(Foto ANSA/SIR)

“Conosciamo persone che sono sfuggite alla guerra e all’oppressione provenienti da Paesi come l’Afghanistan, il Sudan, la Siria e l’Iran eppure stanno evitando contatti con servizi essenziali come il sistema sanitario e i servizi sociali perché rischiano di venire sfruttati e abusati da persone pronte a renderle vittime di traffico umano. La realtà è che i piani del governo sull’immigrazione stanno mettendo in situazioni di grande difficoltà persone molto vulnerabili”. Con queste parole Enver Solomon, direttore del “Refugee Council”, una delle più importanti charities britanniche che lavora con i rifugiati e i richiedenti asilo, commenta quello che è l’ennesimo scandalo della politica migratoria del governo britannico. Notizia di queste ore infatti è che oltre trentamila richiedenti asilo potrebbero essere deportati senza che il loro caso venga esaminato dalle autorità giudiziarie britanniche. Sono i più importanti quotidiani britannici, dal “Guardian” al “Telegraph” a confermare che Dan Hobbs, responsabile per il Ministero dell’interno del settore migrazione, ha ammesso, davanti a una commissione parlamentare che indaga sul problema della migrazione, che 33085 richiedenti asilo potrebbero essere deportati in Rwanda senza che il loro caso venga esaminato da un giudice solo perché entrati nel Regno Unito, in modo illegale, su piccole imbarcazioni. Secondo le più importanti “charities” che si battono per i diritti dei migranti, la maggior parte dei oltre 33mila migranti ha deciso di sfuggire alle autorità perché “ormai privo di qualunque speranza rispetto alla possibilità di poter ad ottenere diritto di asilo in Gran Bretagna”. Sempre Hobbs ha anche confermato che le richieste arretrate di richiedenti asilo ammontano ormai a 94.062 casi, una cifra che il premier Rishi Sunak ha più volte promesso di eliminare. Insomma la politica migratoria del governo conservatore conferma, ancora una volta, tutti i limiti e le difficoltà. Il cosiddetto “Rwanda bill” (piano di deportazione verso il Rwanda), che prevedeva, in cambio di denaro, l’accoglienza di migliaia di richiedenti asilo non graditi al governo inglese per un periodo di tempo indefinito (si parla di un accordo da 120 milioni di sterline, circa 140 milioni di euro), di fatto non è mai stato avviato. Fino ad oggi infatti nessun richiedente asilo è mai stato deportato e questo perché i tribunali britannici e la Corte europea dei diritti umani hanno sempre accolto i ricorsi delle charities che rappresentavano i richiedenti asilo condannando il governo britannico reo di aver violato i (loro) diritti umani. Nel novembre 2023, poi, la Suprema Corte di Londra aveva dichiarato “illegale” il piano del governo britannico che è stato costretto quindi a presentare una nuova legislazione, approvata dalla Camera dei Comuni il mese scorso e, in questo momento, all’esame della Camera dei Lords. I Pari del Regno, molti dei quali contrari a questa legislazione, non possono però fermarla ma solo tentare di emendarla per poi inviarla di nuovo ai Comuni. Tra coloro che hanno proposto emendamenti che puntano a rallentare e anche fermare il cosiddetto “Rwanda Bill” vi sono il Primate anglicano Justin Welby e lo storico cattolico Lord Peter Hennessy.