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FOTO San Benedetto, Servizio di Apostolato Biblico, grande partecipazione all’incontro con don Sebastiano Pinto

DIOCESI – “I Salmi sono corpo in preghiera. Il fragile strumento della preghiera, l’arpa più sensibile, il più esile ostacolo alla malvagità umana, tale è il corpo. Sembra che per il salmista tutto si giochi là, nel corpo. Non che sia indifferente all’anima, ma, al contrario, perché l’anima non si esprime e non traspare se non nel corpo. Il Salterio è la preghiera del corpo. Il corpo è il luogo dell’anima e dunque la preghiera attraversa tutto ciò che si produce nel corpo. È il corpo stesso che prega: ‘Tutte le mie ossa diranno: Chi è come Te, Signore?’ ” – Sono state queste parole di Padre Beauchamp al centro della riflessione fatta dal biblista don Sebastiano Pinto durante l’incontro di approfondimento biblico di cui è stato ospite e relatore martedì 16 gennaio, alle ore 21:00, presso il nuovo salone del Monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto. L’incontro, dal titolo “Hai mutato il mio lamento in danza – Il linguaggio della preghiera nei Salmi”, è stato organizzato a cura del Servizio per l’Apostolato Biblico in collaborazione con la Scuola di Formazione Teologica della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto. Presenti il vescovo diocesano, Mons. Carlo Bresciani, la responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico, Francesca Russo, il direttore della Scuola di Formazione Teologica, don Lorenzo Bruni e una folta platea che – come ha detto il vescovo – “testimonia l’interesse verso la Parola di Dio che nutre ancora ed instancabilmente”.

Don Pinto, che è anche docente presso la Facoltà Teologica Pugliese, membro del Servizio di Apostolato Biblico della CEI, nonché autore di molti libri dedicati all’Antico Testamento, ha dapprima spiegato il significato etimologico della parola Salmi e la loro intestazione, per poi procedere ad un’analisi più approfondita del contesto in cui sono nati e del linguaggio simbolico con cui sono stati scritti. Ed è proprio parlando di quest’ultimo aspetto, che l’illustre biblista ha detto: “La simbolica teologica usa come via privilegiata l’antropomorfismo (faccia, naso, braccio, mano, piede, occhio, dito, orecchio, viscere, …) per esprimere la psicologia (gioia, ira, vendetta, indignazione, pentimento, amore, ebbrezza, tristezza, misericordia, delicatezza, …)”. Sono seguiti numerosi esempi tratti dai Salmi che hanno testimoniato la centralità del corpo nelle preghiere dei Salmi.

“Una certa teologia – ha concluso don Pinto – è stata fortemente segnata dal Platonismo. Lo stesso Agostino, uno dei Padre della Chiesa, sostiene che il peccato abiti e si esprima nel corpo. Per lui la sessualità ha un valore molto negativo e lo stesso matrimonio, più che essere considerato come una vocazione, è visto come un rimedio alla parte istintiva dell’uomo e giustificato in ordine alla procreazione dei figli. L’uomo, invece, è corpo, spirito, cuore, immaginazione. E, quando pensa a vivere la propria fede, lo fa con tutto se stesso. Per troppo tempo si è pensato al Dio dei Cristiani come al primo motore immobile di Aristotele, colui che ha dato inizio al movimento, sempre uguale, eterno, imperturbabile, immobile; oppure come allo Spirito Assoluto di Hegel, concetto puro, vertice della riflessione filosofica dialettica, espressione massima di autocoscienza (si pensi all’impianto di alcuni trattati di Trinitaria). Queste e altre scuole di pensiero simile, hanno ritenuto di dover ‘smacchiare’ gli antropomorfismi con cui si rappresentava la divinità, perché non confacenti al Dio, Essere Perfettissimo, Creatore del Cielo e della Terra. Ma noi in quale Dio crediamo?”.

Al termine dell’incontro, don Sebastiano Pinto, da noi interpellato, ha dichiarato: “È stata una serata bella, con un’ottima partecipazione e grande attenzione. Ho sentito davvero una presenza silenziosa e captativa. Ho avuto l’impressione che non sia stata una condivisione solo di contenuti da parte mia, bensì un sentire anche del popolo che evidentemente su questi temi sa trovare un punto di interesse e di incontro. Si vede anche che c’è esperienza, un’esperienza non solo di contenuti, ma anche di fede. Una bella condivisione in questo cammino pastorale. Un’esperienza bella, affettuosa, partecipata“.

Grande la soddisfazione degli organizzatori. Queste le parole del prof. Giancarlo Brandimarti, membro del Servizio di Apostolato Biblico e docente della Scuola Di Formazione Teologica: “L’incontro sul Libro dei Salmi, organizzato dal Servizio di Apostolato Biblico e dalla Scuola di Formazione Teologica della Diocesi nel 50° anniversario dalla sua fondazione, è stata una preziosa occasione di arricchimento spirituale. Il relatore don Sebastiano Pinto ha messo subito in evidenza come i Salmi siano la forma di preghiera più naturale e diretta del popolo di Israele. Nascono in casa, in strada, nel quotidiano e diventano libro degli affetti e specchio dell’anima. Una forma di preghiera che coinvolge tutta la persona dell’orante, a partire dalla sua dimensione corporea che, nella concezione religiosa ebraica, non va scissa da quella spirituale. L’uomo è un essere completo e complesso in ogni atto della sua esistenza e in modo particolare quando rivolge a Dio il suo sguardo e leva la sua voce verso di Lui. Una preghiera quindi che coinvolge anche gli elementi più viscerali della persona, che si trova spesso a pensare a Dio lungo la strada che porta al tempio, confidando a Lui tutta la gamma dei sentimenti che in quel momento albergano nella propria coscienza profonda. È un approccio individuale che, tuttavia, diventa comunitario, come è tipico dei popoli antichi: l’individuo acquisisce la propria dignità all’interno della comunità di appartenenza, in cui gioie e dolori personali segnano l’intero gruppo sociale. Dal punto di vista formale i Salmi sono poesie, quasi sempre espresse nel canto, tessute attraverso un linguaggio simbolico, fatto di immagini cosmiche e antropomorfiche, comprensibile da chi si dispone verso di essi con sensibilità poetica e disponibilità spirituale. Esprimono in generale l’abbandono, la fede dell’orante nei confronti di Dio, verso cui egli confida perché si prenda cura di lui nelle fatiche della vita e condivida con lui i momenti felici. Dio è dunque sempre presente nella mente, nella coscienza, nel corpo, nella nostra vita, è fonte di bene e rifugio sicuro, desiderio costante dell’uomo che anela alla contemplazione del suo volto pur nell’impossibilità fisica di vederlo esaudito: di qui il ricorso a tutta una serie di elementi simbolici presi dalla natura dei quali l’orante si serve in modo analogico per renderne possibile la visione seppure in modo parziale. Dunque una preghiera in cui prevalgono le immagini spesso evocate senza una logica, molto diversa da quella che ci è abituale, forse troppo parlata e pensata, in cui la sfera razionale tende a scindersi da quella materiale e affettiva, perdendo l’aderenza alla coscienza più vera e più profonda dell’essere umano. E se i Salmi richiedono questa necessaria conversione all’uomo che prega per essere esaudito, di pari passo anche l’immagine di Dio viene trasfigurata. Perde la connotazione di Essere Supremo imperturbabile nella sua statica perfezione, per assumere la forma di Padre della vita, rintracciabile nei segni della natura da Lui stesso creata, che parla attraverso il tuono, che non è indifferente alle sorti dell’uomo per il solo fatto di averlo tessuto come un prodigio fin dalla sua vita prenatale, che si occupa di tutte le sue necessità e che per questo è degno di lode e di venerazione. Il Salterio è la voce universale dell’uomo che prega, accolto da tutte le confessioni cristiane per le quali costituisce il riferimento privilegiato delle orazioni quotidiane e nella tradizione del Nuovo Testamento trova la sua perfetta compiutezza”.

“Interrogato dal nostro vescovo Carlo su una possibile corporeità riferita a Dio – conclude il prof. Brandimarti – , don Sebastiano ha risposto che essa è possibile in quanto Dio non si è limitato a creare un universo materiale, ma ha mostrato anche di non disprezzare quella materia assumendola egli stesso. Si è fatto a sua volta tessere come un ricamo nel ventre verginale di Maria e ha accettato di vivere e morire come qualsiasi uomo, rendendo possibile l’inversione per cui è vero che Gesù è Dio ma è ancora più vero che il nostro Dio è Gesù”.

Prima della preghiera e del saluto finale, il vescovo Bresciani ha dato appuntamento al prossimo incontro dal titolo “Ho visto il Signore” organizzato dal Servizio di Apostolato Biblico che si terrà il 6 Aprile 2024, alle ore 16:30, sempre presso il Salone del Monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto, e che avrà come relatore il Prof. Marcello Panzanini.

 

Carletta Di Blasio: