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Diocesi, Movimento Lavoratori di Azione Cattolica: Persiani e Di Buò i nuovi segretari per i prossimi tre anni

 

DIOCESI – Saranno Andrea Persiani e Teresa Nicolina Di Buò a coordinare il MLAC (Movimento Lavoratori di Azione Cattolica) Diocesano. È questo quanto emerso a seguito del III Congresso Diocesano del MLAC che si è svolto Domenica 21 Gennaio 2024, dalle ore 15:30 alle ore 18:00, presso i locali della Parrocchia San Benedetto Martire in San Benedetto del Tronto. L’appuntamento, dal titolo “MLAC … il lavoro che continua”, si è concluso con la proclamazione del nuovo segretario Persiani, della nuova vicesegretaria Di Buò e dei quattro consultori: Cristina Consorti, Gabriele Marcozzi, Monica Vallorani e Antonio Pignatiello.

Il Congresso si è aperto con un momento di preghiera guidato da don Lanfranco Iachetti e con i saluti del presidente diocesano Lorenzo Felici, della delegata regionale Monica Vallorani e della delegata nazionale Graziella Giardino.

A seguire il presidente dell’assemblea, Gabriele Marcozzi, ha dato la parola alla segretaria uscente Antonella Simeni, la quale ha letto una relazione ampia ed esauriente sul cammino svolto in questi ultimi quattro anni, sottolineando come sia “migliorata la relazione e l’accoglienza del Consiglio Diocesano e di conseguenza la collaborazione con tutta l’Azione Cattolica Diocesana“. Simeni ha poi proseguito ricordando le varie iniziative portate avanti in questi anni, raccolte in un bellissimo video mostrato ai presenti, come le feste di San Giuseppe e le veglie del 1° Maggio, i vari progetti di animazione sociale nel territorio con le due edizioni della “Laudato si’ in città” e la presentazione della Moratoria sul consumo del suolo all’Amministrazione di San Benedetto del Tronto insieme a tutta l’AC diocesana, la partecipazione al Concorso “Idee in movimento” promosso dal MLAC nazionale con i due progetti “Reti d’Argento” e “Le panchine del racconto”.
Guardando poi al futuro, Simeni ha affermato: “I fari che dovranno orientano il nostro cammino non potranno che continuare ad essere la Parola di Dio, la Dottrina sociale della Chiesa, il Magistero della Chiesa e le indicazioni pastorali del nostro vescovo“. Importante sarà anche – ha detto Simeni – continuare ad utilizzare “lo stile usato in questi anni, lo stile sinodale. Ogni iniziativa fatta finora è stata sempre frutto di un lavoro di condivisione, sia per quanto riguarda l’ideazione che per la loro realizzazione. Ognuno ha dato il suo contributo (come e quanto ha potuto), abbiamo sperimentato concretamente la corresponsabilità senza sigillarci nella rigidità dei ruoli. Nel condividere l’impegno è cresciuta anche la relazione tra noi che ci ha permesso di sostenerci nei momenti di difficoltà anche personale. Ora è anche tempo di allargare il cerchio, di non chiuderci tra noi e di aprire ad altri il nostro percorso”.

Per quanto concerne le tematiche da prendere in considerazione per il futuro, Simeni ne ha indicato alcune che, a suo dire, possano maggiormente interessare il nostro specifico territorio: l’intelligenza artificiale, lo sviluppo di un lavoro sostenibile, la transizione ecologica e l’ecologia integrale, la cura delle relazioni nel mondo del lavoro e le nuove fragilità di cui prendersi cura.

“In una società complessa – h concluso Simeni – anche l’esclusione si presenta con i tratti della complessità. Un numero crescente di persone e situazioni sono a rischio di nuove forme di deprivazione, esposte allo scivolamento dalla “normalità” verso le zone di povertà. Le nuove fragilità si rivelano sempre meno definibili e vanno ad ampliare la zona grigia del disagio. Non solo “grigia” in quanto è sempre meno definito il margine tra inclusi ed esclusi, ma anche per l’incerto confine tra visibile e invisibile, tra emerso e sommerso, tra vincoli e possibilità, tra progetto e deriva. È possibile, nell’attuale contesto di generale instabilità, nella modernità liquida della società in cui viviamo, dove i legami sono sempre più fragili e instabili, individuare strategie di prevenzione del rischio di scivolamento nella marginalità e nell’esclusione sociale? Due sono i capisaldi a cui possiamo aggrapparci. Il primo è la relazione. Relazione intesa come ascolto e capacità di entrare in connessione con l’altro, come incontro entro il quale ognuno mette in gioco sé stesso, l’essenza della propria vita ed il rapporto con l’assoluto. Relazionarsi non è un esercizio di stile, una prassi retorica, bensì responsabilità e condivisione con l’altro, con il volto dell’altro attraverso il quale l’umanità di ciascuno si rivela e si palesa. Ciò che determina e permette questa possibilità di fratellanza è la prossimità, l’opportunità di consentire allo sguardo di farsi complice.
La cura è l’altro caposaldo su cui fare affidamento. Secondo i dizionari classici di etimologia, nella sua forma più antica, “cura” era usata in un contesto di relazioni di amore e di amicizia. Esprimeva l’atteggiamento di premura, vigilanza, preoccupazione e inquietudine nei confronti di una persona amata. Ancora una volta, ritorna la prossimità. Non ci si prende cura per interposta persona, per corrispondenza o tramite l’ausilio di uno strumento sanitario. La cura chiede una vicinanza ed un rapporto con l’altro. Essa reclama premura, attenzione, delicatezza.
Da tutto questo non può prescindere chi, come noi cristiani, è chiamato a mettere al centro la persona. Il nostro proposito ed augurio è quindi quello di diventare sempre più palestra di relazioni. Con Dio e con i fratelli“.

Al termine della relazione, molto apprezzata da tutti i presenti, si è lasciato spazio al dibattito che ha registrato molti interventi, segno di un’assemblea viva e partecipe. Dopo le operazioni di voto, c’è stato spazio anche per un momento di convivialità che si è concluso con lo spoglio delle schede e la proclamazione degli eletti.

Queste le parole dell’Azione Cattolica Diocesana a commento della giornata di  Congresso vissuta: ” ‘Strada facendo vedrai che non sei più da solo’ canta una famosa canzone, le cui parole sono state la colonna sonora della storia che, durante il congresso, il MLAC San Benedetto del Tronto ci ha raccontato, del bellissimo cammino percorso negli ultimi anni. Un cammino sicuramente in salita, pieno di continue sfide, ma anche costruito attraverso la collaborazione e gli apporti di una rete di relazioni e di progetti, che ha reso il Mlac una bella testimonianza di come il seme gettato ha germogliato molto e sta ancora germogliando, grazie alla passione di continuare a provarci, con la fiducia nel Signore che ne moltiplica i frutti, come nella parabola del seminatore propostaci dal nostro assistente unitario don Lanfranco, nella preghiera iniziale di affidamento.
Il nutrito dibattito al centro di questo importante appuntamento ha visto un interessante apporto di diversi punti di vista e un vivace scambio di idee, a partire dagli atti del recente Congresso Nazionale del MLAC, di cui la segreteria uscente, Antonella Simeni, ha messo in luce numerosi aspetti nella propria relazione, dimostrando il sempre più grande interesse per un progresso delle politiche sociali che favoriscano i presupposti di un ‘lavoro che sia per la vita’.

‘Siate come antenna che trasmette le esigenze e le speranze della realtà del territorio’ ha ribadito il delegato nazionale Graziella Giardino, ricordando le parole di Bachelet.

Nel ringraziare Antonella per il servizio svolto, diamo un caloroso benvenuto al nuovo segretario Andrea Persiani e alla sua vice, Teresa Nicolina Di Buò, con l’augurio di un servizio che contribuisca a rendere sempre più fertile il terreno dove il Signore, con instancabile prodigalità, continua a seminare”.

Agli eletti vanno cordiali auguri di buon lavoro anche da parte di tutta la redazione del nostro giornale.