Marco Guerra – Città del Vaticano, Vatican News

“Il Signore ama coinvolgerci nella sua opera di salvezza, ci vuole attivi con Lui, ci vuole responsabili e il protagonisti”. Lo sottolinea Francesco nella sua catechesi all’Angelus, attingendo al Vangelo della Liturgia di questa domenica, 21 gennaio, che narra la vocazione dei primi discepoli chiamati da Gesù a seguirlo per diventare “diventare pescatori di uomini”.

Un cristiano che non è attivo, che non è responsabile nell’opera dell’annuncio del Signore e che non è protagonista della sua fede non è un cristiano o, come diceva mia nonna, è un cristiano “all’acqua di rose”.

Gesù ci vuole felici

Il Papa ricorda che Cristo di per sé non avrebbe bisogno di uomini per diffondere a sua parola salvifica, ma lo fa, “nonostante ciò comporti il farsi carico di tanti nostri limiti” e dei nostri peccati, per donare a tutti una grande felicità:

Guardiamo ad esempio a quanta pazienza ha avuto con i discepoli: spesso non comprendevano le sue parole, a volte non andavano d’accordo tra loro, per molto tempo non riuscivano ad accogliere degli aspetti essenziali della sua predicazione, per esempio il servizio. Eppure Gesù li ha scelti e ha continuato a credere in loro. Ma questo è importante: il Signore ci ha scelto per essere cristiani. E noi siamo peccatori, ne facciamo una dopo l’altra, ma il Signore continua a crederci. A credere in noi… Questo è meraviglioso del Signore.

Moltiplicare la gioia attorno a noi

Secondo il Pontefice, unirsi a Gesù e portare salvezza sono dunque azioni che illuminano il nostro prossimo ma anche i nostri cuori:

Infatti, portare la salvezza di Dio a tutti è stata per Gesù la felicità più grande, la sua missione,  il senso della sua esistenza o come dice Lui il suo cibo. E in ogni parola e azione con cui ci uniamo a Lui, nella bellissima avventura di donare amore, la luce e la gioia si moltiplicano: non solo attorno a noi, ma anche in noi. 

Annunciare il Vangelo non è tempo perso

Ed è tramite l’annuncio e la testimonianza che ogni fedele svolge negli ambiti della vita quotidiana, che si incarna veramente la parola di Dio:

Annunciare il Vangelo, dunque, non è tempo perso: è essere più felici aiutando gli altri a essere felici; è liberarsi da sé stessi aiutando gli altri ad essere liberi; Annunciare il Vangelo è anche diventare migliori aiutando gli altri a essere migliori!  

Accogliere la chiamata

Infine Papa Francesco esorta ad interrogarci sulla nostra reale capacità di rispondere alla chiamata di Gesù:

Chiediamoci allora: io mi soffermo ogni tanto per fare memoria della gioia che è cresciuta in me e attorno a me quando ho accolto la chiamata a conoscere e a testimoniare Gesù? E quando prego, ringrazio il Signore per avermi chiamato a rendere felici gli altri? Infine: desidero far gustare a qualcuno, attraverso la mia testimonianza e la mia gioia, far gustare quanto è bello amare Gesù?

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