Francesco Bonini
Anniversario rotondo quest’anno per il Concordato. Quarant’anni dalla riscrittura, con gli accordi di Villa Madama firmati il 14 febbraio 1984 dal presidente del Consiglio Craxi e dal cardinale segretario di Stato Agostino Casaroli.
È passato un mondo da allora e ancora di più dall’11 febbraio 1929, data del primo concordato. Come del Trattato, ovvero dei Patti Lateranensi, che la Costituzione ha recepito nell’articolo 7. Di cui il rinnovo del Concordato quarant’anni fa è stato di fatto l’attuazione.
La data è stata solennizzata da un importante messaggio del presidente Mattarella e da un corposo intervento del cardinale Parolin in occasione di un convengo organizzato dalla Fondazione Craxi e dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.
Entrambi gli interventi guardano con soddisfazione al passato e traguardano le comuni sfide, di questi anni agitati, in un mondo pieno di conflitti, che divampano sulle faglie dei processi di globalizzazione.
Le relazioni Stato-Chiesa sono molto buone: pochissime e limitate le questioni aperte, problemi fiscali, nuovamente forse il crocifisso, i provvedimenti sulle questioni morali delicate, sulle povertà, per valorizzare la cosiddetta “sussidiarietà orizzontale”.
La “reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese” che rappresenta la chiave di volta del rinnovo del Concordato nel 1984 continua a funzionare, anche tra la cosiddetta prima e la cosiddetta seconda repubblica e nell’alternanza delle diverse maggioranze che si succedono. Tuttavia il quadro è più complesso. Diversi temi sono ormai deferiti alla competenza di un livello istituzionale molto cresciuto negli ultimi decenni, quello delle istituzioni europee e in particolare delle Corti, cui di fatto sono demandate alcune decisioni anche di portata pratica significative, dal crocifisso alle esenzioni dalle imposte.
Altro frutto del Concordato repubblicano, come l’ha giustamente definito il presidente Mattarella, è la stagione delle Intese, ormai una dozzina, con altre Chiese e religioni, che dà piena attuazione all’articolo 8 della Costituzione, come pure, dal punto di vista della Chiesa, lo sviluppo della soggettività della Conferenza episcopale italiana, che proprio dal rinnovato Concordato ha trovato importanti risorse e una nuova, improntate soggettività.
Ricordare questo anniversario è importantissimo per il merito.
Oggi risalta più che mai il pilastro degli accordi del Laterano del 1929, ovvero il Trattato che istituisce un nuovo Stato, la Città del Vaticano. È una delle due grandi novità istituzionali del Ventesimo secolo, insieme alle Comunità ed all’Unione europea. Sono due modalità esemplari di superamento della sovranità dello Stato-persona per superare conflitti che sembravano insolubili. Soluzione creativa, quella del 1929, anche se gestita da uno stato che si auto-definiva totalitario, oggi più che mai esemplare, per tanti conflitti incancreniti: basti solo pensare alla Terra Santa.
In effetti gli accordi del Laterano e poi il concordato repubblicano che li attualizza alla democrazia costituzionale sono l’esempio di un comune impegno come è stato detto all’Ambasciata per “soluzioni giuste e realistiche ai conflitti”. Dimostrano che sono possibili. Anche nel mondo di oggi, al tempo di una guerra mondiale a pezzi che tragicamente si auto-alimenta. Fino a che qualcuno non sarà in grado di spezzare la spirale con soluzioni nuove, di cui abbiamo un esempio di successo.