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Trattori a Strasburgo: più incentivi, meno burocrazia. Dubbi su Green Deal

foto SIR/Marco Calvarese

Gianni Borsa e Marco Calvarese

(Strasburgo) La protesta degli agricoltori arriva a Strasburgo. Mentre nell’emiciclo dell’Europarlamento si discuteva – martedì 6 febbraio – del presente e del futuro della Pac (Politica agricola comune), una trentina di trattori e un centinaio di agricoltori hanno bloccato la strada che porta alla “torre” dell’Assemblea. Polizia schierata in tenuta anti sommossa, barriere mobili a fermare i trattori: ma si è trattato di una protesta pacifica, a tratti rumorosa, per ribadire quanto sostenuto in altre manifestazioni avvenute in diverse città europee: costi crescenti, concorrenza, burocrazia, norme eccessivamente stringenti nell’ambito della difesa dell’ambiente e della lotta al cambiamento climatico (Green Deal).

La voce della protesta. Parlando con gli stessi agricoltori, giunti dalle campagne dell’Alsazia, emerge tutto il disagio di un settore economico essenziale per la vita di tutti, ma in forte sofferenza. Perché siete arrivati fin qui? – chiede il Sir a un manifestante appena sceso da un gigantesco trattore. “È un simbolo il Parlamento europeo. Da qui dipende tutto. È l’Europa che decide la politica agricola”. Cosa domandate ora all’Unione europea? “Uscire dall’Unione europea” – interviene un altro agricoltore. Uscire dall’Ue, è una buona opportunità? – incalziamo. Gli interlocutori ridono tra loro. Il primo riprende: “no, non vogliamo uscire. Ma chiediamo che la politica agricola sia più equa verso gli agricoltori europei, che l’Ue elimini le troppe distorsioni della concorrenza tra i Paesi, perché questo non è normale”. E meno burocrazia… più fondi europei? “Sì certo, meno burocrazia ‘sovietica’”.Altri colleghi contestano apertamente il Green Deal e la lotta al cambiamento climatico, altri se la prendono con i loro governi.A una domanda sui fondi comunitari al settore un altro manifestante afferma: “noi ci spacchiamo la schiena tutti i giorni. Ma chi protegge i nostri prodotti e i nostri animali? Bisogna controllare la concorrenza straniera. E poi i fondi non bastano. Tutti gli anni il clima ci fa brutti scherzi, i raccolti sono sempre a rischio. E poi non capiamo perché a noi i prodotti della terra vengono pagati pochissimo e poi al supermercato li troviamo a prezzi decuplicati. Chi ci guadagna?”.

“Angosce e preoccupazioni”. Nel corso del dibattito al Parlamento europeo, le istituzioni Ue si sono interrogate sul “disagio”, le “angosce e le preoccupazioni” che portano nelle piazze i produttori del settore primario. Il tema è stato affrontato da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, da Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e da numerosi eurodeputati. Purtroppo la discussione ha preso, in alcuni interventi, una deriva elettorale, con gruppi politici e parlamentari intenti a cavalcare la stessa protesta in vista del voto europeo del 6-9 giugno.

“Cibo di qualità”. Ursula Von der Leyen ha riconosciuto che “gli agricoltori si sentono messi all’angolo”, mentre sperimentano nel loro lavoro “e sulla propria pelle gli effetti del cambiamento climatico. Siccità e inondazioni hanno distrutto i raccolti e minacciato il bestiame. Pagano il peso degli aumenti dei costi di produzione – in particolare energia e fertilizzanti – anche in relazione alla guerra in Ucraina”. “Eppure ogni giorno producono ciò di cui abbiamo bisogno, portando sulle nostre tavole cibo di qualità. Meritano dunque il nostro rispetto e di essere ascoltati”. “Gli agricoltori hanno bisogno di un vero e proprio incentivo che vada oltre la semplice perdita delle rese. I sussidi pubblici possono fornire tali incentivi”.Von der Leyen è poi passata ad alcune proposte operative, ribadendo il sostegno Ue (l’agricoltura è peraltro il settore che beneficia di maggiori aiuti economici dall’Unione europea), incentivi “per perseguire obiettivi ambientali e climatici, consentendo a loro di continuare a lavorare e a guadagnarsi da vivere”. Nei giorni scorsi era già stata decisa una proroga di una delle regole Ue più contestate: il riposo periodico dei terreni. La stessa presidente ha annunciato il ritiro della proposta legislativa sui pesticidi, “divenuta elemento di polarizzazione”, che sarà sostituita in futuro da una “nuova proposta, più matura”.

Il nodo del Green Deal. Nel suo intervento nell’emiciclo del Parlamento europeo, Ursula von der Leyen ha affermato inoltre: “forse la Commissione non è stata abbastanza convincente” nel mostrare agli agricoltori che le misure del Green Deal, a protezione dell’ambiente e per il contrasto al cambiamento climatico, “convengono anche agli stessi agricoltori”. Ha poi insistito su incentivi e approccio “dal basso”, aprendo un dialogo con i produttori e tutto il settore della trasformazione dei prodotti agricoli. La Pac, Politica agricola comune, è uno degli ambiti di maggior intervento finanziario tramite il bilancio Ue, “ma dobbiamo fare di più” mentre “la protezione efficace della natura deve offrire incentivi generosi” agli stessi agricoltori. “I sussidi pubblici possono fornire questi incentivi. Insieme ad etichettature premium, ad esempio, in collaborazione con rivenditori e trasformatori”.

Reddito e regole. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, a sua volta ha affermato in aula: “gli agricoltori meritano di essere rispettati per il lavoro che fanno a nostro servizio e per il ruolo che svolgono nella lotta al cambiamento climatico”. L’agricoltura “è fondamentale per la sicurezza alimentare”, anche per questo i produttori hanno “bisogno di un reddito dignitoso”, “riduzione della burocrazia, e avere regole del gioco eque”.

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