“Purtroppo una nuova strage degli innocenti è stata perpetrata dal regime militare del Myanmar”.
Raggiunto dal Sir, così Fabrizio Consorti, vicepresidente Opam (Opera Promozione Alfabetizzazione Mondo) commenta con “profondo sgomento e grande preoccupazione” la morte di 4 bambini e il ferimento grave di altri 10 a seguito dell’attacco avvenuto il 5 febbraio scorso ad una scuola nel villaggio di Loi Nan Pha, nello Stato di Kayah, nella parte orientale della ex Birmania, oggi Myanmar, che confina a Nord con lo Stato Shan e ad Est con la Thailandia. Era stata l’Opam ieri a dare per prima la notizia dell’attacco in Italia e nel riportare il numero delle vittime specificava anche che si trattava purtroppo solo di un primo bilancio. L’offensiva dell’esercito birmano è avvenuta lunedì scorso – tra le 10 e le 11.30 – con attacchi aerei e colpi di mortaio che hanno colpito la scuola. L’edificio si trova sul monte Loi Nan Pha, una delle montagne più famose dello stato di Kayah. A dare all’Opam la notizia sono state le sue fonti locali. “La scuola è frequentata da studenti dalla materna fino all’ottavo anno”, ha detto un insegnante. “Ci sono rifugi antiaerei nel complesso scolastico
Consorti racconta al Sir che “la notizia dell’ennesimo attacco questa volta ci è giunta esplicitamente dai nostri referenti locali. “Per favore pregate per i bambini, le loro famiglie e il villaggio”, chiedono dal Myanmar.
Una richiesta a cui l’OPAM risponde, “rilanciando questo grido di aiuto attraverso i media perché l’umanità non può rimanere indifferente”. “Abbiamo deciso – spiega il vicepresidente dell’organizzazione – di non tacere più”. “Lo scorso dicembre abbiamo accennato ad alcuni progetti speciali che abbiamo definito “invisibili” destinati a sostenere proprio queste situazioni. Per continuare a promuovere l’alfabetizzazione, anche sotto le bombe, invitiamo dunque tutte le persone di buona volontà ad unirsi a noi innanzitutto nella preghiera per la pace, ma anche nel prestare attenzione civile e sostegno perché non è umanamente accettabile che questi nostri fratelli rimangano invisibili”. L’Opam ricorda che su un totale di 420.000 abitanti, circa 350.000 persone – ovvero più di quattro quinti della popolazione di tutto lo Stato Kayah – ad oggi sono state forzate a fuggire dalle proprie case. Ma anche chi è fuggito continua a non trovare pace perché nessun luogo nella foresta e nemmeno nei monti offre agli sfollati un rifugio sicuro.Unico conforto per questa gente rimane la vicinanza e la cura delle suore Ancelle Missionarie che continuano ad essere accanto ai loro fratelli, condividendo sofferenza, difficoltà e pericolo.