu, che in maniera discreta ed intelligente ci incoraggi ed indichi la rotta, come faceva Gesù con i suoi discepoli. Ti sentiamo vicino. Avvertiamo il tuo desiderio di farci crescere, ognuno secondo la propria vocazione, i propri tempi ed esperienza di vita. Questo piccolo dono solo per accompagnare una parola magica: grazie!”.
Al termine della Messa, alcuni giovani di Fides Vita hanno consegnato al vescovo Bresciani un’icona della Madonna tanto cara al fondatore del loro Movimento, Nicolino Pompei, e l’hanno accompagnata proprio con una sua preghiera.
Il Vescovo Carlo, dopo aver salutato tutti presenti ed averli ringraziati più volte per il loro caloroso affetto, si è recato presso l’hotel Calabresi per proseguire i festeggiamenti, vivendo insieme una serata di convivialità.