“Le nostre Comunità rappresentano, umilmente ma con tanta umanità, questa scelta di riamicarsi con il mondo e di riamicare il mondo con gli altri intorno”. Questa è la “missione” della Comunità di Sant’Egidio e a sottolinearla è stato ieri sera il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, nell’omelia pronunciata alla messa celebrata ieri sera a Roma nella basilica di San Paolo fuori le Mura, per i 56 anni di fondazione.
Per questa “missione” il card. Zuppi ha voluto ringraziare “i fratelli dell’Ucraina, ma anche quelli, purtroppo tanti, che in moltissime zone di conflitto armato rappresentano con il loro amore la profezia della pace. Cioè, che non smettono di riamicarsi in un mondo dove c’è la guerra. È da lì che potrà iniziare la pace, inizia la pace”. Erano presenti alla liturgia anche i ministri Matteo Piantedosi, Guido Crosetto e Orazio Schillaci, e altre personalità tra cui il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. “La Comunità – ha detto Zuppi – rappresenta una profezia nel mondo”. Ma “i profeti – ha aggiunto – vissero in tempi difficili. Non parlano di luce nel pieno del giorno, ma nella fatica della notte. Allora, ogni umile e piccolo servizio al prossimo è profetico, perché ritesse i frantumi delle società”. Per questo, ovunque si trova la Comunità di sant’Egidio “non si arrende, non si fa tentare, dice papa Francesco, dall’indietrismo”. Sente piuttosto “l’inquietudine di essere profezia nel mondo, del mondo che verrà. Che chiede oggi di costruirlo, di crederlo possibile, di riconoscerlo presente in quella creazione che tanto soffre”. “Le tante grida, i terribili lamenti delle vittime, dei poveri, feriscono il cuore sensibile di questa madre che è la Comunità e diventano compassione concreta e personale per i piccoli e per i paesi interi”, ha proseguito Zuppi. “È la scelta per un mondo più solidale, più fraterno, dove nessuno è straniero perché tutti sono prossimo”. Il cardinale ha quindi citato un verbo italiano recentemente utilizzato da Andrea Riccardi, che è “riamicarsi”. “Riamicarsi, cioè fare amicizia, riamicare gli animi dei nemici, dei delusi, degli indifferenti. Riamicare il nostro stesso animo”, “togliere un po’ di inimicizia, un po’ di barriere, di diffidenza”. “Ecco – ha concluso -, la speranza non finisce, è profetica, è l’amore di Dio, iniziando oggi quello che ancora non c’è e che inizia nella nostra povera umanità, riflesso dell’amore di Dio. Grazie, Signore e grazie alla Comunità, che continua a farci vedere, con fiducia e passione, l’umanità, perché il male non vince”.