MARTINSICURO – Si è svolta Domenica 28 gennaio, alle ore 11:30, una Celebrazione Eucaristica in suffragio di don Antonio Vallorani, nel 13° anniversario della sua salita in Cielo e nell’anno in cui ricorre il 25° anniversario di consacrazione della chiesa San Gabriele dell’Addolorata in Villa Rosa. La Santa Messa, presieduta dal vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, mons. Carlo Bresciani, è stata animata dal coro parrocchiale e concelebrata dal parroco don Alfonso Rosati, dal rettore del Pontificio Seminario Regionale Marchigiano don Claudio Marchetti, dal diacono Walter Gandolfi e da tutto il Popolo di Dio.
Al termine della celebrazione è stato scoperto l’alto rilievo in bronzo, realizzato dallo scultore Dino Di Berardino e raffigurante il volto di don Antonio Vallorani, e la targa commemorativa a lui dedicata. Presenti sia alla Messa che al momento della benedizione dell’opera i familiari del prete defunto, la sorella Antonina Vallorani e il nipote Gianni Tavoletti, oltre a numerose autorità civili: il sottosegretario alla Presidenza della Giunta della Regione Abruzzo Umberto De Annuntiis, il sindaco del Comune di Martinsicuro Massimo Vagnoni, la vicesindaca Monica Persiani, gli assessori Marcello Monti e Marco Cappellacci, le consigliere Pina Camaioni e Isabel Marchegiani, infine anche Tonia Piccioni, già sindaca di Alba Adriatica.
Il vescovo Bresciani, durate l’omelia, ha ricordato quanto don Antonio Vallorani si sia speso per la realizzazione della chiesa di San Gabriele dell’Addolorata e ha spiegato l’importanza del valore della memoria: “Quando don Alfonso mi ha detto di voler fare questo omaggio in onore di don Antonio, ho detto subito di sì. Non solo per la targa e l’opera scultorea a lui dedicati, che rappresentano una iniziativa lodevole, ma perché questo gesto fa memoria della vostra comunità e io credo sia molto importante conservare la memoria. Viviamo in un mondo in cui siamo bombardati di notizie e, nel mare magnum delle informazioni, rischiamo di perdere la memoria di quelle più importanti. Ma noi non possiamo rischiare di avere una sorta di morbo di Alzheimer spirituale che, invece, purtroppo, è molto diffuso anche tra le nostre comunità”.
Commentando poi la Parola di Dio prevista dalla liturgia del giorno, Bresciani ha aggiunto: “Il profeta non è uno che legge le carte o prevede il futuro. Il profeta è colui che ci parla di Dio, veramente. Ed è questo che Gesù faceva. Egli non era un profeta perché guariva i malati, ma perché aiutava la gente a riscoprire il volto di Dio. Egli, come viene detto nella pagina odierna del Vangelo, parlava con autorità. Oggi spesso pensiamo che abbia autorità chi grida o chi prende la pistole. La vera autorità, invece, è di chi fa il bene. Pensate ai genitori. Quando un genitore ha autorità? Quando sgrida i figli e dà loro qualche sberla? Oppure quando si preoccupa del bene del proprio figlio, anche se questo costa, e sa ascoltare, guidare e perdonare? Ecco perché Gesù stupiva. Perché diceva cose semplici, ma che si facevano fatica a capire. Gesù non gridava, bensì sapeva ascoltare le persone, le sapeva comprendere, ascoltare e confortare. È quello che stupiva. Il falso profeta, invece, è come un pifferaio magico: in tanti gli corrono dietro, ma poi tutti finiscono nel burrone. Il falso profeta è uno che non costruisce nulla nella vita. Quanti disastri, quante sofferenze in meno se ascoltassimo questa parola del Signore! Se invece di criticare, ci preoccupassimo di costruire, potremmo fare grandi cose. Se non faremo così, resteranno solo le rovine. Oggi, visto che siamo qui per fare memoria, proviamo a comportarci così, a ricordare il bene fatto e a non criticare e giudicare. Se impareremo a fare così, troveremo sempre Gesù accanto a noi e saremo davvero una comunità che, insieme a Gesù, si trova bene, perché avremo scoperto che quello che ci ha insegnato è la vera vita“.
Prima della benedizione finale, il parroco don Alfonso Rosati ha preso la parola per effettuare alcuni ringraziamenti: “Abbiamo pensato di fare un omaggio a don Antonio, parroco di questa comunità del 1986 al 2004, il quale, prevedendo lo sviluppo di tale porzione di territorio, si è messo all’opera per far costruire una chiesa più grande di quella esistente. Intorno a questo edificio negli anni si è sviluppato anche l’attuale quartiere residenziale, che ha una particolare vocazione turistica e registra la presenza di residenti di varie etnie, come possiamo riscontrare anche dal servizio della Caritas parrocchiale. Questo omaggio di oggi vuole essere non un semplice ricordo, ma una opportunità per tutti noi per rivitalizzare la comunità, riscoprire l’entusiamo dei primi tempi, rivivere insieme ciò che è stato e guardare insieme gli orizzonti inaspettati che il Signore ci aprirà davanti.
Per questa ragione vogliamo ringraziare tutte le persone che si sono date da fare per concretizzare questo omaggio a don Antonio Vallorani: prima di tutto l’artista Dino Di Berardino, che ha realizzato l’opera, e poi tutte le famiglie che hanno contribuito economicamente per l’acquisto della targa, in particolare la famiglia Di Nicola”.
Al termine della Messa tutti i fedeli si sono recati all’esterno per scoprire l’opera e la targa dedicati a don Antonio Vallorani. Queste le parole del sindaco Vagnoni: “Ringrazio don Alfonso e tutti coloro che hanno reso possibile il ricordo di don Antonio, una persona che ha creduto nell’importanza di un luogo di culto adeguato per una comunità che nei decenni è cresciuta e crescerà ancora. Quella di oggi è un’occasione per ringraziare le parrocchie per il grande lavoro di sostegno e supporto verso la comunità. In tal senso, l’impegno delle istituzioni e delle parrocchie è comune: far crescere il senso di comunità e non far sentire solo mai nessuno. Proprio come ha fatto il nostro caro don Antonio“.
Ai nostri microfoni l’artista Dino Di Berardino ha detto: “Ho accettato molto volentieri l’invito di don Alfonso a realizzare un alto rilievo in bronzo che rappresentasse don Antonio, per il fatto che mi legava a lui un grande sentimento di amicizia. Don Antonio ha ricevuto qui, in questa chiesa di Villa Rosa, la statua di San Gabriele dell’Addolorata da me realizzata che si trova oggi al Santuario di Isola del Gran Sasso. Per me è stato un onore prestare gratuitamente la mia opera, prima di tutto in segno di gratitudine e riconoscenza per essere stato un grande estimatore della mia arte, poi come personale omaggio all’amico che era, un uomo di spiccata sensibilità, grande umanità ed infinita disponibilità verso tutti“.
Nella commozione generale non è passata inosservata l’emozione dei parenti del defunto don Vallorani, in particolare della sorella, Antonina Vallorani, la quale ha ricordato un tenero episodio della loro infanzia: “Mio fratello è nato prete! Anche da bambino giocava a fare il sacerdote: faceva finta di celebrare la Messa oppure i Battesimi o i Matrimoni, accompagnato da altri amici o bamboline di pezza che facevano la parte dei chierichetti. È diventato prete giovanissimo, perché la sua è stata una vocazione autentica e profonda. Il dono che la comunità di San Gabriele dell’Addolorata ha voluto fare a mio fratello è un omaggio che mi rende piena di gioia e al contempo mi commuove profondamente“.
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