(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Nel suo saluto, il porporato ha stigmatizzato “la tendenza, che purtroppo persiste ancora oggi, che la formazione sia quella che si riceve nei seminari, e che l’ordinazione episcopale significhi non più studio, lettura, preghiera, direzione spirituale, disciplina”. “In quanto ministri ordinati, abbiamo bisogno di una continua riforma”, l’appello di Tagle, che ha messo in guardia da un presunto “senso di superiorità” e ha invitato i presenti a “prendersi cura di se stessi e della propria fede: “è questa la formazione permanente, che non appartiene ai seminari ma ai preti stessi”. Secondo il pro-prefetto, serve “una conversione per diventare credibili agenti di evangelizzazione e di comunione provenienti da diverse culture”. “Molti preti sono vicini a chi soffre, alle vittime dei conflitti o del traffico di esseri umani”, ha fatto notare Tagle: “Alcuni sacerdoti sono diventati essi stessi rifugiati, vittime di discriminazioni e guerre o della brutalità umana: bisogna chiedersi come aiutare coloro che sono feriti ad essere agenti di riconciliazione e di pace”.

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