di Ana Fron
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La Direttiva Bolkestein è una direttiva europea che impone la concorrenza nel settore dei servizi, all’interno del Mercato Unico Europeo. La Direttiva vuole eliminare gli ostacoli alla libertà di stabilimento delle attività nei diversi Stati, favorire la libera circolazione dei servizi e spronare gli Stati membri verso una fiducia reciproca.
Con questa Direttiva viene chiesto all’Italia la semplificazione delle procedure amministrative, la rimozione dell’eccesso di burocrazia e l’eliminazione delle discriminazioni basate sulla nazionalità o per coloro che vorrebbero stabilirsi in un altro Paese europeo a scopo di prestare servizio.
Ma, quali sarebbero le conseguenze che ricadrebbero sulle attività già avviate sul territorio italiano e quindi anche sul territorio di San Benedetto del Tronto, città turistica con cento stabilimenti balneari e cinque chilometri di spiaggia fruibile?
Per avere un punto di vista più tangibile e pertinente parliamo con un “addetto ai lavori”, il gestore della Concessione Demaniale Marittima Sud-Est, Roberto Cornacchia,che ci conduce nei meandri della sua attività partendo dalla storia familiare.
Roberto Cornacchia inizia con il ricordare suo padre, Elio Cornacchia, Cavaliere del Lavoro ed assegnatario del Gran Pavese rosso blu; personaggio noto e molto amato a San Benedetto del Tronto, scomparso purtroppo due mesi fa. Nel 1972 Elio è stato tra i fondatori della Cooperativa Conad Adriatico e ha guidato la Confesercenti, distinguendosi per il suo costante impegno verso la comunità sambenedettese. “Mio padre – racconta Roberto Cornacchia -, nel 1979, aveva un supermercato di quartiere, il Conad a Porto d’Ascoli, e avvertendo l’arrivo della grande distribuzione, ha voluto allora diversificare le attività, acquistando l’attuale Chalet Sud-Est, con l’idea di dare anche a me, neodiplomato in Ragioneria, la possibilità di costruirmi un futuro lavorativo.
La nuova attività di famiglia mi piaceva e ho deciso allora di prenderne io le redini per portarla avanti al meglio. Sono stati anni di grandi sacrifici che venivano poi ripagati. Anno dopo anno, mi sono affinato nel lavoro e quindi in ambito turistico. Ho portato migliorie sia alla struttura sia ai servizi offerti ai clienti. Lavorare nel turismo è stato sempre interessante e mi permette di stare a contatto con le persone e di sentirmi parte di una comunità”.
Quali sono i servizi offerti? Lo Chalet Sud Est ha una caratteristica particolare?
“Prima dell’erosione della spiaggia la Concessione poteva permettersi di sistemare all’interno, oltre alle solite attrezzature di spiaggia, anche cinque campi per svolgere attività sportive: tre da beach volley, uno da tennis e uno da calcetto. Oggi, per indisponibilità di spazio, sono rimasti un campo da beach volley e uno da calcetto. Dunque, il nostro chalet ha avuto da sempre una vocazione sportiva che ha attirato molti giovani.
Per gli adulti invece abbiamo optato per un intrattenimento da orchestra. Sono ormai quarantacinque anni che offriamo questo tipo di serate. Un’offerta volta a rompere la monotonia mare-sole-passeggiate, con serate danzanti”.
C’è un servizio ristorazione a pranzo?
“Per motivi di clientela giovanile abbiamo optato per pranzi frugali e veloci con prezzi abbordabili.”
Chi gestisce tale servizio?
“Il servizio è principalmente a gestione familiare, quindi, oltre a me, ci sono mia sorella Ombretta, mia moglie Anna e mio figlio Gianmarco. A volte assumiamo persone per la durata della stagione”.
Ritornando alla Legge Bolkenstein, se non riuscirete a vincere la gara d’appalto, c’è in gioco la situazione lavorativa dell’intera famiglia. Siete preoccupati?
“Si, siamo molto preoccupati. Noi, come tutta la categoria di gestori di spazi balneari, temiamo i grandi gruppi stranieri che vorranno venire per piazzarsi in una situazione attraente, ideata e perfezionata dagli italiani negli anni Cinquanta: mi riferisco a spiagge attrezzate con sdraie e ombrelloni, bar e ristoranti adiacenti. In Spagna organizzano il solo servizio di ombrelloni che raccolgono alla fine della giornata. In altri paesi nemmeno questo. Un servizio così, ha portato negli anni in Italia – e anche a San Benedetto – tanti turisti stranieri e di conseguenza ha contribuito al benessere comune. Come dicevo, il nostro timore è quello di vedere arrivare questi gruppi, multinazionali, con tanti soldi, con i quali noi non possiamo competere.”
Ma con una maggior offerta non si otterrebbe più qualità, diminuzione di prezzi e benessere per tutti i clienti?
“La concorrenza è benvenuta: sul principio io sono d’accordo, ma – ripeto – competere con le multinazionali sarebbe sleale. E poi ci sono dei risvolti tecnici sbagliati, in quanto fare le gare ogni sei anni – come prevede la nuova Legge – è un modo sicuro per scoraggiare gli investimenti. Chi spende soldi per migliorare una struttura, i servizi e quant’altro, se poi rischia di non avere più il posto alla seguente gara?”
Dunque il vostro percorso di realizzazione lavorativa, la caratteristica gestione familiare dell’attività, l’aggregazione dei giovani, tutte queste qualità andrebbero perse?
“Purtroppo sì”.
Come pensano gli altri colleghi del settore, a proposito della situazione? Avete avuto modo di confrontarvi?
“Sì. Ne ho parlato con molti di loro. Purtroppo siamo tutti molto preoccupati. Da anni viviamo nell’incertezza e non vediamo la luce in fondo al tunnel, perché non abbiamo indicazioni precise sul da fare”.
Cosa si augura per il futuro?
Mio figlio Gianmarco adesso frequenta l’ultimo anno del Liceo Scientifico e vedo che ha passione per questo lavoro. È stato con noi nelle sue vacanze estive fin da piccolo e ha imparato molto. Mi piacerebbe poter passare a lui il testimone, come mio padre lo ha fatto con me.
I principi e gli obiettivi che propone l’Europa con la direttiva Bolkestein sono certamente condivisibili e positivi. Ritengo tuttavia che si possano ottenere buoni risultati, cercando un modo tecnicamente ed eticamente adatto – tenendo conto delle peculiarità di uno stato come l’Italia che ha creato negli anni una tipologia attrattiva di turismo balneare – , senza “buttare in strada” famiglie, distruggere il loro lavoro e senza snaturare la vocazione sociale di un territorio.