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Il Papa: da social e società parole violente, stringiamoci alla mitezza della Parola di Dio

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano, Vatican News

La “mitezza” della Parola, quella di Dio che “dà vita” ma che purtroppo tante volte “entra in un orecchio ed esce dall’altro”, e non la “violenza” delle parole, le tante parole che si susseguono e si sprecano nella società (sia reale che virtuale), di cui invece ci nutriamo ogni giorno. Papa Francesco ha presieduto ieri mattina, 21 gennaio, la Messa nella Basilica vaticana della V Domenica della Parola di Dio e a tutti i credenti rivolge l’invito che è alla base della stessa istituzione di questa ricorrenza: mettere al centro la Scrittura nella vita personale e comunitaria.

Ritorniamo alle sorgenti per offrire al mondo l’acqua viva che non trova; e, mentre la società e i social accentuano la violenza delle parole, noi stringiamoci alla mitezza della Parola che salva

Il ministero del Lettorato e del Catechista a 11 laici

In Basilica, dove vengono distribuite copie del Vangelo secondo Marco, ci sono 5 mila persone che partecipano alla liturgia che il Papa nel 2019, con la lettera apostolica Aperuit illis, ha stabilito che si celebri ogni terza domenica del Tempo ordinario. Quest’anno il tema è Rimanete nella mia Parola (Gv 8,31). Durante la Messa, due donne ricevono dal Papa il ministero del Lettorato e 9 quello di Catechista. Sono fedeli laici e laiche provenienti da Brasile, Bolivia, Corea, Ciad, Germania, Antille: nelle loro mani il Pontefice consegna una Bibbia e una Croce, simboli del mandato a proclamare e annunciare quella Parola che, come sottolinea nell’omelia, “attira a Dio e invia agli altri”.

La Parola… non ci lascia chiusi in noi stessi, ma dilata il cuore, fa invertire la rotta, ribalta le abitudini, apre scenari nuovi, dischiude orizzonti impensati

Vite cambiate

La Parola rende messaggeri e testimoni per “un mondo pieno di parole”, ma “assetato di quella Parola che spesso ignora”, dice il Papa. I discepoli sono la dimostrazione, ma anche tanti santi “amici di Dio” e “testimoni del Vangelo nella storia”: “Per tutti la Parola è stata decisiva”, afferma il Pontefice, citando sant’Antonio “che, colpito da un passo del Vangelo mentre era a Messa, lasciò tutto per il Signore”; sant’Agostino, “la cui vita svoltò quando una parola divina gli risanò il cuore”; santa Teresa di Gesù Bambino, “che scoprì la sua vocazione leggendo le lettere di San Paolo”; san Francesco d’Assisi, “il quale, dopo aver pregato, legge nel Vangelo che Gesù invia i discepoli a predicare ed esclama: «Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!»”.

Sono vite cambiate dalla Parola di vita, dalla Parola del Signore. Ma mi domando: perché per molti di noi non accade lo stesso?

Sordi alla Parola

“Tante volte – osserva infatti Papa Francesco – ascoltiamo la Parola di Dio, entra in un orecchio ed esce dall’altro”. Invece “bisogna non essere ‘sordi’ alla Parola”. Il rischio è reale: “Travolti da mille parole, ci lasciamo scivolare addosso pure la Parola di Dio: la sentiamo, ma non la ascoltiamo; la ascoltiamo, ma non la custodiamo; la custodiamo, ma non ci lasciamo provocare per cambiare”. Soprattutto, evidenzia Francesco, “la leggiamo ma non la preghiamo”. Invece la lettura della sacra Scrittura “dev’essere accompagnata dalla preghiera”, che ha due dimensioni fondanti, quelle di cui parla il Vangelo di oggi riportando due gesti dei gesti scaturiti dalla Parola di Gesù: “Lasciarono le reti e lo seguirono”.

Tante volte fatichiamo a lasciare le nostre sicurezze, le nostre abitudini, perché rimaniamo impigliati in esse come i pesci nella rete. Ma chi sta a contatto con la Parola guarisce dai lacci del passato, perché la Parola viva reinterpreta la vita, risana anche la memoria ferita innestando il ricordo di Dio e delle sue opere per noi.

Cristo e la sua Parola al centro, non pensieri e problemi

La Parola di Dio “libera dagli ingombri del passato e del presente”, afferma Papa Francesco, “fa maturare nella verità e nella carità”. Impianta nell’anima “un seme incorruttibile” che, “piccolo e nascosto, germoglia e porta frutto”.  Auspicio di Francesco è che si torni a questa sorgente: “Mentre si dicono e leggono in continuazione parole sulla Chiesa, ci aiuti a riscoprire la Parola di vita che risuona nella Chiesa! Altrimenti finiamo per parlare più di noi che di Lui; e tante volte al centro rimangono i nostri pensieri e i nostri problemi, anziché Cristo con la sua Parola”, afferma.

Portare con sé sempre un Vangelo

Da qui alcuni interrogativi per tutti i credenti: “Io, quale posto riservo alla Parola di Dio nel luogo dove abito? Lì ci saranno libri, giornali, televisori, telefoni, ma dov’è la Bibbia? Nella mia stanza, tengo il Vangelo a portata di mano? Lo leggo ogni giorno per ritrovarvi la rotta della vita? Porto nella borsa un piccolo esemplare del Vangelo per leggerlo?”

Proprio questo è l’invito che il Papa rivolge al termine dell’omelia, già tante volte reiterato in questi anni: portare sempre il Vangelo con sé, in tasca, nella borsa, nel telefonino. Infine, un’ultima domanda: “Ho letto per intero almeno uno dei quattro Vangeli?”

Il Vangelo è un libro della vita, è semplice e breve, eppure tanti credenti non ne hanno mai letto uno dall’inizio alla fine

 

Redazione: