Alexei Navalny è morto nella mattina del 16 febbraio, nella colonia penale n. 3 dell’Okrug autonomo di Yamalo-Nenets colpito da un malore mentre stava facendo una passeggiata.
L’intervento tempestivo, pochi minuti, di una squadra medica di emergenza non è stato sufficiente per salvare la vita dell’ormai noto oppositore di Putin. Navalny, principale oppositore dell’attuale leader del Cremlino era in carcere già dall’estate del 2021, peraltro dopo esser stato vittima di un avvelenamento che lo aveva portato ad un passo dalla morte.
Navalny stava scontando una condanna di 3 anni e 6 mesi con l’accusa di appropriazione indebita di 30 milioni di rubli ai danni dell’azienda Yves Rocher. Nel passato era stato fermato diverse volte per aver partecipato a manifestazioni di protesta contro Putin e per denunciare la corruzione dilagante nel suo Paese. A guerra già iniziata era stato nuovamente accusato e condannato per “frode”, colpevole di essersi appropriato illegalmente di proprietà di altre persone e di aver carpito la loro fiducia con l’inganno. Ma chi era Alexei Navalny e quali erano le accuse in base alle quali gli era stata tolta la libertà.
Alexei Navalny, 47 anni, era un avvocato. Era un attivista anti-corruzione, membro del Consiglio di coordinamento dell’opposizione russa, leader e fondatore del Partito Democratico del Progresso – Russia del futuro, ma soprattutto è stato forse il critico più ostinato di Putin e del suo Governo. Figlio di imprenditori, Navalny cresce in Ucraina, si laurea in giurisprudenza alla Peoples Friendship University of Russia, Si specializza in mercati finanziari. e perfeziona i suoi studi grazie anche a una borsa di studio presso la Yale University. Grazie alla sua esposizione e all’utilizzo dei social, Navalny poteva contare su un nutrito gruppo di followers, circa 10 milioni. Decine i report da lui confezionati e pubblicati durante la sua vita, tutti tesi a denunciare e a provare senza ombra di dubbio la grande corruzione diffusa in tutto il paese. Su di lui, col passare del tempo, si era concentrato il dissenso di quella parte del paese contraria a Putin e alla sua politica. Un’attività che lo aveva inevitabilmente esposto e quindi portato anche a subire numerosi arresti e condanne, alcune sospese, per motivi politici e che però, di fatto, gli hanno impedito di candidarsi alle elezioni del parlamento russo. Per quanto riguarda la sua vita politica, da registrare che nel 2013, nella corsa a sindaco di Mosca, è arrivato dietro al candidato sindaco nominato da Putin. Nel 2018 invece, sia la Commissione elettorale centrale russa sia la Corte suprema russa lo escluderanno dalle elezioni presidenziali proprio a causa di una precedente condanna penale. Tutti ricordano poi quanto gli accade nell’agosto 2020, quando viene ricoverato in gravissime condizioni dopo essere stato avvelenato con un agente nervino durante un volo da Tomsk a Mosca. Curato a Berlino in maniera adeguata, dopo alcuni mesi, a gennaio, torna in Russia dove, appena giunto a Mosca, viene immediatamente arrestato reo, secondo la giustizia, di aver violato i termini di una precedente pena detentiva sospesa. Non era la prima volta comunque che qualcuno attentava alla sua vita. Già nel 2017 un uomo aveva cercato di colpirlo con un liquido antisettico sulla faccia danneggiandogli la vista. Inoltre, nel 2019 era stato ricoverato in ospedale per un sospetto avvelenamento mentre era in prigione. Nella sua ultima inchiesta, pubblicata anche dalla FBK, Navalny accusava Putin di aver utilizzato alcuni fondi, ottenuti in maniera fraudolenta, per costruire la sua lussuosissima villa sul mar Nero e non aveva esitato a dire che, in quella occasione, era stata elargita la tangente più grande del mondo. Al momento, le autorità russe, riguardo il suo decesso, fanno riferimento a cause naturali.
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