Arriva in Italia “Sound of Freedom. Il canto della libertà”, film che ha tanto fatto parlare di sé negli ultimi mesi, da luglio 2023, per incassi sorprendenti negli Stati Uniti, fuori dal circuito degli Studios: più di 180 milioni di dollari, attestandosi nel resto del mondo sui 250 milioni. Diretto da Alejandro Monteverde – suoi “Bella” (2006) e “Little Boy” (2015) – il film ha come protagonista Jim Caviezel, affiancato da Bill Camp, la Premio Oscar Mira Sorvino ed Eduardo Verástegui; tra i produttori lo stesso Verástegui, Mel Gibson e Angel Studios, media company dietro al successo della serie “The Chosen”. Prendendo le mosse da una storia vera, quella dell’ex agente federale Tim Ballard, “Sound of Freedom” mette a tema gli abusi sui minori e la tratta dei bambini, i traffici tra America Latina e Nord America. Un’opera che si muove sul terreno del thriller poliziesco sconfinando nel cinema di denuncia e impegno civile. Il film viene distribuito nei cinema italiani dal 19 febbraio dalla Dominus Production di Federica Picchi Roncali. Abbiamo partecipato all’anteprima a Roma. Il punto Cnvf-Sir.
Il coraggio di Tim Ballard
California, 2013. Tim Ballard (J. Caviezel) è un agente federale che indaga sul traffico di pedopornografia online. Dopo l’ennesimo arresto di un criminale, Tim riesce a salvare per la prima volta un bambino, Miguel, rapito con l’inganno in Honduras. Colpito dalla drammatica vicenda e venendo a conoscenza della scomparsa anche della sorellina Rocío, Jim decide di partire alla volta della Colombia per cercare di salvare anche lei. Mette in piedi un’operazione congiunta tra la polizia federale americana e quella colombiana: obiettivo è riportare alle famiglie quanti più bambini possibile, adescati nelle periferie povere da una spregiudicata banda che promette loro carriere di successo nella musica e nella moda. L’operazione a Cartagena, però, non risulta così semplice. Entrare infatti nelle maglie della criminalità sotterranea richiede tempo e supporto. Così, con il poliziotto Jorge (Javier Godino), chiede aiuto al collaboratore “Vampiro” (Bill Camp), che riesce a introdurlo alle persone chiave. Si unisce al loro piano anche Paulo Delgado (E. Verástegui), filantropo e anche lui collaboratore della polizia…
Thriller di impegno civile da una storia vera
C’è molto rumore attorno al film “Sound of Freedom”, tra entusiasti e sostenitori, per il tema in campo, come pure detrattori, sospettosi verso posizioni politiche o produttive poco chiare. Quello che qui ci interessa, però, è approfondire il film, mettere a fuoco l’articolazione e il valore dell’opera.
“Sound of Freedom” si concentra su un tema di stringente e allarmante attualità: gli abusi e il mercato dei minori, i flussi che si attivano soprattutto dai Paesi più poveri verso realtà occidentali con ampia disponibilità economica. Il film affronta l’argomento con grande attenzione, prudenza e rispetto. Il regista Monteverde, autore del copione insieme a Rod Barr – i due hanno lavorato anche al progetto “Cabrini”, su santa Francesca Cabrini, di prossima uscita –, seguendo la storia di Tim Ballard si addentra con grande controllo lungo tornanti tortuosi e scivolosi del nostro presente, riuscendo a rendere tutta la gravità del tema e, al contempo, a non turbare lo sguardo dello spettatore, a non violarlo con immagini esplicite. È un po’ come nella tragedia greca, gli orrori non sono mai in scena, ma dietro le quinte; non per questo, però, l’opera è meno struggente, perché il dramma risulta assordante, tossico.
L’autore riesce a gestire la materia narrativa direzionandola su un binario che convince e coinvolge: il racconto procede come un serrato poliziesco, un crime-thriller hollywoodiano dal vivo pathos, che allarga rapidamente l’orizzonte espressivo a favore del film di denuncia. La narrazione corre veloce, incalzante, senza particolari momenti di cedimento; negli snodi narrativi finali, nel raccontare la missione nella giungla colombiana, il racconto scricchiola un po’. E ancora, qua e là il film sembra aprire ingenuamente a qualche scivolata enfatica o patinata. Ma nel complesso, data la forza dirompente e la rilevanza del tema, tali imperfezioni narrative scompaiono del tutto a favore della mission del racconto. Quando la sostanza si impone sulla forma, blindando la riuscita del film.
Inoltre, a imprimere forza all’opera è il cast, in prima linea Jim Caviezel (tra i suoi titoli più noti: “La passione di Cristo” del 2004 e la serie “Person of Interest” del 2011-16), che ne sposa l’intento di divulgazione-denuncia e si carica letteralmente sulle spalle la sua riuscita: sagoma i panni di Tim Ballard con convinzione, attenzione ed empatia.
“Sound of Freedom” è pertanto un film da vedere, da approfondire in chiave civile ed educativa, proprio per mettere in condivisione una problematica che non si può né tacere né marginalizzare. La tratta dei bambini è un problema vivo, urgente, che va monitorato e affrontato. Sullo stesso tracciato si può ricordare anche l’ultimo film dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, “Tori e Lokita” (2022), con cui hanno posto l’attenzione sulla questione della sparizione dei minori non accompagnati nel cuore dell’Europa, rifugiati adescati e sfruttati. Certo, il loro stile è più asciutto, in sottrazione, marcato da poesia, ma il risultato è lo stesso. “Sound of Freedom” è un film da apprezzare, che brilla soprattutto per la forza tematico-narrativa. Consigliabile, problematico, adatto per dibattiti.
0 commenti