“Un intenso anno di preghiera, in cui i cuori si aprano a ricevere l’abbondanza della grazia, facendo del Padre nostro, l’orazione che Gesù ci ha insegnato, il programma di vita di ogni suo discepolo”. Così mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, sezione per le Questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo, ha definito l’Anno di preghiera in preparazione al Giubileo appena iniziato e che caratterizzerà tutto il 2024. Un anno, ha proseguito durante la presentazione dell’iniziativa in sala stampa vaticana, in cui “dovrà emergere maggiormente l’orizzonte spirituale dell’evento giubilare che va ben oltre ogni necessaria e urgente forma di organizzazione strutturale”, come il Papa ha inteso sottolineare nel Te Deum di fine anno, chiedendo se Roma si sta preparando a diventare nell’Anno Santo “città della speranza”.
“Si tratta della testimonianza della comunità ecclesiale e civile che, più che negli eventi, consiste nello stile di vita, nella qualità etica e spirituale della convivenza”, ha commentato Fisichella, secondo il quale “perché il Giubileo possa essere un evento che spiritualmente arricchisce la vita della Chiesa e dell’intero popolo di Dio, diventando segno concreto di speranza, è necessario che sia preparato e vissuto nelle proprie comunità con quello spirito di attesa tipico della speranza cristiana”.
“L’Anno della preghiera viene a corrispondere pienamente a questa esigenza”, ha spiegato il vescovo: “Non si tratta di un Anno con particolari iniziative; piuttosto, di un momento privilegiato in cui riscoprire il valore della preghiera, l’esigenza della preghiera quotidiana nella vita cristiana; come pregare, e soprattutto come educare a pregare oggi, nell’epoca della cultura digitale, in modo che la preghiera possa essere efficace e feconda”.
0 commenti