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FOTO Diocesi, a Monteprandone un bel momento ecumenico di preghiera per l’unità dei cristiani

MONTEPRANDONE – Si è svolta domenica 28 gennaio 2024, alle ore 16:00, presso la chiesa San Niccolò in Monteprandone, una celebrazione ecumenica della Parola di Dio. L’appuntamento, che rientra tra gli eventi proposti per la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani ed è stata organizzata dall’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, ha registrato la partecipazione di Mons. Carlo Bresciani, vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e rappresentante della Chiesa Cattolica, padre Claudio Costa, in rappresentanza della Chiesa Ortodossa Rumena in Italia sede di Ascoli Piceno, Gionatan Breci, rappresentante della Chiesa Avventista del Settimo Giorno, distretto di Ancona – Jesi – Pesaro, e di Amado Luis Giuliani, rappresentante della Chiesa Evangelica Battista delle Marche.

La celebrazione si è aperta con un gesto di accoglienza reciproca il cui significato è stato spiegato nel dettaglio dalla guida: “In Burkina Faso si utilizza una zucca per condividere l’acqua con gli ospiti che arrivano stanchi dal loro viaggio. È un gesto che esprime accoglienza, ospitalità e comunione. Solo dopo che l’ospite si è rinfrescato, può iniziare la conversazione sui motivi della visita. Mentre scendiamo ed iniziamo a pregare insieme, vi diamo il benvenuto nello stesso modo in cui Abramo accolse i tre visitatori, dando loro dell’acqua per rifocillarsi, e vi invitiamo a rinfrescarvi, condividendo l’acqua di questa zucca”. I rappresentanti delle quattro Chiese presenti ed anche i Fedeli che lo hanno voluto, hanno compiuto questo gesto altamente simbolico.

Dopo aver cantato litanie di lode e di ringraziamento a Dio ed aver chiesto perdono per i peccati commessi, si è passati a proclamare la Parola del Signore che, per l’occasione, è stata meditata e commentata da tutti e quattro i rappresentanti delle Chiese presenti.

Queste le parole di Amado Luis Giuliani della Chiesa Evangelica Battista: “Il Vangelo di oggi ci presenta un sacerdote, un levita ed un samaritano, figure che non sono poste a caso. Le prime due conoscono la Legge molto bene, proprio come noi. E anche noi, come loro, pensiamo a volte che basti dare qualche spicciolo di denaro o di tempo per stare vicino a chi ha bisogno. In un mondo che va sempre più veloce, ci facciamo prendere da tanti stimoli che ci portano fuori dalla nostra pratica di fede. Nel comportamento del samaritano, invece, possiamo rivedere la figura di Gesù, che ci ha amato tantissimo: egli si prende cura della persona bisognosa, anche se non è un suo amico, anzi tutti sappiamo il rapporto che c’è tra Giudei e Samaritani. E non si limita alla semplice compassione, bensì mette tutto in secondo piano e si dedica totalmente a lui. Questo racconto ci dice che il prossimo non è colui che possiamo scegliere. Questa è la sfida che il Signore ci lancia: farci prossimi alle persone che sono a terra, ferite non solo nel corpo, ma anche spiritualmente”.

A seguire Gionatan Breci della Chiesa Avventista del Settimo Giorno ha detto: “Il testo del Vangelo di oggi è molto famoso e anche molto bello, quasi uno slogan. La parabola del buon samaritano ci rimanda subito alle buone opere, invece esse sono la conseguenza di una risposta all’amore. Sia Davide, che ci viene introdotto nel Salmo 138 e che è un re, sia il samaritano, che invece è l’ultimo della scala sociale, sono accomunati da una caratteristica: entrambi rispondono all’amore di Dio con amore, lodano ed amano il Signore nel loro cuore e con tutto il cuore. Solo se mossi da questo amore, possiamo fare del bene. Come? In che modo? Quanto? Semplice! Il Signore ci chiede di fare più di quello che possiamo, di non donare solo denaro, ma un sorriso, un gesto di cordialità, una gentilezza. E secondo la misura in cui diamo, riceviamo”.

È stata poi la volta di padre Claudio Costa della Chiesa Ortodossa Rumena, il quale ha affermato: “Questa pagina di Vangelo ci fa porre una domanda: ‘Chi è il mio prossimo?’. Se ce lo chiediamo quando stiamo bene, la risposta che ci diamo è diversa da quella che ci rispondiamo quando ci troviamo in difficoltà. In questo secondo caso, infatti, non facciamo distinzione: chiunque ci dia una mano, lo riconosciamo come prossimo! Il comportamento del sacerdote e del levita è un atto vile, che purtroppo oggi è diventato l’atteggiamento consueto non solo per singoli, ma anche per gruppi o addirittura popoli. E tra di loro ci sono anche devoti. Il samaritano, invece, mostra amore, che è il contrario dell’indifferenza: egli non si riconosce prossimo, ma si fa prossimo. L’amore non è teoria, ma pratica. Il samaritano si prende cura e guarisce le ferite del bisognoso, proprio come Dio ha compassione di noi. Gesù, con questa parabola, ribalta la nostra prospettiva: noi siamo abituati a fare una selezione, a classificare, Egli invece ci dice di farci prossimi”.

A concludere la meditazione è stato il vescovo Carlo Bresciani della Chiesa Cattolica: “Stasera abbiamo ascoltato commenti diversi, ma tutti molto belli. Questo significa che possiamo leggere la Parole di Dio da tanti versanti, pur essendo nell’Unità. Credo che l’ecumenismo abbia questa strada: trovare cosa abbiamo in comune. Tutto è incentrato sull’amore verso Dio e verso il prossimo. Ma cosa vuol dire amare? Amare Dio ci sembra semplice, amare il prossimo invece no. Ma amare è qualcosa di concreto! Questa parola inflazionata, ma deturpata, ha valore solo se concretizzata. L’uomo della parabola percosso dai briganti è caratterizzato soltanto dal suo bisogno di essere accolto. Egli non chiede aiuto. È il samaritano che lo vede. Noi allora siamo chiamati a fare come lui, ad accogliere Dio andando verso il bisognoso. Papa Francesco direbbe che siamo chiamati a scendere dai balconi. Prima dell’ecumenismo della Teologia, dunque, va ricercato l’ecumenismo della carità. C’è infatti un linguaggio che tutte le culture comprendono ed è l’amore vero. Qual è il nome di Dio? Dio è Amore. Chi sta nell’amore è in Dio“.

Al termine di questa omelia, speciale perché condivisa, tutti i presenti sono stati invitati a proclamare una confessione d’amore, un adattamento del testo della Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi (1 Cor 13, 1.13). Poi sono state rivolte a Dio alcune preghiere di intercessione. Dopo aver pregato insieme il Padre Nostro, la celebrazione, allietata dal canto coinvolgente del Gruppo di Rinnovamento nello Spirito, è terminata con la benedizione.

Al termine della celebrazione don Vincent Ifeme, direttore dell’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, ha ringraziato, oltre ai fedeli partecipanti delle varie Chiese riunite, anche il vescovo diocesano Carlo Bresciani e i appresentanti delle Chiese Ortodossa, Avventista e Battista. Un ringraziamento particolare è andato poi ai componenti dell’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso e al gruppo di Rinnovamento nello Spirito Santo per la loro preziosa e fattiva collaborazione nella preparazione, nell’organizzazione e nell’animazione della Celebrazione Ecumenica della Parola di Dio.

Il pomeriggio si è concluso con un momento di convivialità presso i locali della parrocchia, dove i fedeli della comunità di San Niccolò hanno preparato e fatto trovare gli ospiti alcune prelibatezze locali.